La mappa dei precari,
un fenomeno che esplode/1.
da TuttoscuolaNews N. 243, 2 maggio 2006
La stampa nazionale ha dato notizia, nei giorni scorsi, di una tendenza alla riduzione del precariato nei diversi settori lavorativi del Paese.
Nella scuola statale, con riferimento solamente ai supplenti annui e temporanei fino al termine delle attività didattiche (con esclusione quindi dei supplenti su nomine brevi), c'è una uguale tendenza per il personale precario, docente e Ata?
No. La mappa del precariato nella scuola indica che il precariato in questi anni è aumentato, e che è particolarmente elevato nella scuola secondaria (favorito dalla diffusione degli spezzoni di cattedra, che determinano un aumento di docenti coinvolti) e - dal punto di vista geografico - al nord (per l'incremento di alunni, non sostenuto da un'immediata variazione di organico). Una cifra per tutte: nella scuola media del nord-est è precario un docente su cinque.
Ma vediamo le cifre in dettaglio. Quest'anno i docenti precari sono 124.400 (dati ufficiosi Miur), mentre l'anno scorso erano 127.400: tremila in meno che, però, non bastano per ritenere che il calo rappresenti una tendenza, visto che i livelli di precariato dell'ultimo biennio sono in assoluto i più elevati dell'ultimo decennio e rappresentano, rispetto al personale docente in servizio, la percentuale di precariato più alta mai registrata.
La mappa dei precari,
un fenomeno che esplode/2.
Se complessivamente la media nazionale del precariato docente nella scuola statale si attesta quest’anno quasi intorno al 15%, la situazione è molto differenziata tra gli ordini di scuola, a causa anche della diffusione degli spezzoni di cattedra che nella scuola secondaria, di I e di II grado, determinano un sensibile aumento di docenti coinvolti (qui, più che nel settore primario e dell’infanzia, il numero dei docenti impiegati è superiore infatti ai posti-cattedra funzionanti).
Anche per questo motivo nelle scuole e negli istituti di istruzione secondaria il precariato tra i docenti supera il 17%, che equivale ad un prof precario ogni sei in cattedra.
I docenti precari nella scuola dell’infanzia, secondo dati ufficiosi del ministero dell’Istruzione, sono quest’anno quasi 10.900, per una percentuale di poco superiore al 12% dei docenti in servizio.
Rispetto all’anno scorso si è registrato un calo di docenti precari nell’infanzia sia in numero (- 2.350 unità in meno) sia in percentuale (decremento di quasi tre punti in percentuale).
La scuola primaria, con l’11,9%, ha attualmente, rispetto agli altri ordini di scuola, la più bassa percentuale di docenti precari in servizio (32.700 unità che sono 2.500 meno dello scorso anno).
Con quasi 33.900 professori con contratto a tempo determinato, la scuola secondaria di I grado, conferma, come per l’anno scorso, un tasso di precariato tra i docenti pari al 17%.
Infine, con 47 mila professori a tempo determinato, la scuola secondaria di II grado supera quest’anno il 17% di tasso di precariato.
Nel 2000-2001 quel tasso era addirittura del 19,2%, corrispondente a 52.267 professori precari tra i 272 mila docenti in servizio quell’anno.
Sono i territori a segnare squilibri di precariato, tanto è vero che nelle regioni del nord est esso supera mediamente, tra tutti gli ordini di scuola considerati, il 18%, mentre al sud è di poco superiore all’11%.
La ragione di questo squilibrio, confermato ormai da diversi anni, è conseguenza della variazione di popolazione scolastica non sostenuta con immediatezza dalla variazione di organico.
All’aumento di studenti al nord non corrisponde subito un proporzionale incremento di posti di organico, costringendo, nella situazione di fatto, a fronteggiare l’emergenza con posti provvisori - comunque attivati - coperti da docenti con contratto a tempo determinato.
Al sud, dove è in atto da anni un calo di popolazione scolastica (e di classi), non avviene prontamente la riduzione di posti, consentendo di fronteggiare meglio le situazioni di fatto che si verificano, senza dover ricorrere, più di tanto, a docenti con contratto a tempo determinato.
Nelle scuole dell’infanzia statali del sud si registra l’8,7% di docente precario, mentre nel nord est supera il 17%.
Sempre al sud, nelle scuole primarie, soltanto il 7% del personale in servizio è a tempo determinato, mentre nelle scuole del nord il tasso di precariato è del 15-16%.
Il divario territoriale ovviamente non salva nemmeno l’ex-scuola media che nei territori dell’Italia settentrionale fa segnare un 17,50% di docenti con contratto a tempo determinato, mentre nei territori meridionali raggiunge appena il 13%.
Risulta invece meno squilibrata la situazione degli istituti di istruzione secondaria di II grado che al nord sfiorano il 19% di professori precari in cattedra, mentre al sud si attestano sul 15%.
La mappa dei precari,
un fenomeno che esplode/3.
I docenti precari quest'anno sono il 14,9% dei docenti in servizio; l'anno scorso rappresentavano addirittura il 15,4%. Che è come dire che c'è un docente precario ogni sette docenti in cattedra (vedi tabella).
Andava molto meglio nel 1997-98 quando i 66.600 docenti precari in servizio rappresentavano solamente l'8,2% dei docenti in servizio (un precario ogni tredici docenti in servizio).
Ma negli anni successivi la situazione, nonostante drastici interventi di razionalizzazione finanziaria, è andata peggiorando, tanto che nell'anno (2000-2001) che ha preceduto l'arrivo del ministro Moratti, i precari sono stati 117.685 (il 14,3% dei docenti in servizio).
Nel primo anno del mandato Moratti i docenti precari sono scesi a 97 mila (11,6%), anche per effetto delle nomine predisposte dal precedente governo, ma subito dopo hanno ricominciato ad aumentare, di anno in anno, fino ad arrivare ai livelli attuali.
Per il personale Ata le cose non sono andate meglio.
Quest'anno, con un incremento di circa 4.300 unità rispetto all'anno scorso, sono 74.300 (dati ufficiosi del Miur), la quantità più alta mai registrata nel settore, con un tasso di precarietà, rispetto al personale in servizio, pari al 30%.
un fenomeno che esplode/1.
da TuttoscuolaNews N. 243, 2 maggio 2006
La stampa nazionale ha dato notizia, nei giorni scorsi, di una tendenza alla riduzione del precariato nei diversi settori lavorativi del Paese.
Nella scuola statale, con riferimento solamente ai supplenti annui e temporanei fino al termine delle attività didattiche (con esclusione quindi dei supplenti su nomine brevi), c'è una uguale tendenza per il personale precario, docente e Ata?
No. La mappa del precariato nella scuola indica che il precariato in questi anni è aumentato, e che è particolarmente elevato nella scuola secondaria (favorito dalla diffusione degli spezzoni di cattedra, che determinano un aumento di docenti coinvolti) e - dal punto di vista geografico - al nord (per l'incremento di alunni, non sostenuto da un'immediata variazione di organico). Una cifra per tutte: nella scuola media del nord-est è precario un docente su cinque.
Ma vediamo le cifre in dettaglio. Quest'anno i docenti precari sono 124.400 (dati ufficiosi Miur), mentre l'anno scorso erano 127.400: tremila in meno che, però, non bastano per ritenere che il calo rappresenti una tendenza, visto che i livelli di precariato dell'ultimo biennio sono in assoluto i più elevati dell'ultimo decennio e rappresentano, rispetto al personale docente in servizio, la percentuale di precariato più alta mai registrata.
La mappa dei precari,
un fenomeno che esplode/2.
Se complessivamente la media nazionale del precariato docente nella scuola statale si attesta quest’anno quasi intorno al 15%, la situazione è molto differenziata tra gli ordini di scuola, a causa anche della diffusione degli spezzoni di cattedra che nella scuola secondaria, di I e di II grado, determinano un sensibile aumento di docenti coinvolti (qui, più che nel settore primario e dell’infanzia, il numero dei docenti impiegati è superiore infatti ai posti-cattedra funzionanti).
Anche per questo motivo nelle scuole e negli istituti di istruzione secondaria il precariato tra i docenti supera il 17%, che equivale ad un prof precario ogni sei in cattedra.
I docenti precari nella scuola dell’infanzia, secondo dati ufficiosi del ministero dell’Istruzione, sono quest’anno quasi 10.900, per una percentuale di poco superiore al 12% dei docenti in servizio.
Rispetto all’anno scorso si è registrato un calo di docenti precari nell’infanzia sia in numero (- 2.350 unità in meno) sia in percentuale (decremento di quasi tre punti in percentuale).
La scuola primaria, con l’11,9%, ha attualmente, rispetto agli altri ordini di scuola, la più bassa percentuale di docenti precari in servizio (32.700 unità che sono 2.500 meno dello scorso anno).
Con quasi 33.900 professori con contratto a tempo determinato, la scuola secondaria di I grado, conferma, come per l’anno scorso, un tasso di precariato tra i docenti pari al 17%.
Infine, con 47 mila professori a tempo determinato, la scuola secondaria di II grado supera quest’anno il 17% di tasso di precariato.
Nel 2000-2001 quel tasso era addirittura del 19,2%, corrispondente a 52.267 professori precari tra i 272 mila docenti in servizio quell’anno.
Sono i territori a segnare squilibri di precariato, tanto è vero che nelle regioni del nord est esso supera mediamente, tra tutti gli ordini di scuola considerati, il 18%, mentre al sud è di poco superiore all’11%.
La ragione di questo squilibrio, confermato ormai da diversi anni, è conseguenza della variazione di popolazione scolastica non sostenuta con immediatezza dalla variazione di organico.
All’aumento di studenti al nord non corrisponde subito un proporzionale incremento di posti di organico, costringendo, nella situazione di fatto, a fronteggiare l’emergenza con posti provvisori - comunque attivati - coperti da docenti con contratto a tempo determinato.
Al sud, dove è in atto da anni un calo di popolazione scolastica (e di classi), non avviene prontamente la riduzione di posti, consentendo di fronteggiare meglio le situazioni di fatto che si verificano, senza dover ricorrere, più di tanto, a docenti con contratto a tempo determinato.
Nelle scuole dell’infanzia statali del sud si registra l’8,7% di docente precario, mentre nel nord est supera il 17%.
Sempre al sud, nelle scuole primarie, soltanto il 7% del personale in servizio è a tempo determinato, mentre nelle scuole del nord il tasso di precariato è del 15-16%.
Il divario territoriale ovviamente non salva nemmeno l’ex-scuola media che nei territori dell’Italia settentrionale fa segnare un 17,50% di docenti con contratto a tempo determinato, mentre nei territori meridionali raggiunge appena il 13%.
Risulta invece meno squilibrata la situazione degli istituti di istruzione secondaria di II grado che al nord sfiorano il 19% di professori precari in cattedra, mentre al sud si attestano sul 15%.
La mappa dei precari,
un fenomeno che esplode/3.
I docenti precari quest'anno sono il 14,9% dei docenti in servizio; l'anno scorso rappresentavano addirittura il 15,4%. Che è come dire che c'è un docente precario ogni sette docenti in cattedra (vedi tabella).
Andava molto meglio nel 1997-98 quando i 66.600 docenti precari in servizio rappresentavano solamente l'8,2% dei docenti in servizio (un precario ogni tredici docenti in servizio).
Ma negli anni successivi la situazione, nonostante drastici interventi di razionalizzazione finanziaria, è andata peggiorando, tanto che nell'anno (2000-2001) che ha preceduto l'arrivo del ministro Moratti, i precari sono stati 117.685 (il 14,3% dei docenti in servizio).
Nel primo anno del mandato Moratti i docenti precari sono scesi a 97 mila (11,6%), anche per effetto delle nomine predisposte dal precedente governo, ma subito dopo hanno ricominciato ad aumentare, di anno in anno, fino ad arrivare ai livelli attuali.
Per il personale Ata le cose non sono andate meglio.
Quest'anno, con un incremento di circa 4.300 unità rispetto all'anno scorso, sono 74.300 (dati ufficiosi del Miur), la quantità più alta mai registrata nel settore, con un tasso di precarietà, rispetto al personale in servizio, pari al 30%.