Ha lottato contro la morte per dieci giorni sognando di riabbracciare le sue gemelline di tre anni. Alla fine Maria Rita Russo, 31 anni, si è arresa. È deceduta domenica pomeriggio nel suo letto d'ospedale nel reparto grandi ustionati del Cannizzaro. Troppo gravi le ustioni di secondo e terzo grado (che hanno interessato l'80% del corpo) provocatele dal marito.
La donna, all'alba del 12 novembre scorso era stata vittima di un dramma coniugale. Al culmine di una violenta lite con il marito (erano in procinto di separarsi), un sergente dell'aviazione, Salvatore Capone di 36 anni, è stata ripetutamente colpita al volto e alla testa dall'uomo che le ha dato fuoco, dopo averle gettato addosso del liquido infiammabile. Nel piccolo incendio che ne è scaturito, all'interno di un appartamento in via Rocca, a Giarre, erano rimasti leggermente ustionati anche i figli della coppia, due gemelli un maschio e una femminuccia, di 3 anni, ora in custodia della nonna materna. Capone finito in ospedale per una leggera intossicazione da fumo, era stato poi arrestato dai carabinieri del Norm con l'accusa di tentato omicidio aggravato.Adesso dovrà rispondere di omicidio volontario aggravato. Ad accusare il marito era stata la stessa povera Maria Rita. Qualche istante prima di perdere i sensi, ad un vicino di casa avrebbe sussurrato: «È stato Salvatore, toglietegli i bambini, vi prego!» Capone dal 12 novembre si trova rinchiuso nel carcere di Piazza Lanza, l'uomo dopo un iniziale mutismo aveva deciso di rispondere alle domande del gip, fornendo la propria versione. Sul fronte delle indagini i carabinieri della Compagnia di Giarre lavorano per ricostruire l'esatta dinamica dell'omicidio. Un contributo fondamentale alle indagini ci si aspetta dai Ris di Messina che hanno eseguito i rilievi all'interno dell'appartamento.
Mario Previtera