La lezione del governo alla scuola: due miliardi in meno
di Curzio Maltese
da Il Venerdì di Repubblica di oggi
Ogni tanto il governo fa anche cose buone ed è giusto riconoscerlo.
D'altra parte, è a favore dell'evasione che si fanno le manovre finanziarie. Da quando Berlusconi è tornato a Palazzo Chigi, l'evasione è passata, secondo i dati del Sole 24 Ore, da cento a centoventi miliardi l'anno. Venti miliardi in più. Che bisogna recuperare da altri. Anzitutto dagli insegnanti. Questi mascalzoni che riempiono la testa dei nostri figli di cognizioni inutili, culturame, latinorum e algoritmi. Quando potrebbero portare in classe un bello schermo ultrapiatto e sintonizzarlo per tutto il tempo della lezione sul Grande fratello. Comunisti con il pallino dell'istruzione, che rovina il popolo. A loro tocca giustamente il salasso peggiore della manovra: due miliardi di euro. Fra le nazioni del G20 soltanto una ha capito che per uscire dalla crisi il passo decisivo è tagliare l'istruzione. Questa nazione siamo noi, è l'Italia. Lo diciamo con un brivido di orgoglio.
L'Italia ha un grande premier che ha fatto una montagna di soldi senza bisogno di conoscere il latino, Leopardi e l'inglese, ma occupandosi in prevalenza di tv, donne e pallone. Senza contare l'altro genio della ministra Gelmini. Una che per tagliare ha un vero talento. Adesso vuole anche eliminare un paio di settimane a settembre e cominciare le scuole il primo ottobre, perché cosi, dice, si aiuta il turismo. Qualche azzeccagarbugli di sinistra potrebbe obiettare che nella nazione più turistica del Pianeta,
L'unico ostacolo a questa straordinaria riforma è costituito da un milione centomila insegnanti della scuola pubblica che si ostinano a fare il proprio mestiere. Ma con questi stipendi, quanto possono andare avanti ancora?