Il
ministro dell’istruzione austriaco Claudia Schmied (partito
socialdemocratico) ha annunciato l'abolizione delle bocciature
scolastiche nel suo Paese a partire dal 2012. Così l’Austria intende
unirsi ai pochi paesi europei che già adesso non adottano il sistema
della bocciatura: Islanda, Norvegia, Gran Bretagna (forse ce n’è anche
qualche altro).
In attesa di dettagli e approfondimenti sul caso austriaco, può essere
utile discutere – come già si sta facendo - l’ipotesi dell’abolizione
delle bocciature anche in Italia. Intanto, a coloro che potrebbero
equivocare, ridacchiare, nutrire illusioni, accampare pretesti o
strumentalizzare, va chiarito che l’abolizione delle bocciature non
significa affatto promozione sicura e senza studio oppure diploma certo
e automatico per tutti cioè una sorta di “successo formativo”
certificato, sicuro, gratuito e senza sforzi.
Tutt’altro.
Nel 2005, avevo proposto che i docenti tornassero a mettere in pagella
solo voti veri. I loro voti veri. Non più i voti contrattati o imposti
dal Consiglio di Classe e/o dal Preside in sede di scrutinio finale.
Non più i “sei” rossi (o asteriscati o sottolineati) che mascheravano e
truccavano insufficienze anche gravi o gravissime ( i 4, i 3, anche i
2; i 5 sono generalmente considerati quasi-sufficienze e perciò subito
tramutati in 6 senza nemmeno discutere e perdere tempo). Negli scrutini
finali i Consigli di Classe dovrebbero registrare la promozione e
l’iscrizione all’anno successivo dei soli alunni con tutte sufficienze.
Per gli alunni con insufficienze, le famiglie – in base a pagelle con i
voti veri – potrebbero decidere loro stesse l’iscrizione, o meno, alla
classe successiva con l’intesa ovvia e la responsabilità di sanare le
insufficienze.
Questo sistema (appena accennato):
1) impone necessariamente, a carico della scuola, l’attivazione di seri
corsi ed adeguate iniziative di recupero nel periodo estivo e durante
tutto l’a.s. e poi di successive occasioni di verifica;
2) Instaurerebbe trasparenza e avvierebbe sinergia e collaborazione
operosa tra scuola, docenti, genitori e alunni:
3) potrebbe scardinare la prassi incancrenita e perversa degli scrutini
finali che – pur con le migliori intenzioni ma anche in interessata
autotutela dei posti di lavoro – producono falsi in atto pubblico,
promuovono (e danneggiano) chi non merita, chi sceglie poi di non
recuperare e che sicuramente causerà difficoltà alla didattica
nell’anno successivo;
4) taglierebbe l’erba sotto i piedi agli alunni che, a inizio a.s.,
operano la scelta ergonomica di non studiare affatto una, due o più
materie confidando nei meccanismi – statisticamente e storicamente
collaudati – di assoluzione e di condono caratteristici della prassi
del sistema scolastico;
5) deve fondarsi sulla serietà, razionalità e oculatezza delle famiglie
degli alunni con insufficienze nello scrutinio finale. (Da
ScuolaOggi di Vincenzo Pascuzzi)
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