Carissimi,
vi trasmetto la nota di saluto all’Amministrazione inviata dal collega
al termine della sua vicenda umana e professionale al servizio della
scuola italiana.
Ovviamente, per i
rapporti di amicizia, e per il lungo comune impegno con il collega,
questo non è un semplice atto che formulo, come si diceva una volta,
“per dovere d’ufficio”. Si tratta piuttosto dell’ultimo obiettivo
comune tra i tanti che abbiamo portato avanti insieme pur rispettando,
ciascuno di noi due, lo spazio istituzionale dell’altro. e chi vi
scrive appartengono ad una generazione di dipendenti pubblici per cui
il senso dello Stato è un valore quasi trascendente.
Mi piace concludere, anche per evitare che
questa lettura diventi prolissa e prevarichi sull’importanza primaria
dell’indirizzo di saluto del collega, con una considerazione sul fatto
che, come lo chiamo affettuosamente io, Pippo fino all’ultimo giorno
abbia compiuto tutti i gesti di un impegno al servizio della cosa
pubblica, così come in un qualsiasi altro giorno di lavoro.
Aggiungo perciò il mio personale saluto e l’augurio per un impegno
ancora intenso ma meno frenetico di quello reso soprattutto negli
ultimi tempi.
Ciao e Grazie
Rosario
Leone
Tre mesi fa, allorchè ho constatato
che le forze fisiche ed intellettuali non mi sorreggevano più
adeguatamente e che l’entusiasmo scemava, ho deciso di farmi da
parte, lasciando spazio ad altri, poiché ritengo che le nostre
personali debolezze non debbono inficiare un’attività di complessa
gestione, che non tollera cali di tensione e anzi deve sempre essere
sostenuta da grande entusiasmo; pertanto dal 1° maggio scorso sono
stato collocato in quiescenza per dimissioni volontarie.
Nei saluti di commiato spesso non si
riesce a resistere alla tentazione di celebrare se stessi, fingendo di
parlare d’altro; per preservarmi da questa tentazione mi
limiterò ad alcuni ringraziamenti ai quali non posso e non voglio
sottrarmi.
Ringrazio, innanzi tutto, quei
Colleghi – molti dei quali non sono più tra di noi – che nella
piccola Vercelli mi insegnarono l’abc del mestiere; e poi quelli
che nella capitale lombarda mi hanno fatto comprendere che
l’agire amministrativo deve essere sempre non solo legittimo ma anche
pronto, sollecito e concreto, altrimenti ne va della sua
efficacia; e poi ancora quegli altri che mi hanno insegnato che
l’azione amministrativa non è mai neutra poiché essa incide sempre – in
senso positivo o negativo – su qualcuno; e, infine, ringrazio
tutti i Colleghi – e sono tanti – delle varie sedi nelle
quali ho prestato servizio che mi hanno dimostranto apprezzamento e
stima e soprattutto hanno avuto la pazienza di seguirmi,
sopportando a volte le mie intemperanze, allorché le critiche al loro
operato erano decisamente sopra le righe: a tutti loro devo
la mia carriera e quella parte dell’autorevolezza che si fonda sulle
competenze tecniche, sulla concretezza e sulla perseveranza.
Ringrazio i Rappresentanti delle
Istituzioni che con la loro collaborazione mi hanno sempre
dimostrato di dar credito alla istituzione Scuola, riconoscendole
il ruolo di insostituibile interlocutrice nella costruzione di percorsi
virtuosi di cittadinanza attiva.
Ringrazio i Rappresentanti delle
Organizzazioni Sindacali con i quali sono (quasi) sempre riuscito a
concertare le soluzioni possibili ed utili a risolvere i vari problemi,
nel costante ed assoluto rispetto reciproco dei distinti ruoli; in modo
particolare ringrazio un Segretario provinciale, che con la sua fede
incrollabile alla causa della tutela dei più deboli, mi insegnò
che l’etica del lavoro non è come l’abito della festa che puoi
dismettere quando vuoi.
Ringrazio i tanti Precari della
scuola – docenti e non docenti – che mi hanno insegnato che le istanze
di tutela di un posto di lavoro non vengono dettate soltanto dalle
necessità del vivere quotidiano ma soprattutto dalla esigenza di
difendere quell’irrinunciabile livello di dignità che soltanto un
lavoro, ancorché precario, riesce ad assicurare; essi mi hanno fatto
capire che la precarietà – spesso spudoratamente spacciata per
flessibilità – non è una condanna divina né una religione ma soltanto
il frutto della ingordigia delle generazioni passate e della incapacità
della generazione attuale di far ricorso al cuore e alla fantasia,
privilegiando così la politica di governo dei numeri.
Ringrazio tutti quegli utenti del
servizio scolastico che con le loro critiche ed osservazioni al mio
operato mi hanno fatto capire che l’imparzialità della pubblica
amministrazione non è soltanto uno slogan di pubblicità progressista
bensì il più valido strumento per assicurare a tutti – con
l’uguaglianza nel trattamento - il pieno diritto di cittadinanza.
Ringrazio i tanti Segretari (che con
insignificante acronimo sono condannati ad essere chiamati DSGA)
dai quali ho appreso i segreti di una buona gestione dei servizi
amministrativi delle scuole e che mi hanno fatto comprendere che
ad essi è affidato il delicato ruolo di snodo tra processi educativi e
processi amministrativi; ad essi voglio raccomandare soprattutto di
rinunciare alla lusinga di una interpretazione manageriale del loro
profilo professionale e di essere piuttosto disponibili a dimostrare
nei fatti di saper egregiamente fare tutte le cose che essi
pretendono dai loro collaboratori.
Ringrazio i tanti Docenti che mi
hanno spiegato che oggi il compito più arduo di un educatore è quello
di svegliare i propri alunni dal torpore della omologazione e di
educarli a coltivare la speranza.
Ringrazio tutti i Dirigenti
scolastici, ed in modo particolare quelli che mi hanno prestato
la loro preziosa collaborazione, alcuni fino all’ultimo giorno del mio
servizio, e che sono riusciti in qualche modo a farmi sopportare
il peso della solitudine degli ultimi mesi; con il loro fattivo ed
intelligente contributo siamo riusciti di volta in volta ad
arricchire di contenuti la formazione dei neo immessi in ruolo, a
costruire percorsi legittimi e virtuosi di nuove offerte formative,
colmando lacune e sopperendo ad incertezze dei recenti interventi di
riforma. A tutti i Dirigenti scolastici voglio augurare di saper sempre
preservare – privilegiandolo - il ruolo di educatori e ad Essi, a tal
fine, dedico il ricordo di un episodio che molto ha segnato la mia
esperienza professionale: In quel di Enna un giorno, davanti
all’ingresso di una scuola elementare, ad un Direttore didattico, che
rispondeva al saluto degli alunni che entravano, chiamando ciascuno di
essi con il suo proprio nome, con malcelato sarcasmo chiesi se
volesse darmi ad intendere di ricordare i nomi di battesimo di tutti
gli alunni della sua scuola; egli così mi rispose “ Dottore Italia, mi
creda, il gorno in cui non avrò più questa capacità ovvero avrò perso
questa voglia andrò via senza battere ciglio”!
Ringrazio l’Assessore regionale
all’istruzione e i Colleghi dell’Assessorato per la collaborazione
pronta e cordialissima prestatami, soprattutto negli ultimi mesi della
mia attività, per risolvere alcuni problemi delicatissimi nel non del
tutto chiarito sistema di rapporti tra le Aministrazioni statale e
regionale.
Infine consentitemi alcuni
ringraziamenti, come dire, più personali:
Rinrazio tutte quelle Persone che si
sono affacciate alla mia vita e che a vario titolo hanno contribuito
alla mia formazione umana, scolastica, professionale.
Ringrazio tutti gli Amici che mi
hanno saputo dare consigli preziosissimi e disinteressati in occasione
delle tante difficili scelte che mi si sono via via presentate nel
corso degli anni, sostenendomi nei momenti di incertezza e di
sconforto; in modo particolare voglio ringraziare quelli che con
affetto mi hanno tirato la giacca quando stavo per prendere decisioni
impulsive, quelli che mi hanno costretto a contare fino a mille per far
sbollire il risentimento, quelli che mi hanno spiegato che il
tramonto non coincide con una data certa ma comincia
quando si perde il gusto del fattivo operare nell’interesse altrui.
Ringrazio i miei Genitori per avermi
fatto dono di una educazione ispirata al rispetto degli altri e
al senso dello Stato.
Ringrazio mia moglie e i miei figli
che con pazienza e comprensione hanno sopportato, senza farmela pesare
come colpa, la mia lunga assenza da casa: cercherò di ripagarli
dedicando loro il tanto tempo libero del quale disporrò d’ ora in
avanti.
Ringrazio, infine, il Collega che
consentirà - se lo riterrà opportuno e possibile – di far
giungere fino a tutti Voi questo mio saluto.
A Tutti le migliori fortune.
Palermo, 3 Maggio 2011
Con affetto e stima
Giuseppe Italia
P S : Ringrazio, ma veramente di
cuore, Tutti quelli che hanno avuto la curiosità e la pazienza di
leggere fin qui questa mia lettera; li ristoro con l’assicurazione che
non dovranno sopportare per il futuro il peso di altre esternazioni.