Uno spunto
provocatorio di discussione e di riflessione collettiva.
Docenti di scuola secondaria demotivati, sfiduciati, schiacciati dal
routinarismo e dal burocratismo nella realizzazione del lavoro
scolastico?
Pare proprio di sì. Anche se non tutti i professori lo ammettono
esplicitamente, si capisce dalle loro poche e smozzicate parole, e dai
loro stanchi gesti quotidiani, che la professione docente non gratifica
più; e questo, oramai, da molto, moltissimo tempo!
Insegnare stanca tanto, quanto interloquire con quella realtà sociale”
di tipo privatistico e particolaristico” che è la famiglia, a cui sta a
cuore- oggi, come non mai, in maniera sempre più spudorata- avere
assicurata solo una cosa per i propri figlioli: la promozione!
Le cause di questa crisi d’identità professionale? Fra le tante: 1) la
dequalificazione sociale, lenta ma progressiva, della figura
dell’insegnante: il lavoro scolastico non risulta più adeguatamente
apprezzato, né occupa particolare centralità nel quadro delle
preoccupazioni economiche, politiche e sociali del paese; 2) i mancati
investimenti nella scuola, nella cultura, e nella ricerca:
l’offerta formativa di fatto- in assenza di una riforma credibile
e seria della secondaria- ha subito una forte cura di dimagrimento di
ore, a danno degli equilibri distributivi delle gerarchie dei contenuti
disciplinari, dei tempi di apprendimento degli alunni, che si sono
ristretti, e del carico di lavoro degli insegnanti, che è aumentato.
Risultati: la piaga del precariato s’è fatta più purulenta e precaria
la credibilità stessa della funzione pubblica- istituzionale della
scuola.
Nuccio Palumbo
antoninopal@katamail.com