Nei
licei, la musica è stata cancellata tout court, con l´eccezione, ancora
da rodare, di 40 istituti musicali nei quali le domande sono almeno il
triplo dei posti disponibili. Pochi giorni fa, un grande maestro come
Riccardo Muti ha gettato benzina sul fuoco condannando senza appello
"gli infami flautini" in voga nelle scuole. Apriti cielo. Gli
insegnanti hanno protestato in massa, come Paolo Capodacqua: «Non sarà
granché, ma è uno strumento democratico che costa dai 5 agli 8 euro e
che chiunque può acquistare e imparare ad usare. Forse dall´empireo
dove si trova il maestro Muti non si rende conto dello sforzo che
facciamo per avvicinare alla musica nelle classi sovraffollate dell´era
Gelmini».
Ma lo strappo è ancora più profondo. «Qualcuno ha stabilito che
la musica fosse una cosa per musicisti, della quale tutti gli altri
potevano fare a meno - dice Gigi Caramia, insegnante di chitarra al
Conservatorio di Monopoli e sindacalista della Flc-Cgil - Il risultato?
Alle elementari il decreto sullo strumento rischia di essere mera
propaganda alle medie si fa fatica a mantenere la musica che c´è,
mentre da tutti i licei non finalizzati a questo la materia è
semplicemente sparita, un delitto vista l´importanza che ha per i
ragazzi». Nonostante dati che dimostrano come l´ascolto regolare della
musica aumenti tutte le capacità dei più piccoli (è l´"effetto Mozart",
studiato all´Università di Parma: nell´80 per cento dei casi crescono
attenzione e capacità di studiare), registrazioni e concerti dal vivo
sono una rarità per chi va a scuola. E se nessuno insegna a "sentire",
(oltre che a tenere in mano flauti, triangoli e percussioni, gli
strumenti più diffuso tra i 6 e i 14 anni), chi frequenterà le sale da
concerto tra dieci o vent´anni? «La riforma dell´istruzione musicale è
stata fatta al contrario, dall´alto verso il basso, stabilendo che i
Conservatori diventassero università senza preoccuparsi di ciò che
veniva prima - dice Enrico Bronzi, docente di violoncello al Mozarteum
di Salisburgo, uno dei tanti "cervelli in fuga" - Prima che a suonare
bisognerebbe imparare ad ascoltare, anche da adulti. Dove questo sforzo
si fa, come a Portogruaro (Bronzi è il direttore artistico della scuola
musicale veneta, ndr), a Fiesole o a Imola, i risultati sono
eccellenti. Meglio abolire la ritualità dei concerti che farli solo per
gli over 60».
«Sopprimere le scuole medie interne ai Conservatori è stato un crimine
- dice senza mezzi termini Daniele Spini, che insegna storia della
musica in quello di Firenze - i musicisti non sopportavano di vedere i
ragazzi con i libri in mano, e viceversa, quasi che a chi vuole suonare
non sia consentito studiare. Invece, a 6 anni si possono ascoltare
dischi o usare le percussioni in qualunque scuola, come avviene negli
Stati Uniti e nel resto d´Europa, mettendo le basi per il futuro». E se
alla fine a salvare Mozart e Wagner, Rossini e Vivaldi, fossero proprio
quegli ignobili flautini? (da la Repubblica di Vera Schiavazzi)
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