La Flc pubblica un
appello per chiedere la modifica del DPR 122/2009 nella parte in cui
prevede la prova nazionale InValSi come parte integrante dell’esame.
“Vogliamo denunciare l’ingiustizia determinata dal fatto che una
singola prova (tra l’altro parziale poiché svolta solo su due materie)
possa essere messa sullo stesso piano della valutazione triennale
dell’alunno, distorcendo, attraverso il meccanismo delle medie
aritmetiche, il processo di valutazione finale.
Invitiamo pertanto i dirigenti, gli insegnanti e i genitori a
sottoscrivere questo appello, affinché il regolamento venga modificato
e la valutazione finale degli alunni possa tornare ad essere rispettosa
del percorso di studi.” (da Flc-Cgil)
Al Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca
On. Mariastella Gelmini
Al Presidente della Camera dei Deputati
On. Gianfranco Fini
Al Presidente del Senato della Repubblica
Sen. Renato Schifani
Al Presidente della Commissione Istruzione Pubblica
e Beni Culturali del Senato
Sen. Guido Possa
Al Presidente della Commissione Cultura,
Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati
On. Valentina Aprea
APPELLO SULLE MODALITA’ DI SVOLGIMENTO E DI VALUTAZIONE
DELL’ESAME FINALE DELLA SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO
Noi sottoscritti insegnanti, dirigenti scolastici, genitori, denunciamo
l’incongruenza pedagogica e normativa del meccanismo globale per la
costituzione del voto finale dell'esame di Stato della Scuola
secondaria di primo grado, previsto dall'art. 3 del DPR 122/2009, e
successivamente esplicitato nelle C.M. 49 del 20/5/2010 e C.M. 46 del
26/05/2011.
Tale normativa e le successive indicazioni chiarificatrici a mezzo
circolare risultano incoerenti con le finalità e procedure
pedagogiche, più volte indicate dallo stesso Ministero per la Scuola
secondaria di primo grado e per l’intero ciclo primario, per quanto
attiene la prescrittiva media aritmetica tra giudizio d’ammissione,
prove scritte e prova nazionale InValSi, e l’ opportunità che la stessa
prova InValSi costituisca parte integrante dell’esame stesso.
Denunciamo quindi la vera e propria ingiustizia che viene perpetrata
laddove un voto di ammissione, che rispecchia una valutazione di tre
anni ed un percorso globale, individualizzato e personalizzato, che ha
attraversato gli otto anni del ciclo primario, è messo sullo stesso
piano di una singola prova scritta o di una prova orale. Denunciamo
questa inammissibile distorsione della prassi valutativa, in quanto
l’elaborazione di un giudizio che tenga conto dell’insieme delle reali
competenze acquisite dallo studente, come richiesto dallo stesso
Ministero, non può “basarsi su calcoli di tipo statistico”, a maggior
ragione in un esame rivolto a studenti e studentesse al termine del
ciclo primario.
Siamo altrettanto convinti che la prova nazionale predisposta
dell’INVALSI debba ritornare alla sua funzione originaria: quella di
supporto alle scuole per individuare punti di forza e di debolezza
dell'attività educativa.
Al contrario tale prova, inserita nell’esame conclusivo del ciclo
primario, lo stravolge completamente, dando solo l’illusione di una
sorta di uniformità a livello nazionale. Riguarda solo 2 materie su 12
(e solo 1/3 delle ore di lezione), turba e altera il rapporto fra
studenti-esaminandi e docenti-esaminatori, distorcendo anche
l’immagine dello stesso InValSi .
Al riguardo, evidenziamo che, aldilà di qualsiasi considerazione sulla
attendibilità e sulla qualità dei test, e dei loro
correttori, e sulla valenza di una valutazione nazionale
decontestualizzata da differenti retroterra culturali e linguistici,
livelli d’ingresso individuali, percorsi individualizzati e
personalizzati, le prove InvalSi a tutt’oggi prevedono modalità e tempi
di svolgimento assolutamente incongrui con l’età degli esaminandi,
costringendo gli stessi ad una frenetica applicazione mentale, in tempi
ristrettissimi, su molteplici livelli, completamente diversi e lontani
tra loro.
Modalità e tempi forse adeguati ad un adulto, sicuramente non ad un
preadolescentente, men che meno ad un esame conclusivo del ciclo
primario. L’aver prolungato di un quarto d’ora il tempo a disposizione
e l’aver invertito lo svolgimento delle due prove non possono certo
mitigare sostanzialmente il problema.
Di conseguenza, la prova InValSi non può e non deve far parte delle
prove d’esame.
Per finire, va considerato che, con ben tre o quattro prove scritte,
una prova nazionale Invalsi che insiste sempre su lettere e matematica
(già valutati in altre singole prove scritte) ed un colloquio
d’esame, gli esami conclusivi del primo ciclo di istruzione risultano
più impegnativi di qualsiasi altro esame dell’ordinamento scolastico e
non rispecchiano tempi e modalità pedagogiche proprie di tutto il ciclo
primario.
Per queste ragioni chiediamo che tale ingiusto meccanismo venga
radicalmente modificato, che la prova InValSi non faccia parte delle
prove d’esame e che sia garantita agli alunni e alle alunne una
valutazione finale che rispecchi realmente il loro percorso di studi.
redazione@aetnanet.org