Cara
lavoratrice, caro lavoratore,
la seconda manovra finanziaria del Governo, dopo l’accordo
Berlusconi-Bossi, è ulteriormente peggiorata nel segno dell’iniquità.
Si rafforzano le ragioni dello sciopero generale del 6 settembre
proclamato dalla CGIL. Tutti i lavoratori e tutti i cittadini devono
mandare un segnale a questo Governo incapace, ormai commissariato dalla
Banca europea, che continua a scaricare la crisi su chi ha di meno.
Hanno tolto ai redditi più alti il contributo di solidarietà – che
provocava tanto dolore al Presidente del Consiglio - ma lo hanno
lasciato sui dipendenti pubblici, che non fanno parte dell’elettorato
di questa maggioranza. Non solo continuano a mettere le mani nelle
nostre tasche, a toglierci soldi e servizi, ora ci rubano anche il
tempo. Infatti, il prolungamento in servizio nella scuola mette in
discussione il piano triennale di immissioni in ruolo, annunciato con
tanta pompa in cambio del congelamento della progressione retributiva.
Aveva ragione la FLC CGIL a non fidarsi di un Governo bugiardo, quando
non ha firmato l’accordo del 4
agosto.
Lo sciopero generale pesa sulle spalle di lavoratori già duramente
colpiti, ma è un atto di responsabilità che la CGIL compie verso
lavoratori e pensionati a fronte di una manovra depressiva, fortemente
iniqua che colpisce i redditi medio-bassi, cancella i diritti nel
lavoro e riduce ulteriormente lo stato sociale, cancella la cultura,
chiude il futuro ai giovani e non permetterà nemmeno di raggiungere gli
obiettivi dichiarati per il pareggio di bilancio. L’anno prossimo ci
leveranno pure il sangue.
Per anni questo Governo ha negato la crisi, accusando la CGIL di essere
profeta di sventure. E intanto ha portato l’Italia in un vicolo cieco.
Ma non gli basta. Oltre a rubarci soldi, tempo e futuro, con una furia
ideologica senza precedenti, ci rubano anche la democrazia con
interventi sul diritto del lavoro. Il ministro Sacconi, d’altronde,
sostiene che non le persone sono titolari di diritti, ma i rapporti di
lavoro, quindi tutto è derogabile, compresi i contratti. È ancora
sull’altare dell’ideologia, quella responsabile della crisi mondiale,
che viene tagliato lo stato sociale e i servizi e privatizzati beni
comuni, nonostante nel referendum di giugno i cittadini abbiano detto
il contrario.
Un’altra politica di risanamento è possibile. La CGIL ha elaborato una
contromanovra che tiene conto dell’equità e della giustizia fiscale e
indica dove trovare le risorse per lo sviluppo a partire
dall’occupazione giovanile. In particolare propone una patrimoniale, la
lotta all’evasione fiscale, l’aumento della tassa di successione, il
taglio lineare e immediato di tutti i vitalizi di politici e
amministratori pubblici, un fondo per la crescita, l’innovazione e la
ricerca, una seria politica industriale a favore del sud. È stata anche
lanciata una petizione popolare contro il tentativo di stravolgere
l’identità e la memoria storica del nostro Paese cancellando le
festività del 25 aprile, del 1 maggio e del 2 giugno. Una misura tutta
ideologica perché, tra l’altro, non porta alcun contributo all’uscita
dalla crisi. Lo sciopero è anche per dire che un’altra manovra è
possibile.
I settori della conoscenza e il pubblico impiego sono i più colpiti. E
da qui che la risposta dovrà essere più decisa, chiara e forte.
Cordialmente
Domenico Pantaleo (da Flc-Cgil)
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