Non si capisce la presa
di posizione di coloro che sono stati ammessi al concorso a ds, dopo
avere superato la preselezione, tanto da chiedere conto e ragione dei
motivi per cui i loro colleghi esclusi stiano invece facendo ricorso al
tar; e si starebbero addirittura coalizzando per implementare una
raccolta di firme affichè si vada avanti a oltranza lasciando al loro
destino i non promossi. Dicono fra l’altro costoro che intendono
difendere il loro diritto al diritto di avere superato la prova e
quindi nessuno fermi la loro corsa alle due prove scritte previste per
dicembre. Non si capisce e a buon ragione per il semplice fatto che la
prova già di per sé è inficiata:
dalla fuga delle 5.000 e rotti domande dal recinto del Miur già a
luglio, e quindi ancora sull’unghia graffiante della possibile denuncia
da parte della polizia postale;
dalla presenza di altri errori nelle 100 domande da annerire con la
penna, anch’essa d’obbligo nera;
dagli eccessivi ritardi tra l’arrivo nelle scuole dei quiz sorteggiati
e la consegna dei relativi questionari col brogliaccio in carta
riciclata;
dalla stessa disposizione nelle aule dei candidati dove fratelli e
gemelli e parenti e sodali potevano scambiarsi notizie e commenti;
dalle tante segnalazioni pervenute di telefonini (ma anche di altri
strumenti tecnologici) lasciati in buona o male fede nelle mani
dei concorrenti.
Già tutti questi elementi dovrebbero far gridare a tutti, ma a
tutti, i docenti, ammessi e no, l’annullamento delle prove e la loro
ripetizione per il sacro principio per cui il merito non si può
lasciare alla improvvisazione o al sospetto; e si dovrebbe richiedere
da parte di tutti i professori-educatori perfino i tabulati telefonici
con il traffico tra le 8 del mattino e le 14 del pomeriggio del 12
ottobre delle cellule collegate a ciascuna scuola dove si sono svolte
le prove. Cosa si vedrebbe se una tale indagine venisse fatta? Cose
turche certamente benché la coalizione delle firme per non annullare il
concorso è nello stesso tempo spia della condizione degli insegnanti e
parabola farisea dell’operato del Miur la cui solo attività per cui sta
riscuotendo grandioso successo è la divisione del mondo della scuola.
Perchè alla fine il nocciolo della questione è solo questo con un lieve
riferimento al concorso a direttore tecnico, dove l'inefficienza dei
funzionari nello stilare la graduatoria penalizzò circa 200 docenti
preparati che avevano superato la preselezione, innescando il rituale
ricorso e la rituale disfida che però l'esiguo numero degli esclusi per
colpa ministeriale è stato motivo di parziale soffocamento.
Il Miur dunque sembra avere assunto la mission di dividere i
colleghi a qualunque titolo e su tutti i fronti. Ha diviso
infatti già l’universo dei precari prima in due tronconi: abilitati e
no, poi tra abilitati ssis e no, poi tra pettinizzati e codisti e
infine polverizzandoli perfino tra Gae di nuova formazione e di vecchia
formazione, su cui ha imperato la strisciante e subdola divisone fra
docenti del nord e del sud e senza dimenticare i docenti di latino e
greco già sul fronte contro gli abilitati in materie letterarie.
Mancava in ultimo la ciliegina della frattura tra ammessi e no che
richiama l'altro concorso a dirigente del 2004 con la guerra tra i
vincitori e i ricorrenti al Cga della Sicilia e che ha lasciato
strascichi insanabili fra i colleghi docenti e nella cui querelle
qualcuno avrebbe voluto trascinare pure il nostro sito affinchè
prendesse posizioni che però non fanno parte della nostra natura.
In ogni caso nulla toglie, e sarà così, che ricorsi partiranno anche a
conclusione, se conclusione avremo, delle due prove scritte fra ammessi
all'orale e no; e altri ancora all'atto della graduatoria finale. Una
montagna ulteriore di ricorsi è dunque prevedibile.
D'altra parte come alcuni sostengono l'unico straccio di carriera a cui
i professori possono aspirare è appunto quella di diventare dirigenti
per cui chi ha un po' di minima ambizione si lascia andare, benchè
bisognerà vedere se i posti a disposizione ci saranno, considerati gli
oltre 3.000 scuole che verranno accorpate con conseguente taglio di
cattedre presidenziali. Vedremo che succederà a tal riguardo, mente il
nostro sito continua la sua solitaria ma esaltante battaglia per
l'elezione diretta del preside come avviene nelle università e come si
verifica nei comuni che gestiscono affari assai più grandi e
complesse. E' una scelta, quella che proponiamo, di democrazia
nelle scuole autonome: la scelta del proprio sindaco che con
tutte i possibili rischi di clientelismo è sempre meglio di un
dirigente imposto dalla fortuna o dalla raccomandazione o da una
preparazione cartacea che magari non consente un rapporto umano e
coerente fra i colleghi. Ma è paura, quelle delle beghe elettorali a
scuola, che fra intellettuali e persone di cultura non si dovrebbe
nemmeno pensare considerati pure i luoghi comuni per cui tante ingiusti
panici, strumentali per lo più, non consentono l'implementazione
di opere e di scelte politiche di pregio. La paura della Mafia, per
esempio, non può essere motivo di non affidare i beni sequestrati ai
camorristi alle associazioni e alle cooperative di giovani e di
disoccupati. Né ci si può fare guidare da qualche esempio di questo
tipo di fronte a una prospettiva così esaltate, quella cioè di proporre
perfino programmi di distribuzione della spesa o di
sperimentazioni didattiche come manifesto elettorale al cui
interno le funzioni strumentali potrebbero avere la funzione degli
assessori nei comuni. E se non funziona? Dopo 3/4 anni via e scelta
democratica di una nuova amministrazione della scuola. Altro che
preselezione e concorsi più o meno truccati, più o meno inficiati, più
o meno decisi dalla magistratura. Ma qualcuno si è chiesto come si
troverà quella scuola diretta da un dirigente ammesso con riserva dal
Tar? E non ci riferiamo al collega in particolare ma alla sequela di
altri ricorsi che riceverà e da cui dovrà difendersi per difendere il
posto. E nel frattempo chi guiderà la scuola nelle bufere che ogni
giorno dio più infuriano sulle sue già strappate vele?
Pasquale
Almirante
p.almirante@aetnanet.org