Voglio riportare
l’inizio di un interessante articolo di Maurizio Tiriticco, con cui
spesso mi trovo d’accordo, pubblicato sulle pagine di Education 2.0,
dal titolo “ Studi di caso a scuola, per dirigenti “, riguardante i
casi ( situazioni-problemi ), oggetto della seconda prova scritta del
concorso DS. L’articolo inizia così: “Sì, la vita è tutta un quiz”,
dice una nota canzone di Arbore, o forse è meglio dire che… la vita è
tutta un caso! In effetti, è sempre da un interrogativo, semplice o
complesso che sia, che nasce un caso! O meglio un insieme infinito di
casi, se definiamo caso una situazione problematica di fronte alla
quale ci veniamo a trovare. Ovviamente, la routine quotidiana, dove
tutto è dato, non costituisce un caso! Ci leviamo dal letto, facciamo
la doccia, ci vestiamo, facciamo la prima colazione, andiamo al lavoro…
e poi rientriamo in casa! Si tratta di una serie di operazioni
scontate, come si suol dire, o, più correttamente, di procedure per
certi versi standardizzate che affrontiamo senza problemi, magari
pensando ad altro, alla partita di domenica o alle prossime vacanze.
Ma, attenzione! Se al bagno nudi e infreddoliti apriamo il rubinetto e
l’acqua calda non esce… o se, usciti di casa, ci imbattiamo in uno
sciopero selvaggio e non possiamo raggiungere l’ufficio… e se la
macchina non parte, o se parte siamo senza benzina… È proprio il… caso
di dire che la sfortuna si avventa su di noi! Le procedure consuete si
rompono e nascono, appunto, i casi!”
Veniamo ora al concorso DS, l’errore o meglio la pantagruelica quantità
di errori docimologici commessi, lo qualificano come un caso, nello
specifico un caso di difficile soluzione. Senza la presenza
dell’errore, questo concorso sarebbe stato routine, con la seguente
sequenza temporale: emanazione del bando, prova preselettiva, prove
scritte e orali, corso di formazione ed infine insediamento nella tanto
sospirata ed ambita cattedra da Dirigente Scolastico. Invece no,
l’errore rovina tutto, divide gli aspiranti DS in idonei ed esclusi,
divide associazioni e sindacati che parteggiano da una parte e
dall’altra, divide le opinioni di chi scrive in riviste cartacee
o on line di settore. Le soluzioni proposte evidenziano una certa
difficoltà risolutiva di fronte al caso-concorso, infatti, c’è chi
scrive che il TAR non può sostituirsi alle commissioni, altri
evidenziano una teorica delegittimazione dello stesso TAR se dovesse
dare la sospensiva agli oltre 7000 docenti che hanno fatto ricorso,
altri infine ricorrono alla via dell’insulto perché
incapaci di fronteggiare con il ragionamento il problema creatosi (
colpa dell’assuefazione ad imparare le cose a memoria ? ). La presenza
dell’errore crea il caso, le procedure consuete si rompono e si
deve trovare una soluzione giusta ed equa, evitando la via più
semplice del far finta di nulla, del minimizzare, del nascondere il
problema. Per risolvere i casi, nella scuola dell’autonomia, non basta
la competenza disciplinare, ma sono necessarie elevate capacità di
problem solving, ed aggiungo, viste le incresciose contrapposizioni tra
idonei ed esclusi, una discreta dose di buona educazione civica e di
comprensione dei diritti dell’altro.
Aldo Domenico
Ficara
aldodomenicoficara@alice.it