Una prima enormità il
ministro Profumo l'ha pronunciata davanti agli occhi di mare Egeo di
Gruber, allorchè riusci a contare ben 64milioni di scuole in tutta
Italia, mentre la seconda la lanciò a cuor leggero, vogliamo sperare,
negli antri cupi degli studi di Repubblica, allorchè inscatolò due
imballaggi per reclutare i docenti, compreso il giudizio universale del
mega concorso per gli oltre 300mila docenti racchiusi nella Valle di
Giosafat e catalogati per fasce, balze e gironi. Se tuttavia la prima
enormità appare veniale, la seconda è mortale, come i peccati di gola e
di lussuria, anche perchè ci ha richiamato la provocatoria proposta del
prof. Max Bruschi che, di fronte ai lamenti innalzati dai cerchi dei
precari più o meno avvinghiati dalle nomine provviditoriali, mise in
campo proprio l'idea di “sparigliare tutte le graduatorie con un mega
imponente concorso”.
Ed è peccato mortale questo pronunciamento di Profumo proprio perchè
per certi versi rafforza il sospetto che la sua successione a Gelmini
sia solo apparente, quasi di facciata, ma solo per dire che tutto sta
cambiando per nulla cambiare, esattamente come avviene dal 31 dicembre
al primo gennaio: muta l'anno ma le cambiali rimangono tali e quali.
Una baronia si è sostituita a un'altra, anche perchè chi ha consentito
il ricambio, perchè ha i numeri per dettare condizioni, avrà
sicuramente chiesto garanzie di non sovvertire l'ordine costituito
cosicchè se un colpo alla botte è stato dato con la nomina del maestro
di strada a vice ministro, uno al cerchio è stato impresso con l'altra
nomina della preside di una scuola privata e già componente della
cabina di regia per la riforma epocale dei licei della Gelmini; a parte
apprendiamo che Luigi Fiorentino è stato nominato capo di Gabinetto del
Miur per il quale i sempre naviganti esprimono grande soddisfazione e i
sempre lavoranti tacciono. Noi, col filosofo Pirrone, sospendiamo il
giudizio su tutto il fronte, né abbiamo suggerimenti da dare a Profumo
di come implementare i nuovi concorsi o i Tfa, di come risolvere
il problema dei precari, di come fare uscire la scuola oltre il
pertugio tondo per iniziare un percorso di rinascita: non abbiamo
ricette, e non ne dobbiamo né vogliamo averne, perchè il ministro è
lui, è lui l'ammiraglio, colui che tiene la rotta, il nocchiero.
Possiamo solo avvertirlo che conosciamo già questo pericoloso sentiero
perchè fu già annunciato e possiamo indicargli i pericoli e i buroni:
non si manda infatti allo sbaraglio una ciurma che si è fidata delle
promesse di un nuovo continente; non si possono ammainare le vele dopo
averle messe al vento degli incarichi annuali e dopo avere frequentato
corsi per l'abilitazione all'insegnamento. Troppo semplice dire:
abbiamo sbagliato tutto e bisogna cambiare strada. Una cosa però ce
l'ha aspettiamo: che si studi la mappa complessiva e non solo della
stabilizzazione dei docenti, ma anche del riordino della scuola che non
chiede tagli, ma stanziamenti per aggiornare e formare i professori,
per dare nuovo slancio alla istruzione: il come spetta sempre a lui
dircelo benchè dei suggerimenti, se insiste, possiamo darli: con mente
calma e sensi imperturbabili. Da questo lontano sud possiamo solo
osservare e giudicare e finora il giudizio non è del tutto positivo.
Pasquale Almirante
p.almirante@aetnanet.org