Caro Direttore,
«la scuola è la mia casa». Ho coniato questo motto per far capire la
necessità di un cambiamento radicale dell’attività educativa,
dell’istruzione. Ieri affidata al rapporto tra cattedra e banchi e
oggi, almeno nei Paesi evoluti (non è ancora, purtroppo, il caso
dell’Italia) in cammino verso una vera comunità educante. I Paesi che
conservano la vecchia scuola (quella del sapere trasmesso solo per via
orale dalla cattedra ai banchi, con le aule immutabili. Siamo nel terzo
millennio ma quando si entra in un edificio scolastico ancora troppo
spesso sembra di essere tornati all’800) tagliano fuori un numero
troppo grande di giovani e perdono progressivamente anche in qualità.
La società della conoscenza è l’enorme sviluppo dei saperi, dei
bisogni culturali (e civili) dei cittadini. Il diploma di scuola media
non basta più. Per nessuno. La conseguenza è che occorre adeguare
l’intero sistema formativo a tali necessità. Se vogliamo (in una
cornice europea e sovranazionale) più cultura, più qualità, più
istruzione, più professioni qualificate, più lavoro non alienante e
meno precario, dobbiamo opportunamente soddisfare anche una enorme
domanda di quantità. Se vogliamo valorizzare talento e merito - sempre
decisivi - non possiamo farlo penalizzando tanti, molti, troppi. Nelle
democrazie evolute - in questo una parte d’Europa insegna - i
meritevoli sono incoraggiati e sostenuti laddove cresce, insieme, la
qualità di tutti. Nel leggere il programma del ministro Profumo
presentato in Parlamento in questi giorni, si coglie una sensibilità
che mi pare vada in questa direzione. È una novità. Ad esempio, una
forte sensibilità sulla questione sociale della scuola, sulle
diseguaglianze, sugli abbandoni, sui gravi problemi del mezzogiorno e
la parallela necessità di rafforzare strumenti di sostegno - anche
economici - per coloro che non ce la fanno, per le famiglie dove
maggiore è il disagio. Siamo un Paese che spreca parte troppo grande
delle proprie intelligenze. Altrettanto significativo è quel che egli
dice rispetto all’autonomia scolastica che in questi anni è stata
bersaglio di insensibilità burocratiche e ostilità politiche. Il
risultato è stato quello di lesinare alle scuole autonome tanto i
finanziamenti (peraltro già stabiliti) quanto le necessarie norme di
flessibilità. Davvero importante a me sembra, nel tentativo di
restituire slancio e vigore al percorso dell’autonomia, il riferimento
fatto dal ministro al cosiddetto “organico funzionale”. Di cosa si
tratta? È la dotazione per le scuole dell’organico necessario e di un
leggero surplus capace di consentire una gestione elastica (e
funzionale, appunto) delle risorse docenti. Si tratta di un importante
strumento dell’autonomia come moderna visione dell’education, come
motore per favorire la ricerca sui migliori metodi di
apprendimento,come molla per aggiornare - alla luce di straordinari
mutamenti, dal web alle scoperte scientifiche - i curriculi. Il
ministro Profumo sembra chiamare il sistema nazionale d’istruzione nel
suo complesso (anche su università e ricerca, ma questo è un discorso
che ci porterebbe troppo lontano; sarà utile tornarci in un prossimo
futuro) ad una sfida: una competizione virtuosa fra tutte le scuole per
la continua qualificazione della loro offerta formativa. Si riaffaccia
con l’organico funzionale anche qualche finanziamento, invertendo così
la nefasta stagione dei tagli lineari. Per vincere questa sfida serve
una valutazione dei risultati rigorosa, trasparente e indipendente. Ma,
insieme, anche una promozione della professionalità docente:
l’esperienza, ad oggi, della formazione in servizio è deludente.
Un’ultima considerazione. L’idea di intervenire sulla struttura dei
cicli scolastici per permettere a un giovane che studia in Italia di
uscire dalla scuola a 18 anni come avviene nel resto d’Europa è segno
che siamo sulla buona strada. Il tempo è breve. Dimostrare che, anche
in Italia come nei Paesi più evoluti d’Europa, la «scuola è la mia
casa» è una grande sfida. Ci sono migliaia di esperienze innovative
nelle scuole italiane (chi volesse può fare un giro su www.
educationduepuntozero.it). Il governo e la politica non le lascino
sole.
(di Luigi Berlinguer da L’Unità)
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