Nell’aprile 2011, ho
partecipato al convegno organizzato dall’UCIIM e dall’AIMC nella
ricorrenza dei 150 anni dell’Unità d’Italia, un convegno nazionale
tenutosi a Roma alla presenza di numerose autorità civili e
religiose e di molti protagonisti della politica scolastica degli
ultimi cinquant’anni che, hanno ripercorso per grandi linee la
storia della scuola italiana rilevando il ruolo fondamentale che
essa ha avuto nel corso della storia nazionale. La seduta di apertura è
stata coordinata dalla vicepresidente vicaria dell’Uciim Rosalba
Candela e dal Presidente Oscar Luigi Scalfaro. Ecco, il mio
incontro con quest’uomo, piccolo e imponente nello stesso tempo, è
entrato nella sala conferenze accompagnato dalle sue guardie del
corpo, due giovani ben piantati che quasi lo sorreggevano, vista
la sua gracile e malferma figura qualcuno gli offrì, una sedia che
Lui fermamente rifiutò. Con voce flebile iniziò a parlare,
immediatamente nella sala calò il silenzio, quell’uomo emanava un
carisma eccezionale, la voce sempre più sicura, parlava senza leggere
il suo intervento e con la spregiudicatezza che solo l’età può dare,
tanti i racconti della sua vita di
magistrato, della sua esperienza di Presidente. Le sue parole mi
rimbombavano nella mente, mi stupiva l’attualità di ciò che
diceva e data l’età, la sua lucidità mentale.
"Anzitutto un ringraziamento per questo invito. Mi fa molto onore,
anche se non ho titoli particolari, trovarmi di fronte
all'Associazione Italiana Maestri Cattolici, l'AIMC e all’UCIIM,
Unione Cattolica Italiana Insegnanti Medi.
Posso dire che ho visto nascere queste Associazioni, ma questo non è
titolo di merito.
Per una forma di fissazione per l’età, rimango con la mia insistente
vocazione alla toga di Magistrato. Non c’era nessun magistrato in
famiglia, mio padre era un impiegato delle Poste dello Stato,
però quando ero studente di ginnasio e di liceo, mi era venuta questa
idea fissa.
Partiva da un pensiero piuttosto marcato che con l’età si è
solidificato; pensavo allora alla bellezza di fare il magistrato,
cercare la verità per applicare la giustizia. È un compito che dovremmo
avere tutti, anche se una volta da Capo dello Stato, mentre ero
in visita ufficiale in Messico, i giornalisti che seguivano il
viaggio a nome e per conto del loro giornale, vennero a dirmi, come
colpa di imputazione: "Perché Lei parla sempre della verità?".
Nella mia lunga esperienza politica ho conosciuto più di una
persona di quelle che dicono una cosa sapendola non vera e la dicono
come se fosse vera senza fare una piega. Sembra impossibile, mi è
capitato più di una volta e, qualche volta, con un certo scandalo
di amici più vicini anche politicamente, mi sono sentito un po'
in affanno.
Perché si parla della verità? Perché nel momento in cui una persona
dice come vera una cosa che sa non esserlo interrompe il dialogo,
taglia la possibilità di dialogo totalmente. Manca la base di
partenza. La verità è come è ed è dove è, e nessuno al mondo può
cambiarla. Nessuno. Poi uno può presentarla capovolta, girata,
turbata, messa a proprio vantaggio, a solo danno del prossimo?
Ma nessuno torce la verità da come si è manifestata.
La scuola ha prima di tutto questo compito, e io vi auguro di essere
portatori di verità.
Da una persona che dovrò rivedere quest'oggi e con cui ho scambiato due
parole per dire di questo impegno ho sentito degli accenni non
ottimisti. Mi ha detto: ma quanti sono i docenti che sentono
questo mandato, questo compito, questa vocazione? Quanti sono? Ho
risposto: la maggioranza ... Non ho questa conoscenza sicura, ma
non ho dubbio, perché a volte anche taluni che forse non fanno il
proprio dovere in modo perfetto, nel momento delicato, esprimono
la vocazione fondamentale. Rimango ottimista.
In questi tempi essere ottimisti è un fatto grave, può darsi che sia
curabile, ma per uno della mia età non c'è molta speranza.
Scusino se faccio qualche accenno personale: non sarà passato un mese o
un mese e mezzo quando un giorno mia figlia mi disse di aver
invitato a cena alcune persone, al massimo una decina; l'invito a
cena poteva essere un momento in cui le persone possono sfogarsi un
po'...
quindi e io ho detto: “Guarda ti ringrazio che hai fatto questo, io ci
sarò ma non parlerò, ascolto, e questa volta voglio ascoltare”. E
così è stato. A un certo punto delle nostre discussioni, mia
figlia disse che era pronta la cena, e le discussioni
continuarono... Fra i commensali c'era un mio amico che era stato
giudice della Corte Costituzionale e aveva un pessimismo veramente
glorioso ...
Dopo cena a un certo momento ho chiesto di parlare ... C'è stato un
grido generale: finalmente parli ... Ed io: "Volevo dirvi che
sono ottimista...". Queste parole caddero come un blocco di
ghiaccio in testa. ... Si fece silenzio e questo collega come se fosse
stato schiacciato da un monte di ghiaccio, disse con un filo di
voce ... "Ci dici almeno come fai?".
Questo esplose una risata gloriosa, allora ho ripreso: mi rifaccio a
cose semplici.
Da quando ero bambino mi hanno detto che nulla di umano, splendido e
ottimo o pessimo, dura per sempre, nulla ... Una cosa ottima e
vissuta anche a lungo finisce; una pessima, finisce, su queste
basi sono tranquillo... È importante sapere che certi atteggiamenti non
hanno il marchio dell'eterno.
Allora, anzitutto la verità. Poi il servizio. Siamo chiamati a rendere
servizio alla comunità della quale facciamo parte o meglio
abbiamo l'onore di far parte.
Molte volte dico: non limitatevi a guardare dalla finestra, non state
solo a guardare.
Una volta in un'assemblea, dove prevalevano i giovani, ma c'erano anche
persone di 40-50-60 anni, mi hanno chiesto: cosa dovremmo fare?
Non c'è una risposta perfetta, per carità.
Dissi: guardate la scena nazionale, vedete il partito che vi rivolta
meno lo stomaco quando lo pensate, che vi urta i nervi di meno
...
Pensate a questa ipotesi, entrate dentro non state solo a guardare a
questo popolo, a questa umanità, a questa comunità nella quale
abbiamo, ripeto, l'onore di essere nati e di far parte.
Merita che noi ci lasciamo coinvolgere. È meglio una testimonianza a
volte un po' faticosa, non ancora chiara che non uno che si
affaccia con prudenza alla finestra difendendo i propri interessi
e le proprie realtà e non si sporge un briciolo. Servire.
Soprattutto quando si è inseriti in attività come la vostra, è un
gran servizio. È vero che a volte notate le cose nelle quali credete
anche voi fino in fondo e avete creduto quando avete scelto
questa strada, questi studi. Però, se fate il raffronto con la
realtà in cui si vive, vengono tanti pensieri di desolazione. Coraggio.
La verità è servizio e grazie molto di ciò che avete fatto e continuate
a fare.
Il grazie di un cittadino, di un essere umano come voi che tante volte
ha visto, ha conosciuto insegnanti di prima grandezza.
Allora grazie e auguri.
Verrà giorno che l'Italia sarà più capace di dirvi grazie, verrà quel
giorno. Non ho assoluto dubbio.
Auguri [..... Ha parlato di verità, di ottimismo e di fiducia nel
futuro, ha saputo e voluto trasmettere a ognuno di noi la sua
forza e la speranza per un’Italia migliore. “ Verrà il giorno che
l’Italia sarà più capace di dirvi grazie, verrà quel giorno. Non
ho assoluto dubbio. Auguri. “
Grazie Presidente.
Il discorso è tratto dal libro “I 150 anni di Scuola italiana per
l’Unità” di Pasquale Marro (Edizioni Uciim- Aimc Roma.)
Angela
Giardinaro
Presidente Provinciale Uciim Catania