Il tempo che
abbiamo vissuto negli ultimi 20/25 anni è stato attraversato da una
rivoluzione silenziosa che ha inciso in modo molto profondo nel cuore
della società. Essa si è sviluppata lentamente ma in modo continuo,
costante e quasi subdolo investendo tutte le attività umane tra cui
anche quelle di carattere artistico. Mi riferisco, in modo particolare,
alla “rivoluzione informatica”
che, per le sue caratteristiche di immaterialità e a-spazialità, è
stata in grado di penetrare in ogni dove spesso senza che ce ne
accorgessimo. Nel corso della mia attività didattica durante le lezioni
ho ricordato agli studenti, in varie occasioni, di quando negli anni
’50 del secolo scorso i disegni venivano prima fatti a matita e poi
fissati ad inchiostro sul foglio da disegno mediante un terribile
strumento: il “tiralinee” narrando ogni volta di quanti disegni
con macchie indelebili d’inchiostro ho fatto prima di riuscire ad
acquisire abilità nell’uso dello strumento. Dagli anni ’60 in poi si è
passati all’uso del “graphos” altro strumento terribile costituito da
un’asticciola cava, con funzione di serbatoio dell’inchiostro, in testa
alla quale venivano inseriti pennini (una specie di minicoltellino
costituito da due lame sovrapposte e ruotanti l’una sull’altra)
intercambiabili a spessore definito. In seguito, sul finire degli anni
’60, si passò all’uso del “rapidograf”; questa era una penna con punta
metallica di forma cilindrica e spessore definito il cui corpo fungeva
da serbatoio per l’inchiostro. Per un uso corretto di questi strumenti
era necessario acquisire una tecnica grafica specifica per evitare
macchie o sbavature d’inchiostro che potevano danneggiare l’elaborato
grafico in modo irreparabile.
Il disegno era, allora, una manifestazione diretta e immediata sul
foglio da disegno sia nel momento creativo a matita sia nel momento del
fissaggio ad inchiostro. La manifestazione grafica, inoltre, faceva uso
di materiali e strumenti diversi quali: matite, pastelli, chine
colorate, retini colorati, normografi per le scritte, retini
pregrafati, tiralinee, graphos, compassi, balaustrini, squadre, righe,
china nera, goniometro, ecc.
Questo tipo di disegno, come espressione immediata, può essere
paragonato ad un “monologo interiore”
del disegnatore che, per manifestarsi, si proietta in modo continuo sul
prodotto di base che può essere: carta, legno, intonaco, stoffa, marmo,
ecc.
Negli ultimi 20/25 anni si è affermata sempre più la rivoluzione
informatica investendo ogni campo dell’operare e tra questi anche il
campo del disegno. Mi riferisco, in particolare, ai programmi di CAD
che, dalla metà degli anni ’80, sono diventati sempre più potenti, più
completi e più veloci nella resa grafica generando immagini sempre più
realistiche e in grado di simulare oggetti, forme e spazi nei contesti
e nelle situazioni più diverse.
Con l’affermarsi di questa nuova disciplina, -l’informatica-
l’abbattimento dei costi della strumentazione, l’ampliamento del numero
degli utenti e l’inserimento del suo insegnamento nei programmi
scolastici si è venuta a formare quella generazione di persone
denominate “nativi digitali”, persone nate e cresciute con le
tecnologie digitali. Per questi la comunicazione grafica immediata non
è più valida perché la stessa, nel nostro tempo, è mediata dello
strumento informatico che è in grado di dare concretezza alla
cosiddetta “convergenza digitale”
mediante la quale parole, immagini, suoni, colori, staticità,
dinamismo, spazio, tempo, reale e virtuale, astratto e concreto, ecc.
trovano completo e totale spazio espressivo. Tutte queste
caratteristiche diventano convergenti sul video grazie a quell’operare
con un unico dispositivo e su un unico strumento pur in presenza di
cose solitamente diverse e distinte. Lo schermo, infatti, diventa il
luogo della rappresentazione che, oltre ad estendersi di là della
videata può essere bianco, nero o colorato. Il pensiero dell’operatore,
inoltre, mediante il mouse, penna grafica o altro dispositivo diventa,
di volta in volta, con il supporto di specifici programmi, squadra,
compasso, riga, matita, pennarello, gomma, retino, goniometro,
normografo, ecc. ecc. Di conseguenza lo sviluppo dell’informatica
attuando la “convergenza digitale” ha fatto sì che il disegno non sia
più una manifestazione grafica immediata ma una “comunicazione mediata”
dallo strumento informatico.
Ecco, quindi, che il disegno assistito dal computer essendo diventato
una “comunicazione mediata”
deve essere considerato come un “colloquio”
– e non più un monologo- tra l’operatore e la macchina con la quale
interagire mediante conoscenze specifiche sia della disciplina sia
dello strumento mediatore. Essendo il disegno non più una comunicazione
immediata ma mediata è necessario che gli elementi geometrici, le
leggi, le regole si trasformino in sequenze di operazioni grafiche e,
quindi, in “algoritmi grafici”.
Mediante essi si può definire una “grammatica
grafica” che fissando una successione finita di passaggi
concorre alla corretta costruzione del disegno unitamente ad una “sintassi grafica” che collegando in
modo logico gli enti geometrici fondamentali contribuisce a impostare e
sviluppare l’immagine grafica e risolvere tutte le implicazioni
“descrittive” della geometria. Con l’attuazione di questo passaggio dal
“disegno immediato” al “disegno mediato” anche lo studente
che non è naturalmente dotato di capacità di astrazione e di
concettualizzazione dello spazio tridimensionale può sviluppare,
mediante lo studio degli algoritmi grafici le proprie aspirazioni alla
comunicazione descrittiva in forma grafica.
Nel corso della mia attività d’insegnamento ho cercato di sviluppare
una ricerca didattica innovativa circa le discipline geometriche per
dare a tutti gli alunni la possibilità di esprimersi mediante la
costruzione logica di immagini grafiche. Questa possibilità è stata
individuata indagando la Geometria descrittiva classica con notazioni
insiemistiche utilizzate, poi, per la definizione di “algoritmi
grafici” risolutivi dei problemi della disciplina rendendo concreto un
necessario passaggio intermedio tra il disegno immediato e il disegno
mediato assistito per mezzo di programmi informatici.
Elio Fragassi
Webalice.it/eliofragassi