In un clima di
assoluta confusione
e incertezza politica non si ferma la
battaglia e il grido disperato del
personale Ata della scuola contro il
Decreto Ministeriale che dovrebbe
far transitare i docenti cosiddetti
“inidonei” nei profili di assistente
amministrativo e tecnico e gli insegnanti tecnico-pratici (Itp) sovran-
numerari nei profili di collaboratori scolastici. Una questione dai
con-
torni delicati, sia per la definizione
stessa di inidoneità di tali insegnanti, sia soprattutto per le sorti
che toccherebbero a chi è già iscritto e chi ha già prestato servizio,
in
diversi anni di precariato, nella
scuola pubblica in qualità di assistente di segreteria o collaboratore
che vedrebbe allontanarsi sempre
di più non solo la speranza di stabilizzazione, ma anche la possibilità
di continuare a ricevere degli incarichi annuali o delle supplenze.
I docenti “inidonei” e gli Itp andrebbero infatti, loro malgrado, a
sottrarre posti alle file del personale Ata.
Si tratta insomma della sempre
solita e sempre uguale “guerra tra
poveri” che da anni si disputa nel
mondo della scuola sulla pelle, di
volta in volta, di diversi soggetti e
protagonisti.
Il decreto che dovrebbe rendere
esecutivo tale processo non è ancora stato firmato e vede l’opposizione
non solo dei rappresentanti del
personale Ata, ma anche degli stessi insegnanti “inidonei” e Itp che
chiedono a loro volta “di restare
dove sono” o di trovare una diversa
via d’uscita.
Ad oggi nulla è certo, ma lo scorso 12 marzo a Roma, una rappresentanza
di circa duecento tra docenti inidonei, precari, Itp e Ata
provenienti da Abruzzo, Campania, Lazio, Sardegna, Toscana e Sicilia
hanno protestato con un sit-in
dinanzi alla sede del Ministero della pubblica istruzione, con i Cobas,
contro il nuovo decreto interministeriale nel quale si dispone appunto
il passaggio coatto dei docenti malati e degli Itp sui profili
amministrativi e tecnici e di collaboratori (ex bidelli). Tutto questo
determinerebbe in tal modo il definitivo licenziamento dei precari
amministrativi e tecnici dalle graduatorie su cui risultano regolar-
mente iscritti e operanti.
«Non c’è
più tempo da perdere – dichiara
ancora una volta Mario Di Nuzzo,
che si sta facendo carico e portavoce della delicatissima questione per
i precari Ata siciliani – In questo
contesto e in questa battaglia non ci
sentiamo rappresentati dai sindacati. Si devono trovare altre vie,
altre soluzioni e soprattutto il decre
to non deve essere firmato, ma deve essere congelato. Per questo le
delegazioni chiederanno l’apertura
di un nuovo tavolo tecnico con il
Miur.
Io ho 41 anni, sono precario
da nove anni e disoccupato dall’1
aprile del 2012, cioè praticamente
da un anno, e adesso rischio di rimanere disoccupato a vita».
Alessandra
Belfiore - La Sicilia