“È il primo aprile 1932 quando per la prima volta i “Cori di Val d’Anapo” si esibiscono su un palcoscenico allestito al Foro Italico. È il loro primo grande successo e, da allora, tutti i dirigenti dell’OND siracusano guardano con occhio benevolo a questo sodalizio che in fondo rappresenta un elegante biglietto da visita della città da inviare in giro per il mondo…”
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Saranno presenti le autorità:
Giancarlo Garozzo, Sindaco di Siracusa
Paolo Giansiracusa, Assessore all’urbanistica e all’arte contemporanea
Francesco Italia, Assessore al turismo e allo spettacolo
Alessio Lo Giudice, Assessore alla cultura
Liddo Schiavo, Assessore alle politiche sociali e alla famiglia
Interverranno:
Ivan Lo Bello, Vicepresidente Nazionale Confindustria
Corrado Di Pietro, Scrittore, poeta
Rosario Occhipinti, Presidente provinciale FENALC
Vittorio Anastasi, Presidente dell’Associazione Siracusani nel Mondo
Tonino Bonasera, Presidente dei Cori di Val d’Anapo e curatore del libro
Carlo Morrone, Editore
Presentano:
Denise Spicuglia
Paolo Greco
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Il canto della terra siciliana è l’arte degli umili. Esso esprime
l’anima del suo popolo, che conserva una fra le più fresche, fra le più
ricche, fra le più pittoresche tradizioni spirituali della storia.Poche trascrizioni lo documentano e, pertanto, è in genere poco noto ma vive nella tradizione orale.
Quel canto ha avuto, nel passato, una rinomanza fatta di impressioni, di insegnamenti familiari, ed è attraverso una tale vena spontanea che ci è stata tramandata tutta la poesia dell’anima siciliana. Perché la poesia è stata sempre compagna indivisibile del popolo siciliano.
Nella terra d’Ortigia, nelle campagne vicine, quel canto si leva ancora gioioso. è l’espressione di un popolo fiero dei suoi affetti, della bellezza della sua terra, del suo cielo e del suo mare, anche se talvolta il verso risulta venato da una fuggevole malinconia o da un sottile umorismo. Il trillo dell’anima della donna siciliana è vivo nelle parole dei suoi canti.
Le passioni s’involano e riecheggiano i sentimenti primèvi, le nostalgie più care, gli affetti più intimi e profondi.
Canta la ninna-nanna una madre, e ci sembra di riudire il nostalgico fluttuare delle note di una musica orientale.
Alta si leva la voce di una fanciulla che chiede amore e il vecchio romanticismo dei nostri avi si ripresenta in un quadro pittoresco che sembra non avere età.
Grida in un impeto di gelosia, la donna tradita, il giovane respinto dalla donna che ama, e la furia di cui il verso è pervaso ci richiama gli istinti ancestrali di un popolo che è stato geloso anche della sua tradizione.
Il canto s’è formato lento nei secoli. S’è levato dall’anima come la espressione di un naturale istinto. Ha condensato esperienze passate, che si tramandano inalterate fino ai nostri giorni.
Tutta la poesia popolare s’è espressa, per questo popolo, nel suo canto, per cui ne appare complessa la formazione.
La musica nasce con il verso. La parola è, essa stessa, musicale. Ne risulta quindi che la musica del canto è, quasi sempre, nella stessa cadenza del verso.
Spesso quel canto va a ricongiungersi ai più remoti miti, e sembra la ininterrotta continuità d’un canto greco. Affiorano tuttavia elementi vari, spesso modulazioni che sembrano arabe, più raramente di popoli diversi. Ma tutti vi hanno lasciato un seme, che il popolo siciliano ha saputo far germogliare, in forma singolare ed inattesa, con espressioni che invano si cercherebbero altrove.
Un poeta popolare volle commemorare, in un suo molto noto canto, lo spirito pervaso di fierezza dell’uomo di Sicilia, della sua poesia semplice ma passionale, che sa esprimere, ogni sentimento, anche nelle più lievi ed insensibili variazioni. E così si espresse:
Cu voli puisia vegna ’n Sicilia
ca porta la bannera di vittoria:
li so’ nnimici n’avirrannu ’nvidia,
ca Diu ci desi ad idda tanta gloria:
canti e canzuna n’havi centu milia,
e lu pò diri cu grannizza e boria;
evviva, viva sempri la Sicilia
la terra di l’amuri e di la gloria!
Quei versi rivelano tutto lo spirito fiero dell’anima di Sicilia. Anche il suo orgoglio semplice, che si appaga in ciò che la Natura ha dato alla sua terra, è sapientemente illustrato.
Non v’è una derivazione diretta dei canti popolari dal ritornello della Chiesa greca, il cosiddetto «euphimio», né dai «troparì» religiosi. Sembra invece, pur senza escludere una influenza nelle assonanze con i ritornelli ed i canti anzidetti, che il canto popolare siciliano sia nato dalle vecchie cantilene popolari del medioevo, sviluppandosi in seguito come componimento poetico.
Ma tutti i ricordi e le reminiscenze classiche sono indelebili nella fantasia di questo popolo, e ne è sollecitata la sua immaginazione. Un riverbero sotterraneo conferisce una vena classica alla sensibilità artistica di ciascuno e, pur con la forma dialettale che si scinde dalla nuova lingua italiana non va perduto il prezioso contributo dell’insegnamento antico.
Acquista allora, questo canto, il carattere di una manifestazione essenziale per la vita del popolo, ed il sentimento continua ad esprimersi attraverso mille istintive immagini, la cui potenza pittorica sembra dovuta al genio di un grande poeta, e rivela invece compiutamente quello di tutto un popolo.
Michele Minniti
Direttore Azienda Autonoma Turismo Siracusa anni ‘40
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Nel 1932, per iniziativa dell’OND Provinciale di Siracusa, viene costituito il gruppo Folkloristico “Cori di Val d’Anapo”, diretto dal cav. Ernesto Di Lorenzo, con la collaborazione dell’avv. Matteo Campisi, Arturo Raciti, Angelo Maltese, il M° Giuseppe Genovese, noti cultori e studiosi locali delle arti e tradizioni popolari.
Fra cantanti e ballerini il gruppo è composto da quaranta artisti coordinati da Arturo Campisi, direttore della locale Camera di Commercio e Industria, al quale si deve, fra l’altro, la denominazione di “Cori di Val d’Anapo”. Raciti, Campisi e Genovese, il maestro concertatore e direttore del coro, curano la preparazione musicale dei “Cori” e compongono canzoni dialettali.
È il primo aprile 1932 quando per la prima volta i “Cori di Val d’Anapo” si esibiscono su un palcoscenico allestito al Foro Italico. È il loro primo grande successo e, da allora, tutti i dirigenti dell’OND siracusano guardano con occhio benevolo a questo sodalizio che in fondo rappresenta un elegante biglietto da visita della città da inviare in giro per il mondo.
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Il folklore sicuramente occupa un posto di rilievo nel variegato mondo culturale. Ritengo che meglio di qualsiasi altro movimento artistico, il folklore riesca a mettere in risalto l’espressione di un popolo fiero dei suoi affetti, della bellezza della sua terra, del suo cielo, del suo mare, anche se talvolta il canto risulta venato da una fuggevole malinconia o da un sottile umorismo.
Con molto piacere ricordo gli anni in cui ho avuto l’onore di ricoprire l’incarico di Direttore Provinciale ENAL di Siracusa, che ha sostenuto e diretto i “Cori di Val d’Anapo” fino al 1986, anno in cui le competenze dell’ENAL sono state trasferite alla Regione Siciliana.
Nel 1986, l’avere affidato il Gruppo a Tonino Bonasera, voleva rappresentare un premio al suo impegno e alla sua passione per il Folklore.
Nel celebrare l’81° anniversario della fondazione dei “Cori di Val d’Anapo”, l’augurio che rivolgo al Gruppo è quello di continuare con lo stesso impegno che lo ha sempre contraddistinto, perché possa rappresentare, con lo stesso successo di sempre, le tradizioni popolari della nostra terra.
Concludo con un plauso a coloro che hanno voluto collaborare e sostenere la realizzazione di questo libro affinché la storia dei “Cori di Val d’Anapo” rimanga sempre viva nella memoria della nostra gente.
Rosario Occhipinti
Presidente Provinciale FENALC di Siracusa
info@editoremorrone.it