Estratto dalla carta IGMI 1:25000 del sistema collinare compreso tra Motta S. Anastasia, Misterbianco e Catania
Il Neck lavico di Motta S.Anastasia risalente a circa 500.000 anni fa e su cui è stato edificato, in epoche diverse, il borgo antico del paese con il castello e la chiesa madre. Alla base del Neck sono osservabili delle caratteristiche formazioni colonnari prismatiche. Altre formazioni rocciose si rinvengono nel vallone dei Sieli in cui scorre il torrente omonimo
Formazioni laviche colonnari prismatiche, di un certo interesse, che si osservano alla base del Neck di Motta S. Anastasia nella Via Montalto, conosciuta come Via Sotto le Mura, che purtroppo è poco curata e valorizzata dal Comune. Infatti attualmente l’attenzione prevalente della comunità sembra essere riservata per l’effimero e le feste medievali ed è invece molto scarsa per l’ambiente, il verde, le infrastrutture e la cura del centro urbano e del centro storico costruito sopra il Neck , in cui si registra, a causa dell’assenza di interventi e di un Piano di Recupero Edilizio la lenta, inesorabile e costante riduzione degli abitanti e l’abbandono degli edifici.
Sezione stratigrafica dell’edificio vulcanico dell’Etna (dalle linee guida del Piano Territoriale e Paesistico Regionale - Regione Sicilia), della camera magmatica sotterranea, dei condotti lavici, dei camini eruttivi, della stratificazione sedimentaria - alluvionale e dei Neck di Motta S. Anastasia e di Paternò denudati dall’erosione
STRATIGRAFIA E CARATTERISTICHE DEL SUOLO DEL SISTEMA COLLINARE DI MOTTA S. ANASTASIA, MISTERBIANCO E CATANIA
La stratigrafia del suolo è prevalentemente di tipo sedimentario - alluvionale con strati di argilla alternati a strati di sabbia di vario spessore, ghiaia e ciottoli, che in alcune limitate zone (Neck e Vallone dei Sieli) è di tipo lavico – roccioso.
Il Vallone dei Sieli in cui scorre il torrente omonimo in cui sono state costruite delle briglie per frenare l’erosione. Le Tamerici, che crescono ai lati del torrente, sono le poche piante che riescono a sopravvivere in un ambiente così inospitale anche per la notevole frequenza degli incendi in estate.
La formazione di tale sistema è il risultato di un’evoluzione geomorfologica il cui inizio è collocabile nell’era Quaternaria o Neozoica, divisa in due epoche: il Pleistocene (Glaciale o Diluviale) e l’Olocene. L’era Neozoica vede la comparsa dell’uomo. Essa è compresa da 1.8 milioni di anni a 11.000 anni fa (Epoca del Pleistocene) e da 11.000 anni ai giorni nostri (Epoca dell’Olocene). Il sistema collinare si situa tra l’edificio vulcanico dell’Etna e la piana di Catania e nel passato doveva essere ricoperto da una sufficiente vegetazione e protetto dai processi d’erosione, che nel nostro tempo in considerazione dell’assenza di alberi sono divenuti davvero imponenti ed evidenti e in direzione di un drastico e negativo mutamento della geomorfologia del territorio.
La riduzione della vegetazione, come è evidente dalla foto, è davvero notevole nell’area della Discarica RSU di Motta S. Anastasia e ciò non è esente da ripercussioni negative ambientali e paesaggistiche
L’ultimo grande esemplare ancora esistente di Roverella – GRUPPO QUERCUS ROBUR L. : Q. congesta C. Presl. - Q. dalechampii Ten. – Quercus pubescens Willd. ; Quercia castagnara – Quercus virgiliana (Ten.)Ten. – Fagaceae, (luogo di osservazione: strada SP 134 - Km 0.500 circa, Motta S. Anastasia (CT), anno 2012) tipica specie della flora mediterranea, che nel passato insieme al leccio e ad altre specie mediterranee ricopriva diffusamente le colline di Motta S. Anastasia, Misterbianco e Catania.
Rimane da aggiungere che nella circolazione idrica stratigrafica adesso vi si immette anche il liquido o il percolato derivato dall’enorme deposito di rifiuti della Discarica dei RSU di contrada Tiritì - Motta S. Anastasia, che di certo è pregiudizievole per le falde acquifere sotterranee e per l’impiego delle risorse idriche dell’intera area e, in considerazione della stratigrafia, anche lontano da questa. La relazione prosegue: “In ogni caso l’imbibizione dei terreni e la conseguente loro plasticizzazione, nonché l’aumento dei carichi apposti su di essi e l’esecuzione di sbancamenti creano condizioni di disequilibrio dei versanti. L’aumento dell’edificazione nelle periferie dei centri abitati è la causa dei sovraccarichi che poi peggiorano la stabilità del sistema e quindi l’evoluzione futura dei centri abitati circostanti che sono fortemente a rischio.” Il comune di Motta S. Anastasia, alla luce di quanto sopra riportato, ha individuato ed inserito nel proprio PRG le aree di rischio in relazione alla situazione di dissesto idrogeologico delle colline, senza però programmare ancora alcuna azione di imboschimento e l’adozione di un piano del verde, proprio per temperare o bloccare gli eventi erosivi e franosi ai fini della tutela e della salvaguardia del paese e del sistema collinare così fortemente in una situazione di erosione accelerata e di degradazione.
Estratto delle zonazioni territoriali del rischio del sistema collinare (dal PRG di Motta S.Anastasia) – R2/R3 ed R4. La R4 è la zona retinata di color rosso attorno al Neck che corrisponde ad un rischio molto elevato per la presenza degli abitanti. Mentre la R3 (zona retinata in viola) è classificata ad un rischio elevato e la zona R2 (zona retinata in blu, che include il P.gio Guardia e il vallone dei Sieli) è a rischio medio
La flora e la vegetazione del sistema collinare, in riferimento all’altitudine con cui sono state individuate le dieci fasce vegetazionali : 1) dell’Oleastro e del Carrubo – 2) del Leccio – 3) della Farnia, del Carpino e del Frassino – 4) della Roverella e della Rovere – 5) Medio europea – 6) Illirica – 7) Sannitica – 8) Colchica – 9) del Faggio – 10) del Peccio o Abete rosso, e delle specie presenti rientrano nelle fascie vegetazionali dell’Oleastro e del Carrubo, del Leccio, della Roverella, caratterizzate dalla coltivazione dei cereali, della vite, degli ortaggi, degli agrumi, del mandorlo e del fico d’India. Delle specie arboree caratterizzanti quali la roverella e il leccio si rinvengono adesso solo qualche raro o unico esemplare, mentre l’agricoltura è ormai fortemente compromessa e ridotta. Da ciò consegue che la situazione in atto deve essere quantomeno mitigata con un cambio della politica del territorio, che non può più essere quella del non controllo, dell’abbandono, della distruzione e dello sfruttamento. Per salvare noi stessi non è rinviabile all’infinito la salvaguardia e il miglioramento del territorio mediante opere di imboschimento e di ripristino ecologico. In tale ambito è urgente intervenire per bloccare il moto-cross, che velocemente distrugge la vegetazione e ne impedisce la ricostituzione ed amplifica così e gravemente l’erosione. L’intensa attività estrattiva (7 cave risultano ancora attive ed autorizzate dal COREMI), in considerazione del dissesto idrogeologico dell’area, dovrebbe essere approfondita e regolata. La gestione del territorio e quella dei rifiuti in Sicilia, che coinvolge il sistema collinare proprio a causa della localizzazione nel suo seno della più grande Discarica di RSU, deve essere rinnovata con nuove e progredite tecnologie e la visione dell’insieme e non lasciata a sé stessa ed alla regressione. La Discarica di Motta S. Anastasia per la sua lunga durata di esercizio e la sua grandezza ha ormai un impatto di ambientale che sicuramente non è più compatibile con la salute umana anche per l’estrema vicinanza dei centri abitati, a meno che non si voglia distruggere tutto. Ma è ovvio che tutto ciò non potrà realizzarsi fintantoché la politica continuerà sulla strada della fallimentare privatizzazione dei servizi pubblici e non mostrerà sensibilità ai problemi collettivi, lasciando la gestione dei rifiuti ad una ridicola disorganicità, che con la sparizione dei cassonetti e lo smaltimento quasi esclusivo nelle discariche disperde in ogni dove gran parte dei rifiuti, con gravi danni al turismo e all’economia dell’isola. Ciò nasce da un esasperato egoismo e dall’ostruzione del pensiero che purtroppo coinvolge non solo l’individuo ma la società intera e la politica, con la conseguenza che tutti soffrono e ne piangono le conseguenze. Tale ostruzione di pensiero deriva dal considerare l’ambiente separato da se stesso, mentre invero uomo, Natura e ambiente sono un tutto organico e funzionale. E purtroppo la dominanza del pensiero separativo non è isolata e priva di effetti, perché si traduce in sofferenza e malattie. È sufficiente a questo riguardo riflettere alle continue emergenze siciliane, senza ancora giungere alla conclusione che per evitare il completo disastro culturale, sociale ed economico verso cui siamo diretti è indispensabile la tutela dell’ambiente e del paesaggio con l’integrazione dell’intero sistema vita in tutte le sue parti. L’uomo, la società e la politica non dovrebbero dimenticare che “la Natura non ha bisogno dell’uomo ma è invece l’uomo che ha bisogno e dipende interamente dalla Natura.” Certamente giungere all’integrazione ovvero alla concezione del monismo, cioè del tutto organico Uomo-Terra - Natura, rappresentato nell’antichità dal Dio Pan, non è facile in quanto questo concetto fondamentale è piuttosto ostico da assimilarsi. È idea comune, infatti, che ogni essere e ogni cosa siano separati ed abbiano vita autonoma e indipendente l’uno dall’altro e dall’intorno in cui vivono e che distruggere l’ambiente, odiare, ferire, uccidere altri consimili o altri viventi non sia invero distruggere, odiare, ferire o uccidere se stesso. In più viviamo in una società non perfettamente umanizzata e basata sul denaro e sulla selvaggia privatizzazione di beni e servizi comuni, in cui ognuno di noi è ancora condizionato da un’educazione, da una struttura familiare, sociale, politica e religiosa frammentata, che è fortemente coinvolta ed incentrata nel paradigma della divisione. Tale paradigma o modello separativo però non corrisponde a ciò che è realmente la vita e per questo è un’illusione, che presto o tardi dovrà necessariamente, per la nostra evoluzione e sopravvivenza, essere abbandonata e sostituita dalla visione corretta ed integrale della vita, dei suoi aspetti e fenomeni ovvero da ciò che è Amore ovvero non morte.
Marcello Castroreale
mcastroreale@alice.it