Ogni anno, in
autunno, si verifica nel territorio carrarese un
qualche evento straordinario che fa saltare i canoni più consolidati
della logica. Si riafferma con malefica e sistematica persistenza il
principio di continuità, per il quale gli avvenimenti devono ripetersi
in fotocopia, senza possibilità di evoluzione, cambiamento o
variazione. Qua tutti gli accadimenti sembrano entrare in conflitto
soltanto con il buon senso, le buone regole e la comune
intelligenza. Vi deve essere uno spirito maligno che impedisce ai tanti
politici, amministratori di turno, tecnici, ecc, di evitare alla
comunità locale gravi rischi per costringerla invece a subìre
annualmente grossi danni.
Il Carrione è il torrente limaccioso che scende furioso dalle montagne
quando piove. Esso rappresenta una costante minaccia per tutti e
non lascia trapelare agli abitanti del piano le sue
intenzioni, e corre deciso e arrogante verso il mare, travolgendo
ogni cosa; e non sta ad ammirare più le bellezze naturali che lo
circondano, giacché diventa cieco divoratore di terreni incolti o
coltivati, come una bestia inferocita, ghiotta del sangue umano. E non
guarda in faccia nessuno: tutti vengono minacciati ed aggrediti dal suo
impeto mostruoso e tutti devono fare alla fine i conti con quella
sua bestialità non contenuta adeguatamente.
Si rinnovano così le inutili guerre contro i politici, quelle
tradizionali fra i poveri e le altre contro
i potenti ed i prepotenti, senza più misurare la
distanza tra chi offende e chi viene offeso. Alla cieca, si
attaccano tutti quelli che risultano antipatici; ma, così facendo, si
perde di vista la causa reale dell'iniziale disagio e ci si orienta
verso obiettivi che vanno al di là dei giusti avvertimenti della prima
ora, quando la contestazione è giustamente legata alle disastrose
intemperanze del Carrione e all'inerzia delle istituzioni pubbliche. A
questo punto, i danni subìti dagli abitanti non sono più
addebitabili ad alcuno.
La bomba d'acqua che ha sommerso e distrutto ogni cosa ad ovest
dell'argine destro del Carrione, a sud di Avenza, non è
ascrivibile a colpe di nessuno. E così i campi di Villa Ceci che
si sono gonfiati d'acqua in modo spaventoso sino a sfiorare
pericolosamente l'asfalto dell'autostrada,i viali e gli androni
sommersi dei palazzi vicini, dove si sono perdute auto, moto,
biciclette e oggetti preziosi di vario genere; e le cantine invase
totalmente dal fango, non hanno responsabili, perché sono
la conseguenza inevitabile di "ordinaria" esondazione autunnale.
Un anno qua e un altro anno là, il Carrione colpisce in modo spietato e
nessun sindaco, nessun ufficio tecnico e nessuna istituzione
pubblica sono in grado di impedire la deturpazione dei luoghi e
le conseguenti rovine a causa delle acque in rivolta; neppure i
poteri "forti" o quelli costituiti con questo specifico compito, per il
quale del resto impongono una tassazione. Tutti fingono di non sapere
che la natura si ribella, rendendosi capricciosa e pericolosa, e
che la sua bellezza rimane tale finché gli uomini sono capaci di
ammirazione e tutela, facendo qualche rinunzia anche sui monti dai
quali deriva una buona parte dell'equilibrio o dello squilibrio della
breve pianura.
Il Comune non può dirsi esonerato da qualsiasi responsabilità, come è
stato affermato scorrettamente e autorevolmente da più parti politiche,
poiché quella "in vigilando" per la più sicura incolumità delle persone
e dei loro beni nell'ambito del territorio comunale gli compete
in maniera indiscutibile, senza possibilità di elusione. I cittadini
non possono sopravvivere alle difficoltà attendendo ed ottenendo aiuto
ex post,dopo il disastro, soltanto dai giovani volontari della
Caritas e della Protezione Civile. Costoro, nel caos generale e nel
disfacimento dei poteri istituzionali, rappresentano una splendida
realtà etica, l'unico punto di riferimento sicuro in mezzo a tanto
disordine. Spiriti sensibili alle disgrazie dei più sfortunati,
giovani di ottima formazione interessati solo al bene ed al
progresso degli umani. La loro attiva e generosa presenza, che ho
potuto personalmente sperimentare, è stata davvero di giovamento
nell'isolamento e nella difficoltà.
prof. Salvatore Ragonesi
salvatoreragonesi@hotmail.com