ROMA -
La scuola, anche quella dell’infanzia, deve garantire la presenza
dell’insegnante di sostegno per tutte le ore previste dal Piano
Educativo predisposto per l’alunno con disabilità, senza sconti legati
a presunte carenze di risorse disponibili.
In sostanza l’amministrazione scolastica non può diminuire le ore di
sostegno. Così hanno deciso le Sezioni Unite Civili della Corte di
Cassazione che hanno affrontato il tema di una bambina gravemente
disabile iscritta in una sezione della scuola dell’infanzia nella
provincia di Pordenone che al posto delle 25 ore previste dal Piano
Educativo Individualizzato ne aveva avute assegnate 6, poi estese a 12
e mezzo.
L’Amministrazione (Miur e Istituzione scolastica) avevano fatto
resistenza affermando che alle 12,5 ore di sostegno andavano aggiunte 9
ore di servizio socio-educativo, lasciando intravedere che tale
servizio fosse affidato a figure professionali qualificate, secondo una
logica e pratica inclusiva; da qui la tesi della irrilevanza dello
scarto 21,5 ore settimanali contro 25, dato che la bambina frequentata
una sezione a tempo breve.
La tesi però non ha convinto i giudici della Corte di Cassazione i
quali, pur riconoscendo che la scuola dell’infanzia è facoltativa,
hanno affermato che il diritto all’educazione e all’istruzione della
persona handicappata è garantito anche nella scuola dell’infanzia e che
la riduzione delle ore di sostegno è fortemente discriminatoria per la
bambina disabile proprio perché non le è permesso di completare il Pei
stabilito per il suo percorso scolastico.
Resta da vedere adesso se la sentenza della Suprema Corte possa avere
effetti anche per gli altri ordini e gradi di scuola. Se così fosse, ci
sarà davvero da stare attenti con il prossimo organico di sostegno. Ma
in ogni caso, la sentenza fa scuola su un principio basilare: il Pei
redatto per alunno è strategico ai fini dell’assegnazione delle ore di
sostegno, che non possono essere tagliate per carenza di risorse e/
discrezionalità, e quindi, con tagli più o meno vistosi. (c.c.)
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