Competenze
digitali cercasi: diffusione a macchia di leopardo, dal 37% per la PA
locale al 73% per le aziende tecnologiche. Poca formazione digitale
interna, la media è di 6,2 giornate l’anno nelle imprese ICT, 4 nella
PA e solo 3 nelle aziende utenti. Al top le lauree in Informatica e
Ingegneria, ma manca una condivisione dei percorsi e degli skill che
servono alle aziende più innovative. I profili più ricercati sono il
Security Specialist, l’Enterprise Architect e il Business Analyst per
le aziende informatiche, che li cercano per il 70% nei network
professionali. Per le aziende utenti e la PA i più ricercati al primo
posto sono i CIO, la ricerca avviene tramite agenzia (50%) tramite
concorso pubblico. Le retribuzioni per i profili digitali sono in lieve
crescita per gli impiegati (+3,6%) e in calo per dirigenti (-1,2%) e
quadri (-2,9%).
Roma 15 gennaio 2016 – La Trasformazione Digitale, che investe ormai
tutto il globo, impone ai singoli mercati e alle società di adeguarsi,
innescando processi virtuosi di Innovazione. Ma per farlo occorrono le
giuste competenze, che nel nostro Paese in parte ancora mancano, sia
per l’assenza di una strategia di lungo periodo che coinvolga aziende e
sistema formativo, sia per un digital divide ancora endemico.
Mentre restiamo in attesa di misurare i primi effetti di una riforma
della scuola che dovrebbe favorire il riallineamento tra formazione e
domanda di competenze e di un Job Act che sembra valorizzare le
peculiarità dei mestieri più innovativi, il sistema imprenditoriale
muove passi importanti per favorire questo processo.
E’ quanto emerge dalla seconda edizione dell’Osservatorio delle
Competenze Digitali, condotto dalle principali associazioni ICT: AICA,
Assinform, Assintel e Assinter Italia e promosso dall’Agenzia per
l’Italia Digitale (AgID) e realizzato da NetConsultingcube, presentato
oggi a Roma.
Di seguito le principali evidenze dello studio, che ha coinvolto
aziende della domanda e dell’offerta ICT e Pubbliche Amministrazioni.
- Aziende e PA sono altamente consapevoli (80-90% dei
rispondenti) dell’impatto della “digital transformation” e della
necessità di adeguare le competenze digitali soprattutto alla luce dei
nuovi trend (mobile, digitalizzazione di flussi e processi, business
analytics, iot, cloud computing, evoluzioni Web, pagamenti elettronici).
- Il livello di copertura delle competenze (definite sulla base
del sistema europeo e-Competence Framework - e-CF), misurato come
simultanea presenza di tutte le componenti necessarie, varia dal 73%
delle aziende ICT al 67% delle società in house delle Regioni e
Province Autonome al 48% delle aziende utenti, per poi scendere al 41%
nella PA Centrale e al 37% nella PA Locale.
- I profili più ricercati nelle aziende ICT sono il Security
Specialist, l’Enterprise Architect, il Business Analyst. Nelle aziende
utenti e nella PA sono il CIO, il Security Manager, il Database
Administrator e il Digital Media Specialist, l’Enterprise Architect, il
Business Information Manager, l’ICT Consultant e il Business Analyst.
- I canali di reclutamento prevalenti sono per le aziende ICT il
network personale-professionale (70% circa delle aziende interpellate),
mentre per le aziende utenti sono le società di ricerca e selezione
(più del 50% delle aziende utenti) e nella PA si ricorre soprattutto al
concorso pubblico (100% della PA Centrale e oltre l’80% della PA
Locale).
- La crescita delle competenze interne è basata soprattutto sul
training on the job (oltre il 90% degli Enti Centrali, 75% di quelli
Locali, 80% delle aziende utenti, 87% delle aziende ICT). Fanno
eccezione le società ICT in house di Regioni e Province Autonome, che
più di tutte ricorrono a corsi di formazione, ma ciò non corregge il
fatto che in generale le giornate dedicate alla formazione sono
pochissime: la media è di 6,2 giornate annue pro-capite nelle aziende
ICT, 4 nella PA, 3 nelle aziende utenti.
- Le lauree più accreditate sono Informatica/Scienza
dell’Informazione, unitamente ad altri indirizzi di Ingegneria. Sia
presso le aziende del settore ICT che presso quelle della domanda,
infatti, sono le lauree che rispondono meglio alle variegate sfide che
l’evoluzione digitale comporta. L’apprezzamento si attesta intorno
all’80% degli intervistati. Per l’80% delle aziende informatiche
risulta inoltre fondamentale un sistema di certificazione delle
competenze tecniche.
- Le retribuzioni nel settore ICT, che costituiscono uno specchio
dell’andamento del mercato, sono un punto che certamente non brilla:
sono infatti più basse rispetto alla media generale, soprattutto per i
livelli decisionali (dirigenti -1,2%, quadri -2,9%), mentre se la
cavano meglio gli impiegati (+3,6%). Nel 2014 c’è stato qualche segnale
di miglioramento: la retribuzione media nel 64% dei casi è stata
superiore all'1%; nel 24% un calo tra l'1% e il 5%; nel 12% dei casi
nessuna variazione sensibile. Segnali positivi, quindi, per il settore
ICT, seppur rimanga indietro rispetto ad altri settori.
- In tema di osmosi scuola-lavoro, lo studio rileva che il 60%
delle aziende (ICT e utenti) e degli Enti ha rapporti continuativi con
il mondo accademico, finalizzati prevalentemente ad assorbire risorse
già formate per attività di stage, nonché di supporto a tesi di laurea
sperimentali. Poche infatti sono le realtà che partecipano ai comitati
di indirizzo dei corsi di studio. I rapporti con gli Istituti
Tecnici/Istituti di Istruzione Secondaria sono scarsi: solo il 27,3%
delle aziende ICT e il 22% di aziende utenti ed Enti Pubblici li
dichiarano.
In sintesi, i dati dell’Osservatorio evidenziano come in Italia la
cultura e le competenze digitali non riescano a tenere il passo con la
società e l'economia; il rischio è che il nostro Paese accentui il
ritardo rispetto alle altre economie sviluppate. Il messaggio che
emerge dalla presentazione dell’Osservatorio non può che concentrarsi
dunque sulla necessità di una condivisione strategica, volta ad
amplificare e velocizzare il dialogo tra mondo dell’istruzione e del
lavoro. E’ necessario, ad esempio, nel breve, accelerare la definizione
di una rinnovata normativa per gli IFTS, realizzare una piattaforma
nazionale dei contenuti didattici digitali, introdurre innovativi
percorsi di formazione accademici, promuovere attività di tutoraggio
extra curricolari.
Tutto questo mentre emerge a latere l’opportunità di adeguare strumenti
consolidati ed emergenti di convalida e riconoscimento delle competenze
e di sostenere le imprese che investono nella creazione di competenze
digitali.
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