Grazie ad un
investimento di un miliardo, promosso dal ministro della pubblica
istruzione transalpino, Najat Vallaud-Belkacem, la busta paga dei
docenti d’Oltralpe presto arriverà in media a 3.900 euro lordi: una
cifra vicina a quanto dovrebbe essere assegnato ai tre milioni di
dipendenti pubblici italiani, se solo si allineassero gli stipendi alla
metà degli aumenti dell'inflazione cresciuti negli ultimi otto anni.
Con i salari dei docenti, fermi a 1.300-1.500 euro, scivolati sotto
pure a quelli degli impiegati. Per questo, Anief ribadisce la necessità
di ricorrere al giudice del lavoro per ottenere giustizia.
Marcello Pacifico (presidente Anief e segretario confederale Cisal): si
tagliano i fondi per adeguare gli stipendi, fermi dal 2009, al costo
della vita e per diversi anni si blocca pure la progressione di
carriera (tanto che nel DEF 2016 l'indicizzazione dell’indennità di
vacanza contrattuale viene bloccata almeno sino al 2018 e forse anche
fino al 2021), salvo poi mettere nel piatto delle briciole frutto di
ulteriori risparmi e tagli che dovrebbero premiare solo alcuni
dimenticando il lavoro di tutti.
In Francia, il Governo investe un miliardo di fondi per gli stipendi
dei docenti: per volontà del ministro della pubblica istruzione
transalpino, Najat Vallaud-Belkacem, una prima tranche è prevista per
il 2017; una seconda, sempre di mezzo miliardo, dal 2020. “L'aumento
annuo medio in busta paga per ogni insegnante francese sarà di circa
1.400 euro lordi”, scrive la stampa italiana. Si tratta di una cifra
vicina a quanto dovrebbe essere assegnato ai docenti in Italia, se solo
si allineassero gli stipendi alla metà degli aumenti dell'inflazione
cresciuti negli ultimi otto anni, a fronte di 17 euro stanziati dal
Governo per i tre milioni di dipendenti pubblici per onorare i
contratti da sbloccare nei prossimi tre anni.
È bene sapere che “un docente in Francia percepisce, in media, uno
stipendio di 3.600 euro lordi mensili e che, attraverso la nuova
riforma, la retribuzione potrebbe tranquillamente arrivare sino ai
3.900 euro lordi”. Se a questo sommiamo il fatto che “in Francia non
esiste la ritenuta alla fonte”, possiamo renderci conto del divario
rispetto al nostro Paese: “certamente, si tratta di numeri che non
fanno altro che evidenziare l'umiliazione dei docenti italiani, il cui
stipendio è congelato da anni in seguito al prolungarsi del blocco del
rinnovo contrattuale: nemmeno un preside a fine carriera, qui in
Italia, riesce a raggiungere cifre di questo genere”.
È un’amara verità, ma nel Paese d'Oltralpe si raggiunge quanto il
giovane sindacato Anief ha sempre rivendicato in Italia: si adeguano
gli stipendi al carovita e nel frattempo si stanziano dei fondi
ulteriori per i più meritevoli. Intanto, da noi si è appena raggiunto
il punto più basso delle retribuzioni mai registrato in 34 anni di
serie storiche, dal 1982. Con gli stipendi dei docenti e Ata della
scuola, fermi al 2009, che anche quest’anno hanno costituito la
Cenerentola della Pubblica Amministrazione, con nemmeno 29mila euro
lordi. Mentre la media dei dipendenti pubblici è sui 35mila euro. Così
un docente ha “un salario medio di 1300-1500 euro contro i 7-8 mila di
un giudice”, mentre un magistrato sui 142mila euro. Che sono pure gli
unici ad essersi vista applicata, tramite ricorso, quella indennità di
vacanza contrattuale negata a tutti gli altri dipendenti statali.
“La verità è che nel nostro Paese si tagliano i fondi per adeguare gli
stipendi all'inflazione: in tal modo, per diversi anni si blocca la
progressione di carriera (tanto che nel Documento di Economia e Finanza
2016 l'indicizzazione dell’indennità di vacanza contrattuale viene
bloccata almeno sino al 2018 e forse anche fino al 2021), salvo poi
mettere nel piatto delle briciole frutto di ulteriori risparmi e tagli
che dovrebbero premiare solo alcuni dimenticando il lavoro di tutti”,
commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario
confederale Cisal.
“La stessa riforma della Buona Scuola – continua Pacifico -, che ha
introdotto il merito e il comitato di valutazione, è l’emblema di
questa logica: devota ancora una volta al risparmio sulle spalle
dell’istruzione pubblica, il Governo vuole far sembrare tale operazione
un investimento a favore dei lavoratori. Solo che andrà a penalizzare
otto docenti su dieci, che dopo i mancati aumenti e la cancellazione
dell’indennità che doveva garantire loro almeno l’adeguamento al costo
della vita, vengono privati anche dei fondi destinati al personale che
svolge attività extra rispetto alla didattica curricolare. Ovvero il 99
per cento di chi insegna oggi”.
Anief ribadisce che il fermo obbligato dei valori dell’indennità di
vacanza contrattuale, dunque, risulta illegittimo ed è possibile
recuperare le somme non assegnate negli ultimi sei anni. Soprassedere
significa non applicare la normativa vigente in materia di tutela
retributiva del pubblico impiego, a partire dall’articolo 2, comma 35,
della Legge n. 203/2008, dalla legge finanziaria 2009 e anche le
disposizioni previste dal Decreto Legislativo 150/2009.
Il giovane sindacato, assieme a Cisal e Radamante, si batte in
tribunale per uniformare l’indennità di vacanza contrattuale al vero
costo della vita, quello certificato dal ministero: ciò comporterà
aumenti degli stipendi, per almeno il 10% nelle buste paga. Per
richiedere, pertanto, l'adeguamento dei valori dell'indennità di
vacanza contrattuale alla metà dell'inflazione, come registrata a
partire dal settembre 2015 rispetto al blocco vigente dal 2008, basta
aderire al ricorso e seguire le istruzioni cliccando qui.
Anief.org