"La
riforma di oggi apre un percorso. La parola chiave è l'autonomia
scolastica", ha detto il ministro Giannini. Una proposizione che
giustifica la facoltà di scelta dei docenti attribuita al dirigente
scolastico. Una proposizione da cui traspare un'anacronistica visione
della scuola, una proposizione che stravolge "la sostanza
dell'autonomia scolastica" [DPR 275/99art. 1], una proposizione che
conferma l'operato della dirigenza scolastica che ha eluso le norme
sulla collegialità. Si tratta di una questione di metodo: razionalità
esige che la soluzione dei problemi avvenga per raffinamenti
successivi. Inizialmente si studia l'ambito in cui sorge il problema,
poi si definiscono i risultati attesi, s'identificano i dati necessari,
si formulano ipotesi e strategie, si capitalizzano gli scostamentitra
esiti e attese. La norma del 99, metodologicamente corretta, definiva
"la sostanza dell'autonomia scolastica" con la specifica delle attività
progettuali necessarie "allo sviluppo della persona umana adeguato ai
diversi contesti" mentre, "la buona scuola", interpreta l'autonomia
come mera facoltà amministrativa. Lalettura dei PTOF mostra la
scelleratezza della scelta ministeriale.
Enrico Maranzana
zanarico@yahoo.it