A Milano
gli alunni mangiano in palestra perché il refettorio è “contaminato”. A
Firenze è la magistratura a verificare la presenza della sostanza tra i
banchi dopo un decesso sospetto. In Basilicata la rimozione è avvenuta
dopo molti richiami. Legambiente ha raccolto dati in oltre 6mila
edifici: uno su dieci presenta problemi. Una scuola su tre non ha
risposto al questionario dell’Osservatorio nazionale amianto. I fondi?
Solo il 9% dei fondi #scuolesicure sono stati usati per le bonifiche
Amianto tra i banchi di scuola: i casi di istituti italiani in cui si
presenta il problema nelle strutture, dai tetti alle mense alle
palestre, sono sempre meno sporadici. A Milano nei giorni scorsi il
comitato genitori della scuola di via San Mamete ha presentato alla
commissione istruzione del comune una lettera per denunciare il fatto
che i bambini mangiano in palestra perché il refettorio è pieno di
amianto ed è stato dichiarato inagibile. A Firenze, all’istituto
“Leonardo da Vinci” dove a seguito di una denuncia fatta da un
professore poi morto per neoplasia, si è aperta un’inchiesta, lo scorso
mese d’agosto il Gip Alessandro Moneti ha respinto la richiesta
d’archiviazione e ha accolto l’istanza presentata dall’Ona
(Osservatorio nazionale aminato) decidendo di proseguire le indagini
“per verificare la reale presenza di amianto nelle strutture
dell’istituto e non limitatamente all’immobile che ospita le lezioni
del biennio, accertando la correttezza e l’esaustività oltre che la
completa applicabilità all’ambiente”. Moneti vuole capire chi ha fatto
le operazioni di demolizione e bonifica e verificare le modalità con
cui sono state eseguite. Intanto al professionale di Policoro in
Basilicata dopo 365 giorni di pressione da parte di “Cittadinanzattiva”
la Provincia nei giorni scorsi è intervenuta ed ha finalmente deciso di
rimuovere il materiale tossico: “Il preside si è mosso. Ha avvisato
l’ente locale ma solo dopo mesi sono intervenuti”, spiega Maria
Antonella Tarsia, segretaria regionale di “Cittadinanzattiva”.
Storie di battaglie che sono in linea con l’allarme lanciato da
Legambiente che ogni anno pubblica un rapporto sulla qualità
dell’edilizia scolastica andando a monitorare i 6.332 edifici di
proprietà dei comuni capoluoghi di provincia: il 10% di questi ha
certificato casi di amianto. “La sensibilità da parte delle
amministrazione comunali – spiegano i responsabili del dossier – c’è ma
nel 2014 (anno su cui è riferito l’ultimo rapporto disponibile) si è
dovuto fare i conti con un calo dei monitoraggi (90,3% contro il 92,2%
dell’anno precedente) nonostante i casi certificati siano in crescita
di due punti e mezzo”.
Sono più al Nord (13,3%) gli edifici con casi certificati rispetto al
Sud dove la percentuale è del 6% e al Centro che si attesta al 4,6%.
Parametri, questi ultimi, che vanno letti con i numeri che indicano i
comuni che hanno effettuato i monitoraggi: al Nord sono il 94,9%, al
Centro il 93,3% e al Sud l’83,3%. Nelle isole, invece, i controlli sono
stati eseguiti nel 66,7% a fronte di un 8,6% di casi certificati. Ma
sono proprio Sicilia e Sardegna a essere quelle che negli ultimi due
anni si sono date maggiormente da fare per effettuare azioni di
bonifica (6,7%) contro il Sud che si ferma al 4,2%.
Ad avere gli occhi puntati sulla questione è anche l’Osservatorio
nazionale amianto che due anni fa ha presentato alla Camera dei
Deputati i dati raccolti: “Sono 2.400 gli istituti che registrano la
presenza di materiali in amianto esponendo al rischio circa 350mila
studenti e 50mila lavoratori della scuola”. Una cifra che è stata
confermata da una ricerca Censis che nello stesso anno stimava in circa
2000 gli edifici scolastici con la presenza della pericolosa sostanza.
Intanto di amianto si muore: “Secondo il registro nazionale mesoteliomi
– spiega il presidente dell’Ona Ezio Bonanni – istituito presso
l’Inail, che censisce le neoplasie dovute all’amianto (pleura,
peritoneo, pericardio e tunica vaginale del testicolo) nel 2012 (ultimo
anno analizzato) erano stati registrati 63 casi nel comparto
istruzione: 41 uomini e 22 donne. Venticinque insegnanti, sei bidelli,
cinque tecnici di laboratorio. Non è dato sapere la loro sorte, ma
considerando quanto sia fulminante la malattia dopo la diagnosi, è
legittimo supporre che siano tutti deceduti”.
MANCANO DATI AGGIORNATI – Il primo problema è quello dei dati certi e
aggiornati. Secondo l’Ona l’unica Regione ad avere dei numeri precisi è
il Lazio che con l’Inail, il ministero della Salute e l’Istituto
superiore di sanità dal giugno 2012 ha dato avvio ad una mappatura
degli istituti scolastici dove vi è conoscenza della presenza di
amianto. Su 2.297 scuole contattate, 789 istituti hanno risposto, 1.508
non hanno partecipato alla compilazione della scheda. Nel 16% delle
scuole controllate si è riscontrata la presenza della sostanza in
coperture, cassoni idrici e linoleum: 5 sono state individuate in
provincia di Frosinone, 20 in provincia di Latina, 9 in provincia di
Rieti, 217 in provincia di Roma e 24 in provincia di Viterbo.
Gli aggiornamenti arrivano da Legambiente che sta elaborando in queste
ore il nuovo rapporto: nel 2014 la maglia nera è andata a Sassari (39%
di casi), a seguire Genova (27% di casi), Bari (23%) e Firenze (16%).
Una classifica che nel 2015 cambia. Secondo le anticipazioni
dell’associazione, Genova resta nella lista nera mentre Bari e Firenze
escono per lasciare spazio nei primi posti ad Agrigento e Forlì. Numeri
che vanno a braccetto con la classifica dei municipi che hanno fatto
più bonifiche negli ultimi due anni: Ragusa, Sassari, Genova e Bari.
IL NODO DEI FONDI PER GLI INTERVENTI – Ma dove si trovano i soldi per
intervenire? Oggi non esistono linee di finanziamento nazionali
specifiche per la bonifica dell’amianto nelle scuole: la competenza è
delle Regioni. Ovviamente i fondi stanziati dallo Stato per la messa in
sicurezza degli edifici scolastici possono comprendere anche questo
tipo di interventi. I 400 milioni stanziati a giugno 2014 (
#scuolesicure, delibera Cipe 66/2014), in continuità con i 150 milioni
del “Dl del Fare”, ad esempio, hanno visto un 19% degli interventi
dedicati alla bonifica dell’amianto. Che non sempre è considerata
prioritaria. Secondo i numeri della struttura di missione per
l’edilizia scolastica di Palazzo Chigi dei 1.215 interventi della prima
annualità dei mutui Bei (905 milioni a totale carico dello Stato) sono
circa cento i cantieri dedicati in modo specifico alla bonifica
dell’amianto. Percentualmente vuol dire circa il 9% degli interventi.
“Sono le Regioni che autonomamente – spiega Laura Galimberti, capo
struttura – stilano la graduatoria degli interventi in base alle loro
priorità La Lombardia ha deciso di valorizzare questi interventi e ad
oggi quasi tutte le scuole di Milano e provincia risultano bonificate”.
Quasi, appunto.
Alex Corlazzoli
Il Fatto Quotidiano