Le nuove generazioni usano internet come compagno di giochi, libro di testo, addirittura al posto del vecchio cortile, per tessere le loro relazioni sociali. Un mondo virtuale ricco di stimoli, ma anche di potenziali pericoli. Ma cosa fanno i giovanissimi quando navigano su internet? E mamme e papà sono realmente consapevoli dei rischi che possono correre i loro ragazzi? Dai dati statistici risulta che due ragazzi su tre tra i 9 e i 16 anni hanno accesso abituale a Internet e hanno un profilo nei social networks.
Si è parlato di questo e di tanto altro giorno 3 Novembre al seminario di Formazione sul tema “Quando chi subisce ha meno di 18 anni. Ragazzi e ragazze vittime della Violenza on line” organizzato dalla professoressa Giusy Ferlito presso l’ITI Cannizzaro di Catania, diretto dalla Prof.ssa Montella.
Il seminario tenuto dal dott. Marcello La Bella, Dirigente della Polizia Postale di Catania e dalla dott.ssa Carmen Bosco Psicoterapeuta dell’ Associazione Antiviolenza Thamaia, ha affrontato il tema dei rischi della rete: dal meccanismo crudele del cyberbullismo, all’istigazione al suicidio causato da ingiurie, al file sharing – ossia alla condivisione di file coperti da copyright - fino al sexting e alla pedopornografia. In particolare il cyberbullismo è in aumento e rappresenta una vera e propria emergenza sociale. Gli ultimi dati evidenziano come si possa essere vittime di bullismo in rete già a nove anni perché è diffuso il comportamento di inviare video o immagini che raffigurano i minori «in modo sconveniente», ad un adulto, per avere in cambio dei regali. Sebbene la convenzione di Lanzarote in vigore dal 2010 oltre a considerare reati gli abusi sessuali sui bambini (prostituzione infantile, pedopornografia) disciplini anche i casi di grooming (adescamento attraverso internet) e di turismo sessuale e sebbene il Parlamento italiano abbia ratificato la convenzione di Lanzarote nel 2012, i reati di abuso su minori attraverso internet rappresentano ancora una piaga terribile nel nostro paese, e purtroppo in continuo aumento. Il tema riguarda tutti e non soltanto i genitori e coinvolge coloro che entrano in contatto con i bambini di questa fascia d’età attraverso l’istruzione, la salute, lo sport. Le istituzioni scolastiche, in particolare, giocano un ruolo primario nella battaglia contro i risvolti negativi che spesso porta con sé la rivoluzione digitale. E se al docente non è permesso fare una perquisizione informatica nello smartphone dello studente, spetta però il compito di segnalare al dirigente e poi agli organi competenti, eventuali informazioni ricevute da compagni o dalle stesse vittime. Il seminario s’è concluso con i suggerimenti del Dirigente della Polizia Postale e della Psicologa ai genitori e ai docenti a seguire sempre con attenzione l’attività sulla rete dei più piccoli e a non sottovalutare eventuali segnali di malessere e disagio che potrebbero degenerare in gesti estremi.
Lucia Andreano (Ufficio Stampa ITI Cannizzaro)