Tutti i
precari della scuola, i docenti delle Graduatorie d'Istituto esclusi
dalla Buona Scuola di Renzi,si sono mobilitati per chiedere soluzioni
adeguate al proprio profilo professionale, in occasione della
definizione della nuova normativa sulla formazione e il reclutamento
dei docenti, in cui è stata definita una fase transitoria dal vecchio
al nuovo. Abbiamo sempre sostenuto che fosse importante lavorare per
una mediazione politica e questo ci ha portato a contribuire alla
definizione di un transitorio che tuttavia lascia irrisolti molti
punti. In occasione della festa dei lavoratori, non possiamo che
assumerci l'onere di una riflessione proprio su questi “casi irrisolti”
che la politica da anni dimentica, senza considerare che dietro ci
siano persone, professionisti che hanno speso la loro formazione anche
nella scuola, che hanno subito ogni sorta di sfruttamento senza alcun
riconoscimento.
Tra le categorie di docenti accomunate da questo destino, spiccano i
docenti in possesso di titoli AFAM, beffati anche dalla definizione che
il MIUR attribuisce loro. Alta Formazione Artistica e Musicale, questo
significa l'acronimo, ma niente nella loro professione di docenti porta
a considerare l'Alta formazione che hanno acquisito nel vecchio
ordinamento e i loro titoli non permettono il riconoscimento
professionale che in altri Paesi è implicito. Nel corso dei decenni
passati, sono stati scavalcati dai loro colleghi esteri e non hanno in
molti casi potuto conseguire un'abilitazione formale, oggi riconosciuta
dai Tribunali italiani come insita nel titolo acquisito e sono relegati
nella III fascia delle graduatorie d'istituto nonostante il titolo e i
numerosi anni di servizio.
Sono moltissimi gli artisti italiani, docenti della scuola statale, a
subire questo smacco e nemmeno la definizione della fase transitoria ha
saputo tener conto della loro specificità. Tale prerogativa, tra
l'altro, non li discosta dalla situazione di colleghi di altre
discipline, ad esempio gli insegnanti tecnico pratici, tutti in III
fascia perché la politica non ha saputo o voluto tener conto del
pregresso, ammantando scelte di contenimento dei numeri con il fumo del
merito e della valutazione. Un percorso ad ostacoli per migliaia di
docenti italiani, per i quali le graduatorie ad esaurimento sono state
sprangate, ma che hanno continuato e continuano ad assicurare
l'istruzione dei nostri giovani e a garantire il regolare svolgimento
del servizio scolastico statale.
La strada del riconoscimento dei titoli AFAM è stata aperta da numerosi
accoglimenti in sede legale, ma non possiamo accettare che solo chi ha
possibilità di ricorrere raggiunga il riconoscimento professionale
dovuto.
Come associazione abbiamo sempre utilizzato i ricorsi come volano per
un cambiamento e non scoraggiamo che intravede nelle azioni legali
fondate una via utile alla propria progressione professionale.
Tuttavia, la politica ha enormi responsabilità soprattutto nei riguardi
di chi non potrà godere dei benefici di un ricorso, nonché il dovere di
farsi carico di valorizzare le risorse umane della scuole, la cui
condizione precaria è determinata non da incapacità, incompetenza o ma
da normative stratificate e mai uniformate da chi ne aveva il potere.
L'utilizzo ad oltranza di precari anche da parte dello Stato è
gravissimo, oltre che contro la normativa vigente, per chi lo subisce e
per lo stesso sistema scolastico. Anni ed anni di negligenza, di vuoti
normativi non possono essere sempre pagati dai cittadini e dalla
comunità scolastica. Se non è questo il momento per chiedere ed
ottenere i dovuti riconoscimenti professionali per tutti i docenti
della III fascia perché non esiste una volontà politica, ciò non vuol
dire che questo non sarà possibile in un futuro prossimo. I ricorsi
faranno, se serve, da apripista, le associazioni faranno il resto nelle
sedi politiche. Adida è nata dalla III fascia ed ha avuto la costanza
di non abbandonare mai il campo delle rivendicazioni di riconoscimento,
contribuendo a raggiungere risultati da utilizzare come base solida per
continuare sulla strada intrapresa. Troppe le scelte politiche
contrarie al buon senso e le recenti vicende del transitorio hanno
confermato che, quando la politica vuole, le soluzioni le trova. Questa
la buona ragione per continuare a lottare per quanti aspettano ancora
un giusto riconoscimento professionale.
Valeria Bruccola, Coordinatrice
nazionale Adida