L'adeguamento dei
processi di istruzione e formazione alle
esigenze del mondo del lavoro come luogo cruciale sia dell'occupabilità
delle persone sia dello sviluppo economico ha posto all'ordine del
giorno la necessità dell'integrazione dei vari segmenti dell'istruzione
con la formazione professionale e di queste due realtà col mondo del
lavoro. ISFOL ci ricorda che "per sistema formativo integrato si
intende quell'insieme organico di offerte integrate tra istruzione,
formazione professionale e lavoro,che giovani e adulti possono
scegliere sulla base di percorsi individuali coerenti per contenuti e
modalità di fruizione con i bisogni propri e del sistema economico"
(Certificazione delle Competenze e lifelong learning" 2004). Il sistema
formativo integrato è un passo necessario per la valorizzazione delle
migliori opportunità formative esistenti in una particolare comunità ed
esprime la consapevolezza che ogni singolo settore formativo non
sia in grado di dare risposte a tutti i bisogni delle persone e
che per questo sia necessario far parte di un circuito di scambi
di arricchimento reciproco.
In Italia a questo principio di cooperazione dei vari settori formativi
si è cominciato a dare fondamento esplicito con il Regolamento
dell'Autonomia (DPR 275/99-art.4, comma 6) e con legge delega 53/2003
(art.2, comma 1 lettera "d" ed "f").
Vi sono altri riferimenti normativi che si accompagnano a questi
citati,che sono fondamentali per la scuola(legge n.144/99
art.68). L'integrazione dei settori formativi è un passo decisivo, ma
non è compiuto. E' tra i più difficili, perchè comporta la rivoluzione
dell'organizzazione del lavoro scolastico e della formazione e
istruzione professionale e una presa in carico della modularità dei
curricoli,dai quali si è ancora lontani.La formazione di un sistema
formativo integrato ha un senso e un'evidenza pubblica nella
prospettiva dell'apprendimento lungo tutta la vita, che è realizzabile
se puo' fare leva sulla nozione di competenza e sulle pratiche di
certificazione. Senza capitalizzazione delle competenze e
riconoscimento
dei crediti non c'è integrazione, nè longlife learning. Per
ottenere questi risultati si deve disporre di strumenti per la
comparazione dei risultati di apprendimento,attivare processi di
validazione con regole chiare, trasparenti, omogenee nei territori,
coerenti con i riferimenti europei, per garantire condivisione e
fiducia reciproca fra tutti gli attori in giuoco (cfr la
Raccomandazione
del Consiglio dell'Unione Europea del 20/12/2012).
La creazione di un sistema formativo integrato,operazione difficile e
complessa"postula l'esistenza di sedi di accertamento dei bisogni, di
decisioni e di programmazione collocate in rapporti, ma fuori
dalle singole istituzioni scolastiche autonome" (F. Farinelli) e fuori
anche dagli altri soggetti istituzionali che ne fanno parte. Il dialogo
dei diversi soggetti impegnati nelle relazioni di
scambio (scuola, formazione, università, impresa) puo' funzionare se
tutti i
soggetti coinvolti condividono standard comuni di competenza e
adottano lo stesso linguaggio per comunicare. Il dialogo puo'
funzionare
se le istituzioni interessate riescono a rendere flessibili i curricoli
per recepire i crediti esterni e a programmare per competenze e se le
attività corsuali sono modularizzate e inserite in un sistema di
riferimento che garantisca flessibilità e cumulabilità.
Per quanto si sia proceduto nell'elaborazione di un'architettura del
sistema di integrazione delle istituzioni formative e del
riconoscimento dei crediti, si è ancora lontani dall'ottenere risultati
accettabili.Manca un sistema di standard formativi, il sistema di
certificazione e riconoscimento dei crediti è nella fase iniziale e per
quanto riguarda la formazione professionale si è lontani dalla capacità
di assicurare un servizio di qualità. Mancano le infrastrutture che
consentono l'integrazione del sistema formativo, che sono anche
prerequisiti per promuovere l'equità e le pari opportunità, la
personalizzazione del percorso formativo, la valorizzazione e la
capitalizzazione delle competenze(G.Di Francesco).
In Italia l'ambito in cui si è lavorato con intensità per arrivare a
definizioni condivise di standard è quello dell'istruzione e formazione
tecnico-professionale ai suoi vari livelli per ovvie necessità.E' il
campo in cui si esercitano le influenze e le pressioni del mondo delle
imprese e della Comunità Europea per favorire la costruzione di un
nuovo mercato del lavoro flessibile, dinamico e in grado di
assorbire le tensioni indotte dalle innovazioni tecnologiche e dalla
concorrenza internazionale. La messa in opera di standard è un modo di
rinforzare i legami del mondo dell'istruzione e della formazione col
mondo economico.
L'idea di standard risponde ad un'idea di utilità propria di una
società che necessita di intese comuni per facilitare la diffusione e
l'amplificazione degli scambi di servizi e di
prodotti.Certificazione, riconoscimento delle competenze e standard
vanno di pari passo. Alla base degli standard deve esserci un'idea
condivisa di formazione e di competenza e per quanto riguarda
l'istruzione e il sistema scolastico un'idea condivisa di di scuola, di
progetto culturale ed educativo. "L'uso dello standard è ancora
molto limitato nel panorama scolastico italiano,quantomeno
nell'accezione di standard di competenza,vale a dire come
condivisione in merito ai livelli minimi degli apprendimenti per
l'ingresso nei percorsi e per la certificazione in uscita". Così
la Di Francesco rispondeva all'inizio del 2004 ai quesiti dell'INDIRE.
Raimondo Giunta