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In Italia a questo principio di cooperazione dei vari settori formativi si è cominciato a dare fondamento esplicito con il Regolamento dell'Autonomia (DPR 275/99-art.4, comma 6) e con legge delega 53/2003 (art.2, comma 1 lettera "d" ed "f").
Vi sono altri riferimenti normativi che si accompagnano a questi citati,che sono fondamentali per la scuola(legge n.144/99 art.68). L'integrazione dei settori formativi è un passo decisivo, ma non è compiuto. E' tra i più difficili, perchè comporta la rivoluzione dell'organizzazione del lavoro scolastico e della formazione e istruzione professionale e una presa in carico della modularità dei curricoli,dai quali si è ancora lontani.La formazione di un sistema formativo integrato ha un senso e un'evidenza pubblica nella prospettiva dell'apprendimento lungo tutta la vita, che è realizzabile se puo' fare leva sulla nozione di competenza e sulle pratiche di certificazione. Senza capitalizzazione delle competenze e riconoscimento dei crediti non c'è integrazione, nè longlife learning. Per ottenere questi risultati si deve disporre di strumenti per la comparazione dei risultati di apprendimento,attivare processi di validazione con regole chiare, trasparenti, omogenee nei territori, coerenti con i riferimenti europei, per garantire condivisione e fiducia reciproca fra tutti gli attori in giuoco (cfr la Raccomandazione del Consiglio dell'Unione Europea del 20/12/2012).
La creazione di un sistema formativo integrato,operazione difficile e complessa"postula l'esistenza di sedi di accertamento dei bisogni, di decisioni e di programmazione collocate in rapporti, ma fuori dalle singole istituzioni scolastiche autonome" (F. Farinelli) e fuori anche dagli altri soggetti istituzionali che ne fanno parte. Il dialogo dei diversi soggetti impegnati nelle relazioni di scambio (scuola, formazione, università, impresa) puo' funzionare se tutti i soggetti coinvolti condividono standard comuni di competenza e adottano lo stesso linguaggio per comunicare. Il dialogo puo' funzionare se le istituzioni interessate riescono a rendere flessibili i curricoli per recepire i crediti esterni e a programmare per competenze e se le attività corsuali sono modularizzate e inserite in un sistema di riferimento che garantisca flessibilità e cumulabilità.
Per quanto si sia proceduto nell'elaborazione di un'architettura del sistema di integrazione delle istituzioni formative e del riconoscimento dei crediti, si è ancora lontani dall'ottenere risultati accettabili.Manca un sistema di standard formativi, il sistema di certificazione e riconoscimento dei crediti è nella fase iniziale e per quanto riguarda la formazione professionale si è lontani dalla capacità di assicurare un servizio di qualità. Mancano le infrastrutture che consentono l'integrazione del sistema formativo, che sono anche prerequisiti per promuovere l'equità e le pari opportunità, la personalizzazione del percorso formativo, la valorizzazione e la capitalizzazione delle competenze(G.Di Francesco).
In Italia l'ambito in cui si è lavorato con intensità per arrivare a definizioni condivise di standard è quello dell'istruzione e formazione tecnico-professionale ai suoi vari livelli per ovvie necessità.E' il campo in cui si esercitano le influenze e le pressioni del mondo delle imprese e della Comunità Europea per favorire la costruzione di un nuovo mercato del lavoro flessibile, dinamico e in grado di assorbire le tensioni indotte dalle innovazioni tecnologiche e dalla concorrenza internazionale. La messa in opera di standard è un modo di rinforzare i legami del mondo dell'istruzione e della formazione col mondo economico.
L'idea di standard risponde ad un'idea di utilità propria di una società che necessita di intese comuni per facilitare la diffusione e l'amplificazione degli scambi di servizi e di prodotti.Certificazione, riconoscimento delle competenze e standard vanno di pari passo. Alla base degli standard deve esserci un'idea condivisa di formazione e di competenza e per quanto riguarda l'istruzione e il sistema scolastico un'idea condivisa di di scuola, di progetto culturale ed educativo. "L'uso dello standard è ancora molto limitato nel panorama scolastico italiano,quantomeno nell'accezione di standard di competenza,vale a dire come condivisione in merito ai livelli minimi degli apprendimenti per l'ingresso nei percorsi e per la certificazione in uscita". Così la Di Francesco rispondeva all'inizio del 2004 ai quesiti dell'INDIRE.
Raimondo Giunta