"Ogni
cosa sulla Terra ha una natura mista, come una miscela di sabbia e
zucchero. Sii come la saggia formica, che prende solo lo zucchero e non
tocca la sabbia".
Paramhansa Yogananda,
Aforismi per la Vita, 2011
Gli zuccheri, carboidrati o glucidi provengono dal Regno vegetale ed
hanno formula generica Cn . (H2O)n.
Essi sono ottenuti mediante la fotosintesi clorofilliana e la nota
reazione:
6CO2 + 6H2O
--> C6H12O6
+ 6 O2, che è una reazione fotochimica
dell’energia solare catalizzata dalle clorofille presenti nelle piante.
Tutti i vegetali sono organismi autotrofi e con la fotosintesi
clorofilliana riescono da sé a sintetizzare i carboidrati, che sono da
considerare le molecole prime della Vita. In linea
teorica è possibile ottenere i glucidi da tutte le piante, ma
solo poche specie li formano in concentrazione idonea per il
processo d’estrazione dello
zucchero. Difatti il saccarosio
(disaccaride derivato dall’unione di glucosio e del fruttosio), lo
zucchero di cui facciamo uso, si ricava solo da poche specie vegetali
che riescono più di altre a concentrarlo nei propri tessuti in maniera
significativa.
Insieme allo zucchero le piante producono anche l’Ossigeno, che
rilasciato in atmosfera consente la respirazione degli organismi
viventi.
Nel corso dei millenni lo zucchero conosciuto era una rarità e per
l’addolcimento delle bevande o del cibo, si faceva ricorso al miele ed
allo zucchero o al saccarosio ricavato dalla canna da zucchero.
Nel 1463 con la scoperta dell’America si assiste ad una svolta cruciale
nella storia dello zucchero, in quanto la coltivazione della Canna da
zucchero si estende ai vari paesi colonizzati, che la cominciano a
coltivarla intensamente, con la conseguenza dell’aumento della sua
produzione.
Nel 1600 si scopre che oltre la Canna da zucchero anche dalla
barbabietola è possibile ricavare il saccarosio, quando l’agronomo
francese Oliver De Serres descrisse alcuni tipi di bietola provenienti
dall’Italia, che fornivano un estratto simile allo sciroppo di zucchero.
Nel 1747 il chimico tedesco Andreas Marggraff riesce a cristallizzare
il succo di zucchero ricavato dalle radici di bietole.
Un suo allievo, Franz Carl Achard, prosegue e perfeziona gli
studi e le ricerche e così si giunge alla barbabietola come
vegetale più adatto nella produzione dello zucchero o saccarosio, in
grado si soppiantare quello ricavato dalla canna da zucchero.
Nel 1796 tutto ciò sfocia nella costruzione in Cunem in Slesia del
primo stabilimento per la produzione industriale dello zucchero.
Dal 25 Marzo 1811 si devono a Napoleone i primi atti o decreti emanati
per superare le difficoltà di approvvigionarsi dello zucchero da canna
prodotto nei Tropici, che da lì a poco avrebbero dato impulso alla
coltivazione ed all’estrazione dello zucchero dalla barbabietola col
sorgere degli zuccherifici.
Successivamente lo sviluppo dell’industria saccarifera basata sulla
barbabietola in Europa e nel mondo fu inarrestabile ed al centro di
numerosi interessi della politica e del capitalismo.
Nel 1809 appare in Italia il primo manuale sulla coltivazione della
barbabietola e dopo il primo decreto di Napoleone anche in Italia
comincia la produzione industriale dello zucchero con un vero e proprio
stabilimento costruito nel 1894 a Rieti.
Nel contesto della produzione del saccarosio è da menzionare l’opera
svolta da Ottavio Munerati (18/12/1875 – 18/06/1949), Direttore della
Regia Stazione Sperimentale di Bieticoltura di Rovigo, che è stata
fondamentale nel consolidamento della Bieticoltura italiana.
Cosicché in varie parti d’Italia sorgono gli zuccherifici e si
afferma l’industria saccarifera basata sull’estrazione del saccarosio
dalla barbabietola, che contribuirà non poco allo sviluppo ed al
benessere della nostra Nazione.
In tutte le piante e nelle saccarifere la formazione del saccarosio non
avviene nei cloroplasti ma nel citoplasma, ed essa si realizza tramite
una serie di reazioni che prevedono la trasformazione per mezzo di
enzimi del glucosio 6-fosfato in fruttosio 6-fosfato, che convertito in
glucosio 1-fosfato, reagisce con l’Uridin trifosfato per formare
l’uridin difosfato glucosio, il quale reagendo con il fruttosio
6-fosfato forma il saccarosio.
Le piante saccarifere comprendono la Canna da zucchero (Saccharum
officinarum L., Gramineae) originaria della Nuova Guinea, la
Barbabietola (Beta vulgaris subspec. vulgaris L., Chenopodiaceae),
l’Acero saccarino (Acer saccharinum L., Aceraceae), le Palme da
zucchero (Phoenix sylvestris (L.) Roxb., Arenga pinnata, (Wurmb) Merr.,
Palmae).
La Canna da zucchero è una specie originaria della Nuova Guinea ed è
una Graminacea poliennale con fotosintesi C4, brevidiurna, eliofila.
Nel culmo, nelle cellule parenchimatiche, si accumulano il glucosio e
il fruttosio che in un secondo momento si uniscono per formare il
saccarosio, il quale viene accumulato nei vacuoli della cellula.
Il saccarosio è circa il 55% e risulta maggiore nella parte basale del
culmo e decresce negli internodi dell’apice.
Il culmo diventa maturo dopo 18-24 mesi, quando le foglie basali si
ingialliscono e i nodi della base di presentano rigonfi.
La raccolta si effettua a tale stadio e prevede la rimozione del culmo
apicale, che è ricco di monosaccaridi ed amminoacidi.
Il processo d’estrazione si effettua immediatamente dopo la raccolta e
deve svolgersi in modo rapido, in modo da impedire la conversione del
saccarosio in destrano, un polisaccaride ad alto peso molecolare, ad
opera dei batteri.
La Canna da zucchero è propagata con talee contenenti ad ogni nodo una
gemma ascellare e dei primordi radicali avventizi.
La Barbabietola (Chenopodiaceae) è una pianta biennale in quanto il suo
ciclo vegetativo o di accrescimento e riproduttivo si svolge in due
anni.
La pianta è caratterizzata da una rosetta di foglie su un fusto che
rimane molto corto e che si ingrossa con la radice per formare il
fittone radicale.
I semi sono degli acheni riuniti in glomeruli che hanno una lenta
germinazione a causa della loro lignificazione, che ostacola
l’assorbimento dell’acqua.
Il fittone radicale inizia subito ad ingrossarsi e forma un cambio
cribovascolare ed ha quindi un accrescimento secondario o in spessore,
che forma una serie multipla di cerchi anulari, con produzione di
anelli di legno non lignificati, in stretta relazione col numero delle
foglie.
Il fittone a causa della scarsa lignificazione ha un succo succulento.
Nelle foglie si formano il glucosio e il fruttosio che vengono
trasferiti nelle cellule del fittone dove, nei vacuoli, vengono
condensati in saccarosio, per circa il 20 % in peso del fittone.
La raccolta del fittone si effettua quando le foglie cominciano ad
appassire estraendolo dal suolo e tagliando la rosetta di foglie, che
vengono impiegate come foraggio per il bestiame.
Se la pianta non viene raccolta nell’autunno entra in dormienza e nella
primavera successiva, in coincidenza del fotoperiodo più lungo, si ha
una nuova attività di crescita che culmina con la formazione
dell’infiorescenza simile a spighe e del seme.
Il processo di estrazione inizia dopo la raccolta e prevede la
triturazione in fettucce delle radici delle Barbabietole e la loro
cottura in acqua calda, in modo da estrarne un liquido o sugo
zuccherino che ha una concentrazione in zucchero di circa il 13- 14 %.
Il liquido zuccherino a questo punto viene sottoposto al processo calco
– carbonico cioè all’azione della calce idrata e di quella
successiva dell’anidride carbonica, in modo da chiarificarlo con
l’eliminazione dal sugo delle impurità.
Dopo si procede all’evaporazione dell’acqua ed alla concentrazione del
sugo che con vari macchinari e si raffina ulteriormente, sino ad
ottenere la sua completa purificazione e cristallizzazione.
Il Sorgo zuccherino accumula il saccarosio nel culmo come nella Canna
da zucchero.
Il saccarosio è distribuito in maniera difforme ed è impuro per la
presenza di amido e di acidi.
Gli internodi apicali hanno una elevata presenza di saccarosio, amido
ed acidi, mentre quelli basali hanno un elevato contenuto in glucosio e
fruttosio.
Il sorgo zuccherino si raccoglie quando le cariossidi sono mature per
avere una maggiore concentrazione in zuccheri nel prodotto finale.
Lo zucchero estratto non è cristallizabile, ma può essere chiarificato
per ridurne l’amido e l’acido acotinico per ottenere uno sciroppo, che
è utilizzato anche nella distillazione dell’alcool.
L’Acero saccarino non è una pianta che accumula il saccarosio, come la
canna e il sorgo o la barbabietola, ma è una pianta che accumula amido.
Il saccarosio si ricava da delle incisioni sul tronco quando la linfa
grezza si presenta ricca in zuccheri solamente alla fine dell’inverno,
quando la pianta solubilizza le scorte di amido in zuccheri per la
ripresa vegetativa primaverile.
La linfa emessa contiene il 5-7 % di saccarosio.
Le Palme da zucchero contengono saccarosio nel flusso linfatico quando
emettono la loro infiorescenza.
Incidendo l’infiorescenza appena schiusa si ha l’emissione della linfa
che contiene circa il 12-18 % di saccarosio.
Una singola infiorescenza produce circa 4 litri di succo zuccherino al
giorno per più di 5 mesi.
La linfa, purificata, bollita e lasciata raffreddare si indurisce in
uno zucchero chiamato jaggery.
Il nostro organismo ha bisogno per i propri processi metabolici di
circa 130 g di glucosio al giorno per poter funzionare in modo
corretto, ovviamente anche come zucchero ricavato dall’alimentazione in
generale.
Eppure lo zucchero nei nostri tempi e secondo molti “esperti” è
diventato pericoloso e un nemico, responsabile d’essere la causa del
diabete, della carie, dell’obesità e di altre patologie.
Bisogna dire che tali affermazioni non sono affatto vere, in quanto non
hanno alcuna base scientifica.
Peraltro lo zucchero assunto a piccole dosi è terapeutico, efficace nel
limitare l’acidità gastrica e nel facilitare la digestione, in più
risulta emostatico sulle ferite.
Come può la molecola prima della Vita essere nociva o pericolosa per la
salute ?
Non è possibile, né credibile, né tantomeno è stato dimostrato.
In realtà qualsiasi sostanza diventa nociva, tossica e velenosa in
riferimento alla quantità assunta nell’organismo, che evidentemente
eccede la sua capacità d’impiego, metabolica o trasformativa e che ne
impedisce la sua eliminazione.
Ed è ovvio che se si eccede e si fa una vita sedentaria qualsiasi
sostanza nell’organismo può avere degli effetti negativi derivati
dall’accumulo e dall’insufficiente impiego ed
eliminazione.
In linea di principio quindi nessuna sostanza è di per sé pericolosa o
velenosa, né fonte di malattia, perché gli effetti nocivi dipendono
dalla quantità assunta nell’organismo e dalla sua capacità metabolica
di conversione e di eliminazione.
Pertanto invece di diffondere informazioni non vere, allarme e
demonizzare bisognerebbe dire la verità e cioè che lo zucchero, la
molecola della vita, non è affatto dannosa all’organismo, che nessuna
dieta è preferibile ad un’altra, che nessuna sostanza e nessun alimento
o molecola sono negative o positive di per sé stesse, perché ogni
sostanza o molecola può essere pericolosa, velenosa o nociva in
relazione alla quantità assunta ed alla velocità metabolica delle sue
trasformazioni nell’organismo ai fini della sua eliminazione.
In conclusione è da rilevare che in l’Italia dall’autosufficienza della
produzione con quote destinate all’esportazione, si è passati
all’importazione quasi totale dello zucchero o del saccarosio, cioè si
importano in Italia quantità di zucchero superiori a più di due terzi
il proprio fabbisogno.
Tale situazione che non è isolata ma coinvolge diverse produzioni
agricole come, ad esempio, il frumento e il riso è davvero un’assurdità
e, nel caso, è pure dannosa per il reperimento e la disponibilità dello
zucchero nel mercato se pensiamo che gli ettari coltivati a
barbabietola erano, non molto tempo fa, circa 300.000 e che l’industria
saccarifera italiana contava circa 7000 addetti e ben 19 stabilimenti
diffusi in quasi tutto il territorio nazionale.
Attualmente gli zuccherifici in Italia si sono ridotti a 2 effettivi
funzionanti (Pontelongo – Veneto e Minerbio – Emilia Romagna, della
COPROB), a causa di decisioni europee molto discutibili e comunque poco
rispettose dell’agricoltura italiana e dell’Italia, che purtroppo sono
state accettate e rese operative dai responsabili politici italiani,
nonostante siano svantaggiose e tutte verso la decrescita del nostro
Paese, con la conseguenza della quasi totale scomparsa dell’industria
saccarifera e della coltivazione della barbabietola, costruite con
fatica e sacrifici degli uomini nell’arco in più di un secolo, con la
conseguenza della possibile penuria di questo prezioso alimento sul
mercato italiano.
In tutto questo si coglie l’intento dei governi umani di sostituirsi
alla Fisiocrazia, cioè al governo della Natura, senza sapere che ciò
inesorabilmente ci conduce in situazioni difficili ed imprevedibili, in
quanto è solo tramite l’armonia tra Natura e Cultura che si assicurano
il progresso e lo sviluppo umani.
Marcello Castroreale
mcastroreale@alice.it
Estratto da:
Marcello
Castroreale “La Natura, la Coscienza e l’Armonia”, Vol. II,
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