Salvatore Pappalardo ha dedicato la sua operosa vita alla
Cultura. Docente d'italiano e storia nei licei, nel mentre svolge la
sua attività di giornalista per oltre quarant'anni. Intellettuale
curioso ha di recente avuto il grande merito di ricostruire la storia
della mitica rivista "II lunario siciliano", fondata nel 1927, dagli
isolani Nino Savarese e Francesco Lanza: due uomini 'complementari',
come ha notato il nostro Camilleri, e, perciò, molto più che amici.
Poi, nel torbido clima del periodo, la pubblicazione fu presto
funestata da circostanze di carattere politico, finendo per cessare la
sua attività.
Ma, al di là della vicenda avventurosa del periodico, il cuore della
pregevole analisi del Pappalardo è tutto nell'attenzione prestata dalla
rivista al caso letterario creatosi attorno all'opera dello scrittore
siciliano Giovanni Verga. I suoi critici ennesi predisposero tutta una
serie di riflessioni intorno all'opera dello scrittore siciliano, ai
suoi modelli ed alle influenze, tutte tese a confutare le accuse di
regionalismo e di zolismo mosse al tempo al grande scrittore siciliano.
La ricostruzione del Pappalardo, svolta con notevole rigore filologico
e acribia illumina la fecondissima attività culturale che dagli anni
Venti e Trenta percorse la Sicilia, al pari di tutto il mondo
occidentale. Così, il critico letterario ci ricorda la forte presenza
siciliana nella cultura europea dell'epoca, come segnalava già nel 1917
Giovanni Gentile, che «a Palermo e nel resto della regione si troverà
una cultura italiana e nazionale; ma quella siciliana va cercata
soltanto nei libri dei trapassati».
Il Verga del Pappalardo si presenta allora come uno degli scrittori più
inquieti e tormentati della letteratura nazionale. E, attraverso
un'analisi critica accurata, Salvatore ci restituisce invece una figura
a tutto tondo, uno scrittore di altissimo livello. Probabilmente
l'unico autore sinceramente europeo che conobbe l'Italia nella seconda
metà dell'Ottocento.
prof. Roberto Tufano