Il Cacciavite
Gli istituti professionali e gli istituti tecnici sono stati riportati
sotto la direzione del Ministero della P. I e nell'ambito delle
competenze dello Stato con una una legge di riconversione di un
decreto recante misure urgenti per la tutela dei consumatori, la
promozione della concorrenza, lo sviluppo delle attività economiche e
la nascita delle nuove imprese(legge n. 40 del 2007). Che ci stia a
fare
la scuola in cotanto spazio economico-aziendale non è dato da
comprendere; importante è che ad ogni buon conto si sia
cercato di trovare una soluzione ragionevole ai problemi della
formazione e dell'istruzione professionale. Ragionevole, ma non
semplice. Il ministro allora facente funzioni disse che si doveva
lavorare col cacciavite per arrivare a qualche risultato
accettabile. Era forse l'unico attrezzo disponibile in Viale Trastevere
...
Risparmio agli eventuali lettori la citazione integrale dell'articolo
13 della legge 40/2007 e dei suoi commi, anche se si tratta di un
testo memorabile di burocratese parlamentare/governativo. Ne riporto le
decisioni che riguardano l'argomento che si sta trattando:
1)Tecnici e
professionali tornano a far parte dell'istruzione secondaria superiore
statale;
2)Tecnici e professionali sono istituzionalmente finalizzati al
conseguimento del diploma;
3)Con appositi regolamenti si deve procedere
alla riduzione degli indirizzi e del monte ore complessivo;
4)Si
rinvia all'anno scolastico 2009/2010 l'entrata in vigore dei nuovi
regolamenti;
5)Si adotteranno linee guida al fine di realizzare organici
rapporti tra percorsi degli istituti tecnico-professionali e i percorsi
di istruzione e formazione professionale, finalizzati al conseguimento
di qualifiche e diplomi professionali di competenza delle regioni,
compresi in un apposito repertorio nazionale;
6)vengono lanciati i" poli
tecnico-professionali " da costituire tra istituti tecnici, istituti
professionali, strutture accreditate di formazione e quelle che operano
nell'ambito del sistema dell'istruzione e formazione tecnica
superiore, denominati istituti tecnici superiori.
Praticamente alle
Regioni sono stati lasciati i corsi di istruzione e formazione
professionale della durata massima di 4 anni e allo Stato ritornavano
tecnici e professionali. Da uno che erano, divennero tre. Nella lunga
storia del riformismo italiano è stato dimostrato che è più facile
aggiungere che diminuire e che così ci si toglie da ogni impiccio. . .
La
soluzione praticabile e ragionevole del rientro degli istituti
professionali e degli istituti tecnici nelle competenze statali non
cancella tutti i problemi rimasti sul campo e il più importante è
quello di definire con accettabile chiarezza la differenza tra tecnici
e professionali, considerato che si è voluto ancora
distinguerli e tenerli divisi. Non meno significativo è quello di
stabilire le norme di coabitazione tra istruzione professionale statale
e istruzione e formazione regionale.
Progetto '92
L'istruzione professionale che si dichiarava di volere riformare aveva
avuto una importante e significativa trasformazione col Progetto
92(D. M. 24 Aprile 1992 e D. M. 15 Aprile 1994) e francamente è
difficile comprendere perchè abbiano voluto metterci le mani dopo
il viaggio di ritorno dalle competenze regionali. Il Progetto 92 parte
in via sperimentale nel 1988 e venne esteso a regime a tutte le classi
iniziali dei corsi di qualifica a partire dall'a. s. 1995/96.
Il
triennio era articolato in un biennio unitario e in un anno
professionalizzante; il curriculum comprendeva tre aree di
apprendimento:un'area comune di cultura generale a carattere umanistico
e scientifico (di 22 ore settimanali complessive); un'area di indirizzo
diversificata secondo settori tecnologici(di 14 ore
complessive); un'area di approfondimento di complessive 4 ore ed
obbligatorie finalizzate al primo anno al recupero di competenze di
base, nel secondo e nel terzo finalizzate per approfondimenti
professionali specifici, anche con l'apporto di realtà esterne. Il
curriculum del biennio post-qualifica era articolato in tre
aree:due di competenza statale (area comune e area di indirizzo di 15
ore settimanali ciascuna) e una di competenza regionale(area
professionalizzante 300/450 ore annue) che integrava
istruzione, formazione e lavoro.
Quest'area comprendeva le attività di
stage presso aziende pertinenti col profilo del settore dell'istruzione
professionale. Al termine del percorso formativo e raggiunti gli
obiettivi stabiliti, gli alunni conseguivano oltre al diploma anche la
qualifica professionale regionale di secondo livello. Il Progetto 92
riduceva le qualifiche da 150 a 18, salvo casi di particolari
qualifiche atipiche, e le accorpava in grandi aree di professionalità
polivalente; irrobustiva la formazione culturale generale per superare
il carattere addestrativo della formazione professionale, introduceva
l'organizzazione modulare della didattica, propugnava la
personalizzazione dell'intervento formativo, mediante spazi di
insegnamento programmabili in funzione dei bisogni individuali o di
piccoli gruppi. L'unico vero problema che lasciava insoluto era il
carico di lavoro settimanale, mai inferiore alle 40 ore settimanali,
che
scendeva a 34 ore nel Progetto 2002 che, però non interessava la
totalità degli istituti professionali.
Tecnici e professionali
Il primo tentativo per giustificare la scelta di tenere
ancora divisi gli Istituti Tecnici e gli Istituti
professionali è stato fatto dalla Commissione De
Toni(Persona, tecnologie e professionalità. Gli istituti tecnici e
professionali come scuole dell'innovazione. Roma 2008 ) . Rileggendo
quanto venne scritto a dir la verità non si riesce a capire perchè
l'abbiano deciso; non che manchino delle differenze, ma siamo
nell'ordine
delle sfumature. Gli istituti tecnici, si afferma: "offrono ai giovani
conoscenze teoriche e applicative spendibili in ampi contesti di
studio, professionali e di lavoro, nonchè una gamma di abilità
cognitive
necessarie a risolvere problemi, a sapersi gestire autonomamente in
ambiti caratterizzati da innovazioni continue, assumendo
progressivamente anche responsabilità per la valutazione e il
miglioramento dei risultati ottenuti".
Gli istituti professionali
, invece, "forniscono ai giovani la formazione generale tecnica e
professionale, riferita alla cultura e alle attività lavorative, nonchè
una gamma di abilità necessarie a risolvere problemi, sia per sapersi
gestire autonomamente in ambiti caratterizzati dalla personalizzazione
del prodotto e del servizio, sia per assumere responsabilità nel
monitoraggio, nella valutazione e nel miglioramento dei risultati di
lavoro". Forse consapevoli della friabilità delle specifiche
differenze che si erano pensate tra i due tipi di istituti
nei relativi Regolamenti del 2010 si è calcato la mano per
rendere più esplicita la la loro distinta identità, col risultato, a
mio
parere, di declassare i professionali e di
rendere incomprensibile questa loro
specificità, rispetto all'istruzione e formazione regionale.
"L'identità degli istituti professionali si caratterizza per una solida
base di ISTRUZIONE GENERALE, che consente agli studenti di sviluppare
in UNA DIMENSIONE OPERATIVA, saperi e competenze necessari per
rispondere alle esigenze formative del settore di riferimento
considerato nella sua dimensione sistemica per un RAPIDO
INSERIMENTO NEL MONDO DEL LAVORO e per l'accesso all'università e
all'istruzione tecnica superiore"(Regolamento dei professionali; a
lettere maiuscole gli elementi più significativi ).
"L'identità
degli istituti tecnici si caratterizza per una solida base CULTURALE DI
CARATTERE SCIENTIFICO E TECNOLOGICO, in linea con le indicazioni
dell'Unione Europea, costruita attraverso lo STUDIO, L'APPROFONDIMENTO
E L'APPLICAZIONE DI DI LINGUAGGI E METODOLOGIE DI CARATTERE GENERALE E
SPECIFICO, ed è espressa da un limitato numero di ampi indirizzi
correlati a SETTORI FONDAMENTALI PER LO SVILUPPO ECONOMICO E
PRODUTTIVO DEL PAESE, con l'obiettivo di fare acquisire
agli studenti in relazione all'esercizio di professioni tecniche
, saperi e competenze per un rapido inserimento nel mondo del lavoro e
per l'accesso all'università e all'istruzione e formazione tecnica
superiore"(Regolamento dei tecnici; a lettere maiuscole gli elementi
piu' significativi).
Mi pare che non ci sia paragone, anche se tutti e
due gli indirizzi potrebbero condurre all'Università e si spera
che consentano il rapido inserimento nel mondo del lavoro. Dai
propositi
espressi nei Regolamenti vien fuori da una parte il capo-cantiere
e dall'altra al massimo il suo aiutante... Se queste sono le
caratteristiche dei professionali è lecito chiedersi per
quali motivi siano state tolte loro le
qualifiche e si sia stabilito che avessero la
stessa struttura curriculare degli altri indirizzi delle
superiori. Nel mantenimento degli istituti professionali, che in
qualche modo si doveva giustificare, più della necessità di un
indirizzo di studio diverso da quello dei tecnici, hanno
avuto un ruolo le naturali resistenze del personale e la preoccupazione
di un ridimensionamento dell'offerta formativa con la conseguente
diminuzione dei posti di lavoro . L'Istruzione professionale era troppo
grande per potere sparire o trasferirsi. Ha avuto la sua
importanza la profonda sfiducia nella capacità delle Regioni di
organizzare un'offerta formativa di corsi triennali e
quadriennali degna di questo nome . Tanto è vero che i
professionali statali possono e potranno continuare a rilasciare
qualifiche in via sussidiaria e con relativo accreditamento, qualora le
regioni non fossero in grado di poterlo fare.
Con le Regioni c'è ancora un pericolo di balcanizzazione
dell'istruzione e formazione professionale, nonostante il rimedio del
Repertorio nazionale delle qualifiche e la decisione di costituire la
Rete nazionale delle scuole professionalizzanti; c'è un problema di
disomogeneità di insediamento territoriale e della sua qualità; c
è un problema di stabilità ordinamentale, di programmazione, di
certezza di organici e di finanziamenti. Un sistema di istruzione e
formazione non si inventa su due piedi e non poche Regioni hanno avuto
difficoltà a elaborare risposte adeguate ai cambiamenti del mondo
del lavoro. Per passare dall'addestramento dei piani annuali ai
processi
di lunga durata delle qualifiche triennali e quadriennali bisogna
fare un salto enorme e c'è sempre il rischio di rompersi l'osso
del collo. Ad ogni buon conto ormai ci sono l'istruzione e formazione
regionale e l'istruzione professionale statale ; il problema è quello
di
saperle fare convivere nella collaborazione e nella distinzione
per evitare sprechi e per dare occasioni convincenti di
formazione a parte importante della popolazione giovanile.
L'istruzione professionale dal 2010 ai
decreti delegati della 107
L'istruzione professionale configurata dal Regolamento del 2010 si
articola in due settori e sei indirizzi. I due settori sono quello dei
servizi e quello dell'industria e artigianato; gli indirizzi per
il settore dei servizi sono :servizi per l'agricoltura e lo sviluppo
rurale; servizi sociosanitari(con le articolazioni
ottico-odontotecnico); servizi per l'enogastronomia(con le
articolazioni
servizi sala e vendite e accoglienza turistica) e l'ospitalità
alberghiera; servizi commerciali. Gli indirizzi del settore industria e
artigianato sono :produzioni industriali e artigianali; manutenzione e
assistenza tecnica. Col Regolamento del 2010 venne fatta
un'ulteriore scelta di razionalizzazione e di
semplificazione dell'offerta formativa degli istituti
professionali, accompagnata dalla ristrutturazione dei curricoli per
renderli più vicini alle esigenze del mondo del lavoro e alle
prospettive dell'occupabilità degli alunni.
I curricoli dei professionali del 2010 sono strutturati in due bienni e
in un quinto anno e vedono una crescente presenza delle attività
e degli insegnamenti obbligatori di indirizzo, che nel primo biennio
totalizzano 396 ore annue su 1056 e nel secondo biennio e nel quinto
anno 561 ore su 1056. L'orario settimanale delle lezioni viene
portato a quello standard di 32 con riduzione anche delle ore di
indirizzo e delle compresenze. Chiaramente in orario antimeridiano
32 ore possono sembrare più che sufficienti, ma una buona attività di
laboratorio o nel reparto di lavorazione o nell'azienda agraria
richiede un diverso orario e una sua diversa distribuzione, altra
organizzazione degli istituti e dei servizi per gli studenti.
Il regolamento del 2010 concede ai professionali una maggiore libertà
d'azione e una più complessa struttura organizzativa(non solo il
comitato tecnico-scientifico, ma anche l'ufficio tecnico nel settore
industria) per renderli più sensibili e rapidi nelle proposte di
potenziamento e di diversificazione dell'offerta formativa, in
modo da potere rispondere alle richieste di professionalità provenienti
dai cambiamenti e dalle esigenze del territorio.
Gli istituti
professionali, infatti, possono utilizzare la quota di autonomia del
20%
dei curricoli nell'ambito degli indirizzi definiti dalle Regioni e in
coerenza col proprio profilo ; possono utilizzare gli spazi di
flessibilità per articolare in opzioni le aree di indirizzo "con
riferimento all'orario annuale delle lezioni entro il 35% nel secondo
biennio e il 40% nell'ultimo anno. Possono utilizzare gli spazi di
flessibilità anche nel primo biennio entro il 25 % dell'orario annuale
delle lezioni per svolgere un ruolo integrativo e complementare
rispetto al sistema dell'istruzione e formazione regionale.
La flessibilità organizzativa e didattica dovrebbe essere
gestita oltrechè per una più facile corrispondenza alle esigenze
individuali di formazione, anche per prevenire e contrastare la
dispersione scolastica. A parere del legislatore i nuovi percorsi
dell'istruzione professionale sono organizzati per stabilire organici
raccordi con l'Istruzione tecnica e con l'istruzione e formazione
regionale, in modo da garantire i passaggi tra i sistemi e sono
caratterizzati per la capacità di istituire rapporti
positivi e costanti con la realtà economica e sociale
locale, attraverso relazioni con i soggetti istituzionali, economici e
sociali presenti nel territorio, compreso il volontariato e il privato
sociale. L'alternanza scuola /lavoro è lo strumento metodologico
fondamentale per allacciare questo legame in modo sistematico.
Continua ...
Raimondo Giunta