Non scoraggiamoci, la
nottata del bullismo “ha da passare”. E passerà. Ce lo auguriamo.
Ma non criminalizziamo i giovani, facendone di tutta un’erba un fascio.
Non sono mica nati tutti bulli! Si deve riconoscere che all’origine di
certa violenza giovanile, - e, purtroppo, non solo verbale -, c’è una
responsabilità sistemica generale, diciamo strutturale, le cui colpe
vanno bene, bona fide, individuate, e, poi, equamente, impietosamente
spalmate: sulla famiglia, padri e madri spesso inadeguati e immaturi;
su certa informazione mediatica, spesso superficiale e volgare, su
certa stampa, spesso oscenamente faziosa, su certi intellettuali,
spesso cattivi maestri di vuote eccitanti chiacchiere; e sulla
politica, molto spesso, ai dì nostri, litigiosa e arruffona, senza
etica, cattivo esempio per tutti. Certe manifestazioni di violenza
giovanile, sono, quindi, lo specchio della malattia di cui soffre la
nostra società; è essa ( società infetta, malata) la mandante del
sicario virus bullista!
Oggi, la cosiddetta buona scuola arranca; nei fatti, non si è rinnovata
veramente; al contrario, si è appesantita, azzeccagarbugliata da leggi,
disposizioni, circolari pletoriche, e da burocrazia farraginosa, e
avvilente; e così, i dis-graziati docenti, oberati d’impegni cartacei
infruttuosi, frastornati, stanchi e smarriti, hanno perso il senso vero
del loro ruolo e della loro funzione; e così, in aggiunta, - ( non ci
facciamo mancare nulla, noi!) -, una certa dirigenza, improvvisata e
precaria, sprovveduta, e spesso, senza carisma, priva di autorevolezza
necessaria per poter gestire e sfruttare al meglio l’autonomia
scolastica, ha incentivato la confusione, aggravando ulteriormente il
malessere generale della ” paideia”! .
Che fare?
Ci vuole un Ritorno! Una Ri-fondazione. Una Ri-voluzione
Come? ri-vedendo e re-cuperando il meglio del passato della nobile
tradizione della nostra comunità educante, per costruire il futuro. Il
compito precipuo della scuola altro non è che quello di tramandare il
patrimonio della storia del passato; di educare le menti alla
riflessione, allo spirito critico, al gusto estetico; di trasmettere i
valori fondativi del vivere civile, senza appiattire gli interessi dei
giovani, tutti sul presente, né, tanto meno, sottometterli allo spirito
di uno storicismo cinico e corrosivo, che tutto giustifica, e
razionalizza, in nome di un dio Progresso, come se il progresso abbia
sempre e comunque ragione , come se i suoi fatti, i fatti di progresso,
in quanto fatti inscritti nell’orizzonte della storia, abbiano sempre,
e in ogni caso, una intrinseca necessità logica e, pertanto, debbano
essere accettati per come sono, senza discuterli! Dare ragione dei
fatti, non significa, ipso facto, dare ragione ai fatti. Credo
piuttosto che bisogna restituire alla scuola il compito di attrezzare i
giovani a potere dare giudizi di valore, a saper leggere criticamente
la storia, la tradizione, il passato; a farli innamorare del passato
per pensare di costruire il futuro. La scuola deve insegnare ai giovani
che le loro esigenze esistenziali, il loro arricchimento interiore, di
pienezza vitale, di creatività e progettualità, si possono potenziare,
e soddisfare, solo se i fatti della storia si iscrivano dentro, e non
al di fuori delle dimensioni valoriali, cui quelle esigenze si
richiamano.
Nuccio Palumbo