Negli ultimi tempi,
sono saliti alla ribalta della cronaca frequenti casi
di bullismo scolastico e di teppismo adolescenziale: fenomeno inedito
ed
impensabile, almeno nelle dimensioni in cui oggi si va configurando.
Ogni
giorno si leggono notizie di docenti aggrediti e malmenati dagli
studenti o
dai genitori. Comportamenti sociali deprecabili e da vituperare, senza
se e
senza ma. Detto ciò, vorrei appuntare un paio di cose. In primo luogo,
ogni
adulto, in passato, è stato adolescente. Con tale termine intendo
riferirmi
non solo ad uno stadio esistenziale, ad una età evolutiva fondamemtale
nella crescita e nello sviluppo della personalità sotto ogni punto di
vista: fisico, sessuale, ormonale, psicologico-emotivo, socio-affettivo
ed
intellettuale. È una fase assai delicata, fragile e difficile per ogni
ragazzo o ragazza, che vive una vera e propria "tempesta ormonale". È
un
periodo attraversato da intensi turbamenti, da inquietudini, passioni e
sofferenze, da sogni e desideri, da scoperte e conquiste, da illusioni
e
delusioni, da rabbia e ribellione, da gesti folli e trasgressioni.
È l'età
di transizione dall'infanzia alla maturità. Un'età di cambiamento, che
gli
psicologi definiscono (a ragione) come "età della disobbedienza", nella
misura in cui è piuttosto normale, fisiologico, a quell'età, essere
insofferente, ribellarsi, iniziare a contestare apertamente l'autorità
degli adulti, incarnata dai genitori e professori. Chi non ha mai
compiuto
un gesto di rivolta e di rabbia, né provato il sentimento, profondo e
turbolento, di agitazione o inquietudine interiore che pervade
l'adolescenza, temo sia stato un adolescente a dir poco anomalo.
Lungi da
me l'intenzione di giustificare minimamente quell'adolescente più
esagitato
che insulta o aggredisce un docente. Nel contempo, noi insegnanti, per
diventare sul serio credibili ed apprezzabili come categoria in
procinto di
mobilitarsi per promuovere ed intraprendere iniziative non corporative,
poiché si tratta di una battaglia di civiltà e progresso, a
salvaguardia
della libertà di insegnamento e della dignità umana e professionale dei
docenti e della loro stessa incolumità fisica, credo che dobbiamo
biasimare
e perseguire i colleghi e le colleghe che si rendano responsabili di
azioni
scellerate di violenze, corporali e psicologiche, in modo sistematico,
reiterato e prolungato nel tempo, ma soprattutto vile ed
ingiustificato,
nei confronti dei discenti. E mi riferisco ai soggetti più timidi e
indifesi, verso cui è facile "sfogare" le proprie frustrazioni, la
propria
crudeltà ed il proprio sadismo.
Vi posso garantire che nelle scuole
esistono (in una percentuale esigua, ma esistono) insegnanti con
inclinazioni sadiche e perverse, proclivi ad infierire con accanimento
e
brutalità verso quegli alunni più vulnerabili, in quanto non sono in
grado
di difendersi, o sono privi del coraggio e della forza per denunciare i
propri aguzzini. Purtroppo, possono verificarsi anche simili
situazioni,
assolutamente orribili e detestabili, che vanno esecrate in modo netto
e
perseguite con estrema fermezza, senza fare sconti a nessuno, senza
indugi,
né esitazioni.
Lucio Garofalo