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Erasmus+: I.P.A.A. “Santo Asero”, Paternò: concluso il quinto incontro del progetto Erasmus+ KA2 T.A.L.E.N.T.ED

Istituzioni Scolastiche
Dall’11 al 16 febbraio c.a. si è svolto all’I.T.I.S. di Belpasso il quinto incontro del progetto Erasmus+KA2 Training For Advanced Level E-Material With New Technologies In Education (T.A.L.E.N.T.ED.), riservato ai docenti e volto alla produzione, condivisione e gestione di verifiche, test, questionari, prove strutturate e d’esame in formato digitale. A consuntivo, le esperienze di lavoro svolte nei Paesi partner (Lituania, Portogallo, Romania, Turchia, Ungheria, Italia) confluiranno in una pubblicazione che raccoglierà i contributi scaturiti dalle varie sessioni del progetto. L’incontro tenuto a Belpasso è stato coordinato dalla referente per il nostro Paese di T.A.L.E.N.T.ED., prof.ssa Tania Fiorito, responsabile del Corso Operatore del Benessere dell’I.P.A.A. “Santo Asero” di Paternò, sede coordinata dell’I.I.S.S. “Francesco Redi”.

Titolo del corso era “Schoology Online Exam Platform.” Le lezioni sono state affidate a un esperto esterno, Enrico Amato, poco più che ventenne, talentuoso ex-alunno – sebbene limitatamente all’anno conclusivo degli studi, precedentemente condotti presso altri Istituti – dell’I.T.I.S. “Galileo Ferraris” di Belpasso. L’esperto ha utilizzato la piattaforma Schoology per la creazione e gestione di corsi online, nonché di test e materiale didattico in formato digitale. Le lezioni si sono articolate secondo un programma che scandiva nel dettaglio tutti i passaggi dell’attività online: dalla registrazione dell’account nella piattaforma alla creazione di corsi e consegne di studio, integrate da contenuti audiovisivi (video e slide), in modo da catturare e tenere sempre desta l’attenzione dei discenti; dalla gestione di impostazioni modulate al fine di diversificare questionari e test, predisposti sia secondo livelli crescenti di difficoltà, distribuendo in modo equo domande e item fra i destinatari delle prove, sia calibrando i questionari sul profilo dell’alunno; fino alla creazione, appositamente elaborata da Enrico Amato, di una presentazione del programma in tutti i suoi passaggi per consentire l’utilizzo della piattaforma, presentazione successivamente inviata per e-mail a tutti i partecipanti.

Infine, Amato ha elaborato un test finale per verificare il livello di apprendimento conseguito dai corsisti. L’esito del test a conclusione dei lavori è stato ampiamente positivo, con piena soddisfazione dei corsisti e per la gratificazione dell’esperto informatico. Ma l’incontro, impeccabilmente organizzato e diretto dalla Coordinatrice, la summenzionata prof.ssa Tania Fiorito, è stato un successo relativamente a tutti gli impegni in cui il programma era strutturato, brillantemente assolti, va detto, a onore dell’I.I.S.S. e in particolare, dell’I.P.A.A. “Santo Asero.”

Lunedì 11, dopo la lezione inaugurale, svolta nella sala multimediale dell’I.T.I.S. di Belpasso, nel primo pomeriggio i docenti ospiti sono stati condotti in un giro di ricognizione sulla Collina Storica di Paternò, dal dongione superstite del castello, costruito per volontà del Gran Conte Ruggero e dove soggiornarono o furono ospitate e tennero corte, fra le altre figure di rilievo per le vicende patrie, le regine Eleonora d’Angiò e Bianca di Navarra, che, quivi insediata, approvò e ratificò la redazione delle Consuetudines Paternionis, un complesso di norme che regolavano i rapporti di proprietà e di diritto di famiglia, fino ad allora rimessi all’interpretazione di uomini di legge che possedevano a titolo privato copia manoscritta non certificata dall’autorità regia.

Successivamente, sono stati illustrati edifici monumentali e chiese di un luogo ad alta densità storico-culturale, dall’ex monastero di San Francesco alle Chiese di Santa Maria dell’Alto e di Santa Maria della Villa di Josaphat. Quindi, i corsisti si sono recati al Museo Civico “Gaetano Savasta”, ai piedi della Collina Storica e la cui sede è in un edificio che, in precedenza, ha fatto da penitenziario e successivamente, cambiando destinazione d’uso, prima di ospitare il Museo ha accolto la Biblioteca Comunale, poi trasferita nei locali dell’ex Monastero dell’Annunziata. Tanto la sezione archeologica, con i reperti che giungono al Medioevo passando dall’età pre-greca a quella romana, che la sezione etno-antropologica, con le testimonianze della civiltà contadina, hanno riscosso l’interesse e l’apprezzamento dei visitatori.

Poco discosto, palazzo Alessi, dove i corsisti sono stati accolti dal sindaco, dott. Antonino Naso, che ha porto il benvenuto della città espresso e il proprio compiacimento agli ospiti e al Dirigente Scolastico dell’I.I.S.S. “Francesco Redi”, prof. Silvio Galeano, che lo affiancava, per un progetto internazionale cui partecipa l’I.P.A.A. e per la possibilità offerta a Paternò di fare conoscere il patrimonio archeologico e storico, artistico e antropologico della città al di fuori degli itinerari canonici e dei canali promozionali ordinari. Il Sindaco ha concluso augurandosi che altre, analoghe iniziative contribuiscano alla conoscenza della città e del comprensorio da parte di visitatori qualificati e prestigiosi.

A un excursus ricco di riferimenti culturali ha fornito spunti di ogni genere piazza del Duomo, a Catania, il giorno seguente, martedì 12, nel corso di una visita svolta in concomitanza con l’Ottava della festa di Santa’Agata, patrona del capoluogo etneo, quando sull’altare maggiore della Cattedrale vengono esposti il mezzobusto e i reliquiari della martire. Molta curiosità nei corsisti hanno suscitato le candelore ovvero i cerei votivi, che risalgono alle antiche corporazioni di arti e mestieri e le lanterne, portate a spalla dai devoti, vestiti del tradizionale ‘sacco’, un saio bianco di cotone, simbolo di purezza, stretto da un cordone, anch’esso bianco, che rappresenta la castità, indossato con un copricapo nero, segno di umiltà e contrizione, guanti bianchi, per rispetto delle virtù della Santa e delle sue reliquie, mentre il fazzoletto, anch’esso bianco, manifesta l’esultanza per la gloria celeste in cui la Santa precede i suoi devoti.

In mezzo alla folla di fedeli e turisti che si accalcava nella piazza e nelle vie circostanti fra bancarelle e ceri accesi, chi scrive ha fatto da cicerone, dando ragguagli su edifici sacri e civili e monumenti che gremiscono di bellezza e di storia il cuore di Catania: le fontane dell’Elefante e dell’Amenano e l’adiacente Pescheria con le cinquecentesche mura di Carlo V, Palazzo degli Elefanti, il Seminario dei Chierici, Porta Uzeda, il Duomo. Scendendo lungo via Vittorio Emanuele, la chiesa della Badia di Santa’Agata e nell’omonima piazza, la chiesa di San Placido, dovuta – eccezione al ‘monopolio’ vaccariniano – a Stefano Ittar, nato in una cittadina (Owrócz, odierna Ovruč) della Volinia, oggi annessa all’Ucraina, ma che in passato apparteneva al regno – anzi, per la verità, a una Confederazione (che univa nel titolo di Repubblica un regno e un granducato) polacco-lituana –: inatteso, ancorché remoto, legame fra la Sicilia e la nazione baltica che ha suscitato lo stupore e un qualche compiacimento delle docenti lituane.

Come da programma, mercoledì 13 è stato dedicato a una escursione a Aidone, per visitare il Museo della cittadina e l’area archeologica di Morgantina. La visita al Museo, che ha la sua sede nell’ex convento dei Cappuccini, con l’annessa chiesa che fa da auditorium, aveva il suo clou nella sala riservata alla cosiddetta ‘Venere’ di Morgantina, che ha polarizzato l’attenzione di tutti rispetto ai pur preziosi reperti raccolti nel Museo, relativi a un arco di tempo che va dalla cultura castellucciana all’età ellenistica. Sulle pareti della sala che le fa da scrigno, c’è posto solo per le aperture da cui la dea riceve la luce, che nulla sembra aggiungere a quella che dispensa da sé. Il fascino di una perfezione epica rimane al di là dell’investitura mediatica conseguente l’intrigo internazionale di un caso poliziesco e dei suoi risvolti giudiziari: lo slancio con cui la statua di scuola fidiaca sembra emergere dai secoli consegna integra l’aura sacrale al di là di ogni crisma divistico a misura delle ribalte apprestate dalla società dello spettacolo.

La ricognizione dell’area archeologica di Morgantina è stata limitata dal tempo a disposizione e da una giornata di sole che rendeva più trasparente l’aria a una quota di 600 metri d’altezza circa, ma battuta da un vento impetuoso e gelido. Pertanto, la visita si è ridotta a una visione dell’agorà dall’alto della collina ovest, con lo sguardo che spaziava dalla piana del Gornalunga all’Etna innevato sullo sfondo, richiamando le vicende della Morgantina distrutta nel corso della lotta condotta dalla federazione dei Siculi che Ducezio di Mene seppe raccogliere attorno a sé per combattere contro i Greci. Nel rifare, sia pure a grandi linee e in ordine sparso, le vicende storiche del sito insieme alle stratificazioni archeologiche e alle caratteristiche architettoniche, è stata lasciata in ombra una figura di insigne storico e archeologo che meritava, perlomeno, di essere citato, Dinu Adamaşteanu, romeno naturalizzato italiano per meriti scientifici. Si farà ammenda qui della trascuratezza ricordando che Dinu Adamaşteanu fu tra i primi a avviare (negli anni Trenta del Novecento) le ricognizioni aeree in campo archeologico: mentre nella sua attività di ricerca sul campo, per limitarci all’opera condotta in Sicilia – oltre che in Puglia e Basilicata (nonché in Medio Oriente e Afghanistan) – su invito di Luigi Bernabò Brea e di Pietro Orlandini, condusse campagne di scavi a Agrigento, Gela e Lentini, dove Adamaşteanu portò alla luce le mura dell’antico centro siceliota rivale di Siracusa. Sul piano storiografico, Adamaşteanu produsse studi incentrati sui rapporti fra colonizzatori Greci e autoctoni che hanno dato origine o perlomeno, fortemente contribuito a un ‘revisionismo’ in cui il modello conflittuale non contrassegna univocamente relazioni che hanno seguito vicende più articolate di quanto ritenuto in precedenza.

Giovedì 14 mattina si è svolto l’esame del Corso, mentre il pomeriggio è stato riservato allo shopping. Venerdì 15, su richiesta della delegazione turca, particolarmente interessata all’agricoltura locale, si è effettuata – anche se anche se fuori programma e al di fuori della stagione di produzione – all’azienda viti-vinicola “Antico Casale Minicucco”, ubicata in territorio di Nicolosi. Con l’organizzazione del fondo, sono stati mostrati i moderni impianti di trasformazione e illustrato il percorso che porta alla confezione del prodotto. Infine, venerdì, al termine della cena che chiudeva la tappa italiana, si è svolta la consegna, da parte del Dirigente Scolastico, prof. Silvio Galeano, degli attestati ai corsisti, che (valga come saluto) teniamo nominare uno per uno: Daiva Cekaviciene, Vita Slapkauskiene (Lituania); Marta Vinha, Luis Cunha (Portogallo); Ana Manda, Mariana Popescu, Eliza Vasile (Romania); Mutlu Başel, Irfan Demir, Mükremin Incedağ, Tarik Tükfeçi, Yilmaz Metin Ünal, Hakan Yiğit (Turchia); Judith Monok, Dorottya Németh-Böcz (Ungheria), cui vanno aggiunti i corsisti dell’I.P.A.A., prof..ssa Pina Borzì (che al progetto ha preso parte anche in qualità di interprete nelle trasferte in terra straniera), docente di Lingua e Letteratura Inglese presso il Liceo Scientifico “Antonino Russo Giusti” di Belpasso e il prof. Salvatore Fichera, docente di Scienze Naturali presso l’I.PA.A. “Santo Asero”, che ha partecipato all’incontro del progetto tenutosi a Kayseri, in Turchia.

L’ultimo incontro del progetto T.A.L.E.N.T.ED. si svolgerà prossimamente in Ungheria. Da parte nostra, esprimiamo ai colleghi conosciuti in quest’occasione la certezza, più che l’augurio, di una conclusione che coronerà un lavoro intenso quanto proficuo.

Rocco Giudice











Postato il Lunedì, 25 febbraio 2019 ore 08:00:00 CET di Michelangelo Nicotra
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