Il debito formativo assilla la metà dei genitori.
di Giuseppe Tesorio, da Il Corriere della Sera del 6 Giugno 2005
Fine di un anno scolastico. La riforma annunciata, il tutor dimenticato, il portfolio-pagella fatto in casa, il nuovo liceo che si affaccia e non convince. Il numero dei compiti in classe è rimasto «congruo» come dice la legge, così come le interrogazioni, i test, le simulazioni. Il programma è stato svolto regolarmente, «solo qualche sforbiciata qua e là, non si può mai far tutto».
Secondo un recente sondaggio Ispo, quasi la metà dei genitori di figli «under 14» (il 49%) mette al primo posto nella personale classifica delle preoccupazioni proprio i risultati scolastici. Quando non sono soddisfacenti, se non proprio scarsi. Insomma, oltre allo stress dei debiti veri (mutui e rate varie), ci sono pure quelli del figlio (i «debiti» in matematica, latino...) in testa ai pensieri. Subito dopo vengono le paure per la violenza e le molestie (40%), per le droghe e l'alcool (35%), per la televisione, Internet e videogiochi che inducono a dipendenza (24%), per le cattive compagnie (19% delle famiglie intervistati).
Intanto, la scuola si interroga su cosa deve essere, prima ancora che su cosa deve fare. Alle superiori sono previste più materie (e meno ore), ma la scuola non può insegnare tutto, non ha infinite mammelle sempre pronte a dare tutto.
Così facendo, passa solo, e frettolosamente, informazioni, difficili da assemblare senza un cervello pensante. È bene che gli studenti incomincino ad apprendere alcune cose per proprio conto (per proprio piacere).
Senza la scuola.
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