ITINERARI
STORICO - CULTURALI:
LE CATACOMBE DI PRISCILLA
A ROMA
Catacomba
di Santi e Papi
Origini
e struttura di Priscilla
Maria
col Bambino e il Profeta
Cubicolo
della Velatio
La
regione del Criptoportico
La
Cappella greca
Il
Ninfeo
Ipogeo
degli Acili
Catacomba di santi e di papi
.Lungo l'antichissimo tracciato della via Salaria, è ubicato
questo vasto e importante cimitero sotterraneo, ricco di memorie storiche
e testimonianze artistiche di notevole interesse.La "Depositio
Martyrum" e la "Depositio Episcoporum" citano
nel IV secolo la prima presenza a Priscilla di sepolture di martiri e
papi: Felice e Filippo, figli di Santa Felicita, uccisi sotto Diocleziano,
insieme a lei e agli altri 5 fratelli; papa Marcellino (296 – 304) e
papa S. Silvestro (314 – 335). Il "Liber Pontificalis"
del VI secolo parla di altri papi seppelliti a Priscilla nella
famosa “Cripta dei papi”: Eusebio, Milziade, Liberio, Silicio,
Celestino e Vigilio. Negli itinerari medievali che illustravano ai
pellegrini le cose da visitare a Roma, troviamo per Priscilla elencata una
lunga serie di santi: Crescenzione, Prisca, Fimite, Pudenziana e Prassede,
Paolo, Mauro e Simetrio, oltre ad un altro non ben precisato numero di 365
martiri.
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Origini e
struttura di Priscilla
L'origine della catacomba è legata al gesto della fondatrice, o
meglio, della donatrice del terreno sul quale sorgerà il cimitero.
Infatti, da uno dei nuclei funerari primitivi, denominato “Ipogeo
degli Acili” provengono una serie di iscrizioni che menzionano gli
appartenenti alla famiglia, tra cui quello di Priscilla. Gli Acili erano
una aristocratica famiglia senatoriale, discendente del console Acilio
Glabrione.
La catacomba si articola su due piani. Il superiore è il più antico e il
più interessante. Alcune gallerie dall'andamento tortuoso, denotano in
molti casi la presenza di cunicoli idraulici. Quattro sono i nuclei
funerari primitivi, datati agli inizi del III secolo che avevano scale di
accesso indipendenti e dai quali si svilupperà in seguito la catacomba
comunitaria. Questi nuclei sono. L'Arenario, il Criptoportico,
l'Ipogeo di Eva, l'Ipogeo degli Acili.
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Maria col Bambino e il
profeta
In fondo della galleria denominata “Galleria dei sarcofagi” per
la presenza di nicchie intonacate appositamente costruite per ospitare
arche marmoree, troviamo tra la volta della stessa e una serie di tombe a
loculo, la famosa pittura di Maria con il bambino e il profeta Balaam che
indica una stella, databile in età severiana tra il 195 e il 235. Accano
sono visibili, anche s e solo parzialmente, due figure in stucco del Buon
Pastore tra pecore e alberi fioriti e tre personaggi oranti. Si distinguono
inoltre scene tratte dagli episodi di Giona e figure di genere (pavoni,
festoni vegetali con fiori). La stranezza nella disposizione delle
figurazioni è dovuta al fatto che l'ambiente funerari subì in antico
notevoli trasformazioni.
Cubicolo della Velatio
In una diramazione della stessa galleria si trova il “Cubicolo della
Velatio” così chiamato dalla splendida immagine di donna velata
orante al centro di un arcosolio. Ai lati sono rappresentati
verosimilmente due momenti della sua vita terrena: a sinistra il ricordo
della scena nuziale con l'anziano vescovo seduto in cattedra mentre
celebra il matrimonio dei due giovani; a destra la tenera immagine della
giovane donna che tiene in braccio un fanciullo. Tutto l'ambiente è
popi affrescato con tre episodi desunti dall'Antico Testamento:
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i tre giovani ebrei nella fornace, liberati
dall'intervento divino, qui rappresentato nella figura di una colomba
che reca un ramoscello nel becco;
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il sacrificio di Isacco in cui si può appena riconoscere la
figura di Abramo, Isacco con la fascina e l'ara con il fuoco;
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il profeta Giona mentre viene rigettato dalla balena che lo
aveva ingoiato e nel cui ventre aveva soggiornato tre giorni.
Al centro della volta del cubicolo c'è
un'immagine del buon Pastore dall'aspetto giovanile fiancheggiato da
due ovini e da due alberi con colombe tra i rami.
Le pitture di questo cubicolo si fanno risalire all'età gallienica (253
– 268), soprattutto per la finezza e la forte espressione del volto
della donna orante, in cui si scorge una ripresa dei modi classici e un
ritorno ai valori formali, qualità tipiche dell'arte di questo periodo.
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La regione del Criptoportico
E' così chiamata per la presenza di una sorta di portico
sotterraneo di forma rettangolare, in opera listata e coperto da volte a
crociera. L'ambiente utilizzato a scopo funerario, con apertura di
cappelle nel vano centrale, è il risultato di trasformazioni verificatesi
nel corso dei secoli. Il grande atrio inglobò anche una cisterna per la
conserva dell'acqua.
La cappella greca
E' il monumento funerario più importante e suggestivo che si affaccia
sul Criptoportico. Essa è così denominata per due iscrizioni in greco
dipinte sull'intonaco della nicchia di destra. Non si tratta di una
chiesa sotterranea, ma di un mausoleo ipogeo munito di banconi in muratura
utilizzati per le necessità del rito del refrigerio e di tre grandi
nicchie nella parte terminale dell'ambiente. La cappella è interamente
affrescata con episodi dell'Antico e del Nuovo Testamento e immagini
simboliche:
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la Fractio panis: essa è dipinta su fondo rosso sulla
fronte dell'arco della nicchia centrale. Sdraiati su una sorta di
triclinio semicircolare attorno ad una mensa imbandita con pani, pesci e
un calice per il vino, si vedono sette personaggi, tra cui una donna con
il capo velato e un uomo intento a spezzare il pane. Ai lati sono
raffigurati sette cesti colmi di pane. La sottolineatura dei dettagli ha
fatto pensare al banchetto celeste, forse allusivo al tempo stesso
all'Eucaristia.
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Mosè fa scaturire l'acqua: è la prefigurazione del
battesimo e si ripete più di settanta volte negli affreschi delle
catacombe;
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Ciclo di Susanna: rappresenta il concetto di salvezza ed è
rappresentato sulle pareti principali dell'ambiente: Susanna insidiata
dai due perfidi anziani, accusata dagli stessi (l'atto di accusa è
sintetizzato dal gesto degli anziani che pongono la mano sulla sua testa),
Susanna scagionata dall'ingiusta accusa e rappresentata in atteggiamento
orante perché ormai salva, grazie all'intervento del profeta Daniele.
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I tre fanciulli nella fornace
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Il sacrifico d Isacco con uno sfondo paesaggistico
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Daniele fra i leoni: la scena è inquadrata tra elementi
architettonici che alludono forse ad un ambiente di città;
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Noè e l'arca
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La guarigione del paralitico: con la chiave di lettura del
lettuccio portato sulle spalle dallo storpio ormai guarito
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La resurrezione di Lazzaro: raffigurato fasciato come una
mummia sulla porta del sepolcro, nell'attimo in cui Cristo compie il
miracolo attorniato dalle sorelle del resuscitato
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L'adorazione dei magi che portano i doni al Bambino tenuto
in braccio da Maria.
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La fenice sul rogo: il mitico uccello, che risorgeva dalle
proprie ceneri e che costituiva già per il mondo pagano il simbolo
dell'immortalità, entra ben presto nel repertorio dell'arte
paleocristiana e come il pavone, assurge a simbolo della resurrezione.
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Il ciclo delle stagioni: , di cui si conserva solo
l'estate con la testa coronata di spighe, oltre ad alludere allo
scorrere del tempo, vuole simboleggiare anche il contesto della
resurrezione.
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Decorazioni in stucco, ornamentazione pittorica con festoni e
ghirlande, pannelli di finto marmo.
Di tutti gli ambienti che si affacciano sul criptoportico la cappella
greca sembra essere la più tarda e viene datata verso la seconda metà
del III secolo, nei primi anni successivi all'età gallienica.
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Il Ninfeo
E' situato a destra della cappella greca che fino a poco tempo fa si
pensava facesse parte di una domus romana. In realtà è un ambiente
ottagonale con nicchie che doveva ospitare tombe di una certa importanza.
Ipogeo degli Acili
E' così denominato per la gran quantità di iscrizioni funerarie
appartenute a questa famiglia e rinvenute nell'area in questione. Agli
inizi del III secolo questa regione venne adibita a scopo funerario
trasformando una cisterna e alcune gallerie idrauliche. L'ambiente ebbe
le funzioni di triclinio funebre, con banconi in muratura simili a quelli
della cappella greca. Successivamente agli inizi del IV secolo l'ipogeo
venne foderato di marmo e decorato con mosaici sulla volta. La
trasformazione più interessante la subì l'area del sopraterra dove,
agli inizi del IV secolo si impiantò su un mausoleo che ospitava le tombe
dei martiri Felice e Filippo la basilica di San Silvestro. Venuta alla
luce agli inizi del novecento, venne ricostruita da Orazio Marucchi sulle
fondazioni dell'edificio primitivo. Papa Silvestro oltre a prevedere la
costruzione di un'abside nella zona dove è stata rinvenuta una grande
tomba, forse una volta coperta da un ciborio, realizzò la costruzione di
una nuova aula funeraria, successivamente unita alla prima per mezzo di
muri laterali. Qui vi trovò sepoltura lo stesso Silvestro con altri
pontefici.
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