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N. 174, 22 novembre 2004
SOMMARIO
1. 2015, fine della scuola?
2. Tra dieci anni quanti degli attuali docenti saranno ancora in
cattedra?
3. Carriera zero, insegnanti demotivati
4. Aggiornamento docenti: un anno pieno di rinvii e incognite
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le altre notizie di TuttoscuolaFOCUS n. 78/174:
- Studiare a casa e non a scuola? Se ne parla a Genova
- Perse nel Mezzogiorno 9 mila classi in sei anni. Nel 2015 altre
25mila in meno
- Grazie agli alunni stranieri sono aumentate le classi al nord
- Lo stallo delle scuole del Centro Italia rende incerto il futuro
- Carriera, lo Snals consulta i docenti
- Moratti-Siniscalco, chi la spunta?
- Dopo lo sciopero della scuola quale futuro per la trattativa sul
tutor?
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1. 2015, fine della scuola?
Alcune tendenze in atto a livello internazionale e nella societa'
italiana prefigurano per l'educazione uno scenario, nel volgere di
pochi anni, del tutto inedito, e pongono un interrogativo per certi
versi inquietante: la scuola rischia di essere messa fuori gioco,
percepita dagli adolescenti di domani come un'istituzione inutile?
E' il tema del convegno organizzato da Tuttoscuola presso la Fiera
ABCD di Genova. L'appuntamento, da non mancare, e' per venerdi' 26
novembre.
Perche' abbiamo scelto di affrontare un argomento cosi' "scomodo"? Non
certo per creare inutili allarmismi, quanto per invitare operatori
scolastici, opinion makers, universita', imprese, e mondo della
politica a riflettere su una questione strategica, e urgente, per il
nostro Paese.
La "generazione del 2000+", ossia gli scolari nati nel terzo
millennio, cresciuti in un "brodo tecnologico" con palmare e
videotelefono, connessi a internet dalla nascita, abituati al compagno
di banco straniero, ad essere giovani in una societa' sempre piu'
anziana, come guarderanno il loro "prof."?
Cosa si aspetteranno da lui, potendo gia' contare su potenti strumenti
alternativi di conoscenza e di informazione e su innumerevoli stimoli,
quali avranno a disposizione nell'era, ormai dietro l'angolo, della
banda larga e della piena integrazione TV-telefono-PC?
Se gia' oggi il modello del docente tradizionale comincia a "stare
stretto" allo studente curioso, inserito nel proprio tempo, cosa
succedera' tra dieci anni allo stesso docente che si trovera' di
fronte un adolescente ancora diverso, che avra' interiorizzato sia il
progresso tecnologico, sia la societa' multirazziale e globalizzata?
Si tratta di un potenziale rischio, non certo di una certezza, e non
saremo certo noi a fare le "cassandre" per la scuola. Ma vale la pena
studiare a fondo il problema, guardarci bene dentro. Prevenire e'
meglio che curare.
Anche perche' i segnali verso quella possibile deriva ci sono, chiari
e numerosi, come documentano i dati che presenteremo al convegno.
Autorevoli pedagogisti, studiosi, operatori scolastici e giornalisti
aiuteranno a dipanare la matassa, e inizieranno a dibatterne. Perche'
cio' che auspichiamo e' proprio che sia l'avvio di una riflessione, la
presa di consapevolezza di un problema forse piu' profondo della
questione "tutor si', tutor no" o di altre che riempiono in questo
periodo le cronache sulla scuola.
Per chi vuole saperne di piu':
http://www.tuttoscuola.com/ts_news_174-1.doc
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COME PARTECIPARE AL CONVEGNO
"2015, fine della scuola?"
Genova, 26 novembre 2004, ore 14:30
E' ancora disponibile un limitato numero di posti.
Scarica la scheda di iscrizione da http://www.tuttoscuola.com
per avere un ingresso gratuito
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2. Tra dieci anni quanti degli attuali docenti saranno ancora in
cattedra?
Se si pensa alle sfide che attendono i docenti in una data piuttosto
lontana, come il 2015, inconsciamente si potrebbe essere portati a
pensare che siano problemi a carico di un'altra generazione di
insegnanti, che si sara' formata in maniera diversa e sara' forse piu'
attrezzata ad affrontarli. Non e' cosi'. Circa l'80% dei docenti del
2015 e' gia' in servizio oggi. Vediamo le cifre.
Dei 705 mila docenti statali di ruolo attualmente in servizio, 240
mila (pari al 34%) avranno compiuto nel 2015 65 anni di eta' e quindi
avranno lasciato gradualmente il servizio. Rimarra' quindi in servizio
circa il 66% del personale docente di ruolo oggi in cattedra (o forse
piu' se qualcuno sfruttera' la nuova norma per rimanere fino a 70
anni, anche per raggiungere il massimo di pensione).
Ma quei 240 mila verranno sostituiti per meta' dal personale iscritto
in graduatoria che da diversi anni lavora nella scuola come supplente
annuo o come supplente fino al termine delle attivita' didattiche.
Solamente il restante 50% di quei 240 posti lasciati per
pensionamento, cioe' 120 mila posti, verra' assegnato a nuovi
vincitori di concorso (ce ne sono gia' migliaia iscritti nelle
graduatorie di merito dell'ultimo concorso).
Attualmente i docenti di cui si avvale la scuola statale italiana sono
circa 820 mila (di ruolo e non), senza contare le altre migliaia di
docenti precari che, pur iscritti in graduatoria permanente, da anni
devono accontentarsi di supplenze brevi (stimati in almeno 80 mila).
Tra dieci anni i posti cattedra funzionanti saranno dell'ordine di
circa 800 mila unita', coperti da circa 635 mila docenti (di ruolo e
non) che attualmente prestano gia' servizio (in posizione di ruolo e
non), pari al 79,4% del totale in servizio (
http://www.tuttoscuola.com/ts_news_174-2.doc ). Gli altri 165 mila
(20,6%) non dovrebbero figurare tra i docenti in servizio oggi.
Se si vuole considerare solamente il personale di ruolo nel 2015,
stimabile in circa 705 mila unita', l'83%, pari a 585 mila unita', e'
gia' in servizio oggi.
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Al via ABCD
Debutta giovedi' 25 novembre alla Fiera di Genova ABCD - Scuola,
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3. Carriera zero, insegnanti demotivati
I nostri insegnanti, secondo l'OCSE, sono demotivati, delusi, stanchi.
In questo sono in buona compagnia, perche' anche in molti degli altri
24 Paesi presi in considerazione nell'indagine, presentata la scorsa
settimana ad Amsterdam, la situazione non e' molto migliore
(www.oecd.org). Pero' i nostri battono tutti per l'eta' media di
coloro che nel biennio 2002-2004 erano in servizio: piu' della meta'
supera i 50 anni nella scuola secondaria inferiore, e anche la media
generale ci vede in testa (cioe' in coda), insieme alla Germania, che
pero' ha piu' insegnanti giovani (sotto i trent'anni) di quanti ne
abbiamo noi.
Tra le principali ragioni della demotivazione viene indicata, per
l'Italia, la mancanza di una carriera professionale, fondata sulla
diversificazione delle funzioni e delle figure, e sul riconoscimento
delle qualita' professionali individuali. Se non c'e' in Italia la
fuga dalla scuola registratasi in altri Paesi, e' solo per mancanza di
alternative.
Tutti i contratti scuola degli ultimi quindici anni contenevano
l'impegno ad affrontare il problema, ma nessuno e' approdato a
risultati concreti. Per la verita' nel maggio scorso, con cinque mesi
di ritardo sul termine stabilito dall'ultimo contratto (31 dicembre
2003), la commissione mista MIUR-ARAN-Sindacati, incaricata di
formulare proposte in merito, aveva avanzato qualche timido
suggerimento. Il rapporto finale parlava di esonero parziale
dall'insegnamento per svolgere attivita' di ricerca anche esterne alla
scuola presso Universita', IRRE, Scuole di specializzazione; di
funzioni di coordinamento (di dipartimento, di progetti, di rete o di
territorio), e di incarichi speciali (formazione di pari, tutorato
verso altri insegnanti, orientamento, laboratori, biblioteca). Si
parlava anche di "crediti professionali", sia pure certificati dalla
stessa istituzione scolastica.
E' vero che dietro il linguaggio complicato, tra il sindacalese e il
burocratese, si avvertiva pur sempre la preoccupazione di preservare
l'unicita' della funzione docente, ma qualcosa sembrava muoversi. E'
indispensabile riprendere il discorso.
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4. Aggiornamento docenti: un anno pieno di rinvii e incognite
Si sta varando la seconda Finanziaria dopo l'approvazione della legge
di riforma del sistema di istruzione e formazione, ma ben poco si dice
su quello che dovrebbe essere il primo nodo, quello decisivo: gli
investimenti sulla formazione del personale docente. Manca infatti la
copertura finanziaria per la formazione estesa a tutti i docenti.
I termini per l'iscrizione ai corsi di formazione sulla riforma
organizzati dall'Indire secondo il modello "blended e-learning", e'
scaduto il 9 novembre. La data di apertura dei corsi sarebbe fissata
al 1° dicembre, ma appare sempre piu' probabile uno slittamento a
gennaio 2005.
E' la terza volta del resto che viene fissata una scadenza per la
presentazione delle domande di partecipazione (la prima era il 20
settembre). Qualche "maligno" sostiene che i rinvii siano stati
dettati dal basso numero delle adesioni, lo stesso motivo che avrebbe
portato a re-iscrivere d'ufficio i corsisti dell'anno passato.
Malignita' a parte, il successo della principale iniziativa
ministeriale di aggiornamento dei docenti sulla riforma non puo'
essere misurata con il numero degli iscritti, e tanto meno solo con
quelli delle adesioni iniziali.
Il recente accordo di massima sulla materia della formazione raggiunto
tra l'Amministrazione e lo Snals-Confsal, che ha chiesto il tavolo di
concertazione svoltosi il 2 novembre scorso, e' la conferma che fino
ad oggi non e' stato avviato un intervento di formazione che avrebbe
dovuto investire le questioni di carattere didattico e non solo. Non
c'e' stata un'azione organica e pluridimensionale d'aggiornamento del
personale docente che avrebbe dovuto coinvolgere tutti i docenti delle
classi toccate dalla riforma.
La formazione estesa a tutti i docenti e "nel limite delle risorse
disponibili presso le scuole" (due previsioni ministeriali tra loro
incompatibili) dovrebbe, finalmente, essere avviata nei prossimi mesi
con un ritardo difficilmente recuperabile e destinato percio' a pesare
sulle condizioni d'esercizio della funzione docente.
Interrogativi seri vengono sollevati sulle metodologie adottate in
questo tipo di formazione e quindi sulla sua qualita'. Una questione,
quella della qualita', sempre piu' centrale per i soggetti impegnati
nella formazione a distanza attraverso le TIC e anche uno degli
obiettivi specifici del "Programma eLearning" dell'Unione Europea,
operativo sin dal dicembre 2003.
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Ed ecco le altre notizie di TuttoscuolaFOCUS n.78/174:
- Studiare a casa e non a scuola? Se ne parla a Genova
- Perse nel Mezzogiorno 9 mila classi in sei anni. Nel 2015 altre
25mila in meno
- Grazie agli alunni stranieri sono aumentate le classi al nord
- Lo stallo delle scuole del Centro Italia rende incerto il futuro
- Carriera, lo Snals consulta i docenti
- Moratti-Siniscalco, chi la spunta?
- Dopo lo sciopero della scuola quale futuro per la trattativa sul
tutor?
E poi tutte le scadenze del prossimo mese, commentate e spiegate. Ecco
gli argomenti di TuttoscuolaMEMORANDUM di questa settimana:
- novembre: rinnovo consigli di circolo/istituto
- giornata di mobilitazione indetta dallo SNALS
- sciopero personale scolastico
- domande ammissione esami di Stato
- monitoraggio piani dell'offerta formativa
- sciopero personale scolastico
- rilevazioni integrative
- scadenze amministrative relative al mese di novembre
- programma annuale 2005
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