Inaugurazione dello "Sportello per la Dislessia"
Martedì 29 marzo, presso la Cavea del nostro
Istituto si è inaugurato lo "Sportello per la Dislessia".
L'inaugurazione è stata presieduta dal Dirigente Scolastico, dott.ssa
Agata Di Luca, sono intervenuti il Dirigente dell'USP,
dott. G. Zanoli, il Presidente della sezione di Catania dell'Associazione
Italiana Dislessia, prof.ssa A. Lampa, il referente ASP per la dislessia,
dott.ssa M. Laudani.
Il Dirigente Scolastico nel presentare il
progetto a genitori e docenti, provenienti anche da altri Istituti, ha esposto cosa sia la dislessia:
"La dislessia è una
sindrome classificata tra i Disturbi
Specifici di Apprendimento (DSA) e la sua principale manifestazione consiste
nella difficoltà che hanno i soggetti colpiti a leggere velocemente e
correttamente ad alta voce. Tali difficoltà non possono essere ricondotte a
insufficienti capacità intellettive, a mancanza di istruzione, a cause esterne o
a deficit sensoriali.
Dato che leggere è un complesso processo mentale, la dislessia ha svariate
espressioni. Questa sindrome sembra strettamente legata alla morfologia stessa
del cervello. La dislessia non è una malattia o un problema mentale. Secondo la
definizione più recente, approvata dall'International Dyslexia Association
(IDA), "la dislessia è una disabilità dell'apprendimento di origine
neurobiologica. Essa è caratterizzata dalla difficoltà a effettuare una lettura
accurata e/o fluente e da scarse abilità nella scrittura (ortografia). Queste
difficoltà derivano tipicamente da un deficit nella componente fonologica del
linguaggio, che è spesso inatteso in rapporto alle altre abilità cognitive e
alla garanzia di un'adeguata istruzione scolastica. Conseguenze secondarie
possono includere i problemi di comprensione nella lettura e una ridotta pratica
nella lettura che può impedire una crescita del vocabolario e della conoscenza
generale".
Anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità classifica la dislessia e gli altri
disturbi specifici di apprendimento come disabilità, per cui non è possibile
apprendere la lettura, la scrittura o il calcolo aritmetico nei normali tempi e
con i normali metodi di insegnamento.
Se questo problema non viene identificato nei primi anni della scuola primaria,
tramite la valutazione di un esperto nel campo dei disturbi dell'apprendimento,
le conseguenze possono risultare di una certa gravità. Se il bambino dislessico
è sottoposto a un metodo d'apprendimento usuale, egli riuscirà solo con un
grande dispendio di energia e concentrazione a ottenere risultati che per i suoi
compagni e per il suo maestro sono quasi banali. Durante la scuola dell'infanzia
è possibile effettuare una valutazione dei prerequisiti per l'abilità di
lettura, in modo da poter intervenire precocemente e rafforzare delle competenze
eventualmente carenti. Anche se la diagnosi di dislessia può essere fatta solo
in classe seconda o terza della scuola primaria, i segnali del disturbo possono
essere colti molto prima (quando il bambino affronta l'apprendimento della
lettura e della scrittura) ed è opportuno intervenire subito; aspettando, la
difficoltà aumenta.
I maschi tendono a esternare di più un problema rispetto alle femmine che
cercano di celarlo. I problemi maggiori nascono quando i bambini dislessici non
vengono compresi, poiché spesso passano per pigri o addirittura per stupidi.
Questo li porta spesso a perdere la propria autostima, a forme di depressione o
ansia, a crisi d'identità e molto spesso a rigettare in toto il mondo
della scuola, rinunciando in questo modo a molte possibilità che la loro
capacità di memoria superiore alla media, invece, consentirebbe."
Il Presidente della sezione di Catania
dell'Associazione Italiana Dislessia, prof.ssa A. Lampa, ha parlato su come si
manifesta la Dislessia:
"La dislessia si può presentare in modalità molto diverse da soggetto a
soggetto. Di seguito vengono presentate le caratteristiche più comuni relative
alla decodifica della singola parola o del testo scritto. Queste possono non
essere tutte presenti contemporaneamente.
-
Scarsa discriminazione di grafemi diversamente orientati nello spazio
Il soggetto mostra chiare difficoltà nel discriminare grafemi uguali o simili, ma diversamente orientati. Egli, ad esempio, confonde la “p” e la “b”; la “d” e la “q”; la “u” e la “n”; la “a” e la “e”; la "b" e la "d"... Nell'alfabeto latino sono molte le coppie di grafemi che differiscono rispetto al loro orientamento nello spazio, per cui le incertezze e le difficoltà di discriminazione possono rappresentare un impedimento alla lettura.
-
Scarsa discriminazione di grafemi che differiscono per piccoli particolari
Il soggetto mostra difficoltà nel discriminare grafemi che presentano somiglianze. Egli, ad esempio, può confondere la “m” con la “n”; la “c” con la “e”; la “f” con la “t”...
-
Scarsa discriminazione di grafemi che corrispondono a fonemi sordi e fonemi sonori
Il soggetto mostra difficoltà nel discriminare grafemi relativi a fonemi con somiglianze percettivo-uditive. L’alfabeto è composto di due gruppi di fonemi: i fonemi sordi e i fonemi sonori che, tra loro risultano somiglianti, per cui, anche in questo caso l’incertezza percettiva può rappresentare un ostacolo alla lettura. Le coppie di fonemi simili sono le seguenti:
-
F
V
T
D
P
B
C
G
L
R
M
N
S
Z
-
Difficoltà di decodifica sequenziale
Leggere richiede al lettore di procedere con lo sguardo in direzione sinistra-destra e dall'alto in basso; tale processo appare complesso per tutti gli individui nelle fasi iniziali di apprendimento della lettura ma, con l’affinarsi della tecnica e con l'uso della componente intuitiva, la difficoltà diminuisce gradualmente fino a scomparire. Nel soggetto dislessico, invece, talvolta ci troviamo di fronte a un ostacolo nella decodifica sequenziale, per cui si manifestano con elevata frequenza i seguenti errori:-
Omissione di grafemi e di sillabe
Il soggetto omette la lettura di parti della parola; può tralasciare la decodifica di consonanti (ad esempio può leggere “fote” anziché “fonte”; oppure “capo” anziché “campo”...) o di vocali (può leggere, ad esempio, “fume” anziché “fiume”; “puma” anziché piuma”...) e, spesso, anche di sillabe (può leggere “talo” anziché “tavolo”; “paro” anziché “papavero”...) -
Salti di parole e salti da un rigo all’altro
Il soggetto dislessico presenta evidenti difficoltà a procedere sul rigo e ad andare a capo, per cui sono frequenti anche “salti” di intere parole o di intere righe di lettura. -
Inversioni di sillabe
Spesso la sequenza dei grafemi viene invertita provocando errori particolari di decodifica della sillaba (il soggetto può, ad esempio, leggere “li” al posto di “il”; “la” al posto di “al”, “ni” al posto di “in”...) e della parola (può leggere, ad esempio, “talovo” al posto di “tavolo”...). -
Aggiunte e ripetizioni
La difficoltà a procedere con lo sguardo nella direzione sinistra-destra può dare origine anche ad errori di decodifica caratterizzati dall'aggiunta di un grafema o di una sillaba (ad esempio “tavovolo” al posto di “tavolo”...).
-
-
Prevalenza della componente intuitiva
Il soggetto che presenta chiare difficoltà di lettura privilegia, indubbiamente, l’uso del processo intuitivo rispetto a quello di decodifica. L’intuizione della parola scritta rappresenta un valido strumento ma, al tempo stesso, è fonte di errori, definiti di anticipazione. Non di rado, infatti, il soggetto esegue la decodifica della prima parte della parola, talvolta anche solo del primo grafema o della prima sillaba, e procede “intuendo”/“inventando” l’altra parte. La parola contenuta nel testo viene così ad essere spesso trasformata in un’altra, il cui significato può essere affine ma anche completamente diverso.
Il Dirigente dell'USP, dott. G. Zanoli, è
intervenuto sull'evoluzione della dislessia e su come la scuola deve
intervenire:
"Nel primo anno delle
elementari il bambino dislessico ha difficoltà ad acquisire l'alfabeto e le
mappe grafema-fonema.
Dalla seconda alla quarta risulta difficile accedere alle mappe e analizzare i
fonemi.
Dalla quinta alle scuole medie il bambino si basa su un metodo di accesso
automatizzato al linguaggio, la lettura rimane stentata e vi è una scarsa
decodifica e comprensione.
Difficoltà di
copiatura dalla lavagna a causa della lenta o scorretta decodifica.
Difficoltà di
decodifica del testo del problema."
I bambini dislessici ancora faticano ad essere compresi ed accettati a
scuola. Recentemente la circolare Prot. n 4099/A/4 emanata dal Ministero
della Pubblica Istruzione il 5 ottobre 2004 ha raccomandato agli insegnanti
di utilizzare strumenti compensativi e dispensativi che agevolino
l'apprendimento di bambini e ragazzi dislessici e di applicare con loro una
valutazione specifica in tutte le fasi del percorso scolastico, compresi i
momenti di valutazione finale. Si specifica, altresì, che per adottare tali
misure possa essere sufficiente la diagnosi specialistica di disturbo specifico
di apprendimento di lettura (o dislessia). Per bambini e ragazzi dislessici non
si ritiene opportuno l'appoggio di un insegnante di sostegno.
Esiste una
proposta di legge per riconoscere la dislessia in modo sistematico e
regolamentato come disabilità effettiva. Questo avviene già in molti altri stati
della Comunità Europea. Ciò permetterà ai dislessici certificati di avvalersi di
metodi alternativi di avvicinamento al sapere che non passino dal testo scritto.
In data 19 agosto 2009 è stato pubblicato
sulla Gazzetta Ufficiale il REGOLAMENTO recante il coordinamento delle norme
vigenti per la valutazione degli alunni.
L’articolo N° 10 riguarda direttamente gli
alunni con DSA. Si riporta di seguito il testo integrale dell’articolo.
Art. 10 – Valutazione degli alunni con
difficoltà specifica di apprendimento (DSA) – 1. Per gli alunni con difficoltà
specifiche di apprendimento (DSA) adeguatamente certificate, la valutazione e la
verifica degli apprendimenti, comprese quelle effettuate in sede di esame
conclusivo dei cicli, devono tener conto delle specifiche situazioni soggettive
di tali alunni; a tali fini, nello svolgimento dell’attività didattica e delle
prove d’esame, sono adottati, nell’ambito delle risorse finanziarie disponibili
a legislazione vigente, gli strumenti metodologico-didattici compensativi e
dispensativi ritenuti più idonei. 2. Nel diploma finale rilasciato al termine
degli esami non viene fatta menzione delle modalità di svolgimento e della
differenziazione delle prove."
Il referente ASP per la dislessia,
dott.ssa M. Laudani, si è soffermata sulla dislessia e il disagio psicologico:
"È frequente che le
difficoltà specifiche di apprendimento non vengano individuate precocemente e
che il bambino sia costretto a vivere una serie di insuccessi a catena senza che
se ne riesca a comprendere il motivo. Quasi sempre, i risultati insoddisfacenti
in ambito scolastico vengono attribuiti allo scarso impegno, al disinteresse
verso le varie attività, alla distrazione. Questi alunni, oltre a sostenere il
peso della propria incapacità, se ne sentono anche responsabili e colpevoli.
L’insuccesso prolungato genera scarsa autostima; dalla mancanza di fiducia nelle
proprie possibilità scaturisce un disagio psicologico che, nel tempo, può
strutturarsi e dare origine ad una elevata demotivazione all'apprendimento e a
manifestazioni emotivo-affettive particolari quali la forte inibizione,
l’aggressività, gli atteggiamenti istrionici di disturbo alla classe e, in
alcuni casi, la depressione.
Il soggetto con disturbo di apprendimento vive quindi il
proprio problema a tutto tondo e ne rimane imprigionato fino a che non viene
elaborata una diagnosi accurata che permette di fare chiarezza.
Provando a mettersi nei panni di un bambino o di un ragazzo con disturbo
di apprendimento si possono immaginare le esperienze e gli stati d’animo:
- egli si trova a far parte di un contesto (la scuola) nel quale vengono proposte attività per lui troppo complesse e astratte;
- osserva però che la maggior parte dei compagni si inserisce con serenità nelle attività proposte ed ottiene buoni risultati;
- sente su di sé continue sollecitazioni da parte degli adulti (“stai più attento!”, ” Impegnati di più!”, “hai bisogno di esercitarti molto”…);
- si percepisce come incapace e incompetente rispetto ai coetanei;
- inizia a maturare un forte senso di colpa sentendosi responsabile delle proprie difficoltà;
- ritiene che nessuno sia soddisfatto di lui, né gli insegnanti né i genitori;
-
ritiene di non essere all’altezza dei compagni e che questi non lo considerino membro del loro gruppo a meno che non vengano messi in atto comportamenti particolari (ad esempio quello di fare il buffone di classe);
-
per non percepire il proprio disagio, mette in atto meccanismi di difesa che non fanno che aumentare il senso di colpa, come il forte disimpegno (“Non leggo perché non ne ho voglia!”, “Non eseguo il compito perché non mi interessa”…) o l’attacco (aggressività);
- talvolta il disagio è così elevato da annientare il soggetto ponendolo in una condizione emotiva di forte inibizione e chiusura.
In famiglia non si
respira certo un’aria migliore. Per la maggior parte dei genitori la
scuola è importante, è al primo posto nella vita dei bambini e dei ragazzi,
tutto il resto viene dopo e, se la scuola va male, ne sono insoddisfatti e
chiedono al figlio un maggiore impegno. Non di rado si sente dire ai genitori
rispetto alla difficoltà del figlio: “Non me lo aspettavo… mi è sempre sembrato
un bambino intelligente…".
L'ingresso nella scuola elementare ha, in
questi casi, fatto emergere un problema; il bambino non apprende come gli altri,
gli altri sanno già leggere e scrivere, lui invece… Inizia così la storia del
bambino – scolaro, una storia che, in certi casi, ha risvolti davvero
drammatici, non si riesce a comprendere tutta quella serie di “perché” che
permetterebbero di intraprendere percorsi adeguati ed efficaci e si cercano
soluzioni spesso dannose, anche se decise in buona fede. Ecco allora che si
sottopongono i figli ad estenuanti esercizi di recupero pomeridiano, si
elargiscono punizioni (niente più sport, niente più videogiochi…) e, talvolta si
arriva anche a far cambiare scuola al figlio.
Nonostante si parli molto di
questi problemi, c’è ancora scarsa conoscenza e non sempre la diagnosi giunge in
tempi accettabili, cosicché sia il bambino che la famiglia tutta vivono
esperienze frustranti, generatrici di ansia e di un clima affettivo non
certamente favorevole."
A concludere l'insegnante referente del
progetto, dott.ssa M. Barone, che ha spiegato come:
"l'idea di istituire uno sportello per la dislessia sia nata da
un'esigenza della scuola di migliorare la qualità del servizio di istruzione e
formazione di tutti gli alunni, compresi quelli che presentano Disturbi
specifici dell'apprendimento. Si è avvertita l'esigenza di instaurare una
collaborazione tra i docenti, i genitori, i terapisti ed il territorio affinchè
questi alunni possano procedere nel normale sviluppo delle loro capacità e
nell'acquisizione delle competenze previste. Lo sportello per la dislessia sarà
aperto il venerdì di ogni settimana dalle ore 9:00 alle ore 11:00 e ha lo scopo
di prevenire il disagio emotivo, rimuovere gli ostacoli e perseguire il pieno
successo formativo della persona."
Ecco alcuni video, tratti da YouTube, che aiutano il bambino a
sentirsi "speciale" e, soprattutto, aiutano genitori ed insegnanti a non vedere
il bambino come "diverso dagli altri":
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