Meritata pensione per una vita
d’inferno. Esagerata pensione per quarant’anni da “fannullone”.
Leggo e pubblico il post di Lidia
Ravera che trovo su Il Fatto Quotidiano.it
“Quello del deputato o senatore è un lavoro usurante: il fegato si
ingrossa per le colazioni di lavoro. Il muscolo cardiaco si stressa per
l’ansia da poltrona (mi ricandideranno? Ce la farò a stare a galla?).
L’articolazione dell’indice si va deteriorando per l’abuso di votazione
(sempre a pigiare quel pulsante!).
E poi ci sono tutti i viaggi di rappresentanza, e tutti i viaggi per
tornare a casa, e le auto blu che non riesci mai a fare due passi, e le
intercettazioni che non riesci mai a fare due chiacchiere in pace, e
gli anniversari delle stragi che non ci puoi andare se no ti sputano, e
il sesso che se non stai attento finisci su Dagospia, e i regali che se
non li denunci come regali prima o poi qualcuno denuncia te, e la
televisione che se ci vai troppo ti giochi le tonsille a forza di
gridare, ma se ci vai troppo poco non sei nessuno, e l’autostima che
essere considerati dei parassiti abbassa il tasso di… e i libri che non
leggerne è normale ma se non ne scrivi non sei nessuno…Una vita
d’inferno. È naturale che, per andare in pensione, sia sufficiente aver
lavorato 5 anni… O due anni e mezzo? O un anno e tre mesi?” LIDIA
RAVERA. Il Fatto Quotidiano, 9 agosto 2011
Leggo e trascrivo fedelmente e per
intero la lettera firmata, pubblicata sul cartaceo del Sole24Ore di
oggi a pagina 18.
“Quando sono andato in pensione, quasi ventun anni fa, assieme ad un
amico assicuratore ho voluto fare una veloce simulazione. In base ai
fogli paga che avevo rigorosamente conservati, abbiamo sommato,
rivalutandoli anno dopo anno, tutti i contributi a me trattenuti e
versati. A questi abbiamo sommato i corrispondenti contributi che il
datore di lavoro doveva aver versato per mio conto in base alle
aliquote a suo carico e abbiamo determinato il montante finale.
Risultato: se avessi versato tale montante in una polizza assicurativa
avrei ottenuto per il resto della mia vita una rendita vitalizia -
rivalutabile in base al costo futuro della vita - pari a quasi il
doppio della pensione liquidatami a quel tempo dall’Inps, e senza le
limature alle perequazioni ufficiali successivamente deliberate dal
Governo. La verifica ex-post è impietosa anche se inutile”. (Lettera
firmata)
Leggo e capisco che, vicino
ormai alla mia pensione, non dovrò ringraziare nessuno per l’assegno
mensile “vita natural durante”. Questo scaturisce dall’accantonamento
di somme trattenute in otto lustri da “fannullone”. Oggi in Italia, i
vecchi, con i pochi soldi delle pensioni, stanno dando dignità alla
propria famiglia e a quella dei figli precari e senza lavoro. Per
questi ultimi, anche il termine
“pensione” sarà destinato a scomparire. Nei vocabolari di italiano sarà
preceduto da una crocetta, perché arcaico, desueto, obsoleto,
scomparso, defunto!
Giovanni Sicali
giovannisicali@gmail.com