
Veniamo ora al concorso DS, l’errore o meglio la pantagruelica quantità di errori docimologici commessi, lo qualificano come un caso, nello specifico un caso di difficile soluzione. Senza la presenza dell’errore, questo concorso sarebbe stato routine, con la seguente sequenza temporale: emanazione del bando, prova preselettiva, prove scritte e orali, corso di formazione ed infine insediamento nella tanto sospirata ed ambita cattedra da Dirigente Scolastico. Invece no, l’errore rovina tutto, divide gli aspiranti DS in idonei ed esclusi, divide associazioni e sindacati che parteggiano da una parte e dall’altra, divide le opinioni di chi scrive in riviste cartacee o on line di settore. Le soluzioni proposte evidenziano una certa difficoltà risolutiva di fronte al caso-concorso, infatti, c’è chi scrive che il TAR non può sostituirsi alle commissioni, altri evidenziano una teorica delegittimazione dello stesso TAR se dovesse dare la sospensiva agli oltre 7000 docenti che hanno fatto ricorso, altri infine ricorrono alla via dell’insulto perché incapaci di fronteggiare con il ragionamento il problema creatosi ( colpa dell’assuefazione ad imparare le cose a memoria ? ). La presenza dell’errore crea il caso, le procedure consuete si rompono e si deve trovare una soluzione giusta ed equa, evitando la via più semplice del far finta di nulla, del minimizzare, del nascondere il problema. Per risolvere i casi, nella scuola dell’autonomia, non basta la competenza disciplinare, ma sono necessarie elevate capacità di problem solving, ed aggiungo, viste le incresciose contrapposizioni tra idonei ed esclusi, una discreta dose di buona educazione civica e di comprensione dei diritti dell’altro.
Aldo Domenico Ficara
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