Sul precariato
scolastico il nostro è stato il paese del cambiar le carte in tavola a
ogni cambio governo, a ogni variare della direzione del vento, il paese
in cui la politica ha fatto più volte incursioni, un paese di leggine
ad hoc, di abilitazioni riservate, del dividere i precari in fasce per
categorie e sottocategorie, il paese in cui si sono salvaguardati, per
fini elettoralistici, interessi di gruppi di precari a scapito di
altri, il paese delle graduatorie eterne, il paese del precariato
strutturale, funzionale alla politica ( voto di scambio), ai sindacati
tutti ( mercato delle tessere), ai gruppi politici e sindacali di base
e ai coordinamenti cosiddetti antagonisti che usano il precariato solo
per riempire le piazze ( massa di manovra), alle università ( mercato
dei titoli), alle scuole non statali siano esse laiche o
cattoliche ( mercato dei punti in cambio di lavoro semigratis),
agli avvocati per le incongruenze di atti amministrativi con cui si
traducono i diktat della politica ( mercato dei ricorsi); il
precariato docente, a multistrati, oggi è ancora “attenzionato” dalla
politica e dai sindacati, si vuole generare un ulteriore precariato con
un concorso oggi intempestivo costoso quanto inutile che si prospetta
come un nuovo business per tutto il sottobosco che prolifera ad ogni
concorso, quando c'è ancora squilibrio tra domanda e offerta di lavoro,
quando ci sono docenti in graduatoria in lista di attesa da anni, per
mera propaganda e per ignoranza del fenomeno quanto per non supponente
arroganza.
Oggi il tecnico Profumo e tanti soggetti che hanno fiutato il business
propongono di novellare un concorso a cattedre per illudere giovani
laureati e vendere un po’ di fumo, nuovi Dulcamara a vendere nelle
piazze mediatiche elisir di futuro insegnamento e nuova disoccupazione,
questo ministro, cosiddetto tecnico, come i ministri che lo hanno
preceduto, i partiti, i sindacati , certe associazioni politicizzate di
“precari politicanti” ( attivi in rete perché inattivi in
piazza),ebbene essi vogliono un precariato eterno, vogliono una
situazione immutabile in secula seculorum, non vogliono
affrontare in modo radicale e organico i problemi, oscillando a tal
fine tra la proposizione propagandistica di una nuova stagione
concorsuale, esibita come una palingenesi o all’opposto un ritorno
ottuso e regressivo alle vecchie graduatorie permanenti, spacciato come
una soluzione di equità e di giustizia per tutti.
Libero Tassella
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