Con il decreto Brunetta sul Pubblico Impiego infatti tutti i poteri e le connesse responsabilità in capo alla gestione del personale e delle risorse economiche sono di esclusiva pertinenza della dirigenza che ne risponde direttamente e senza intermediazioni.
L’art. 6 del vecchio contratto della scuola che prevedeva una serie di assurdi accordi e di concertazione con la rsu è stato abrogato e in ultima istanza non residuano che compiti di esclusiva informazione.
Eppure si mette in moto una gigantesca macchina elettorale che metterà in ginocchio tutte le 10.000 scuole d’Italia per un mese intero, tra presentazione delle liste, campagna elettorale, seggi elettorali votazioni per tre lunghi giorni e relativo scrutinio.
Perché tutto questo circo barnum? A che cosa serve? A chi giova?
A nessuno se non agli apparati burocratici per contarsi e posizionarsi nella classifica dei sindacati rappresentativi per spartirsi le prebende i distacchi i permessi e le quote versate dagli iscritti e raccolti dal Tesoro come se fosse la cassa dei sindacati. Sindacati che non depositano bilanci che sono esentati da qualsiasi adempimento fiscale e tributario coperti dalla legislazione favorevole che li esenta dal rendicontare da tutto e da tutti. La casta sindacale appunto.
Una notizia positiva giunge dagli ambienti ANP per l’abbandono definitivo della scelta di ripresentare liste gialle nella competizione delle rsu; sia perché la magistratura adita dalla Gilda aveva già bacchettato questo sindacato impedendogli la partecipazione alla competizione, sia perché dopo due tentativi consecutivi abortiti con un clamoroso flop, Rembado ha ripiegato in buon ordine per impedire un terzo collasso che avrebbe messo ko definitivamente il sindacato. Come sia potuta venire in mente un’idea così balzana e autolesionista resta uno dei misteri del sindacalismo italiano.
Queste elezioni sono un falso ideologico, sono una truffa: nemmeno in un Paese del terzo mondo si sognerebbero di considerare la scuola alla stregua di un’officina o di un’autocarrozzeria con capireparto e padroncini dove innestare una finta conflittualità perenne che poi si incentra quasi tutta nella spartizione delle briciole del fondo di istituto.
Un conflitto artificiale per ripartire a pioggia gli spiccioli di euro assegnati alle scuole e ormai ridotti al lumicino presidiando una ridotta ormai desertificata.
E sempre per ribadire la solita vecchia e dannata politica sindacale di impedire qualsiasi merito di cassare qualsiasi valutazione da qualunque parte provenga e di ribadire un ugualitarismo latino americano al ribasso.
Considerare i docenti come se fossero una qualsiasi manovalanza da intruppare è poi un’umiliazione inflitta a una categoria che andrebbe invece considerata una classe di liberi professionisti dediti a un servizio essenziale per il paese da esplicitare con autonomia e responsabilità e da retribuire e contrattualizzare con i parametri dirigenziali per come avviene lella sanità dove tutti i medici sono considerati e inquadrati come dirigenti.
Una categoria da retribuire con le stesse tre tipologie di voci della dirigenze e cioè un tabellare fisso una retribuzione di posizione e una retribuzione di risultato; un modo moderno di valorizzarne la professionalità.
Ma i docenti che rilasciano delega ai sindacati generalisti si sentono dei professionisti? Questo è il punto.
Preside Salvatore Indelicato