A osservare come sono andate e vanno le cose la risposta non può che essere negativa. In effetti i dettami dello Statuto siciliano vengono spesso accantonati in favore delle direttive che arrivano da Roma, una consuetudine che raramente ha consentito l’applicazione della Carta siciliana. A istituire la festività – tutta siciliana – è stata la giunta regionale guidata da Raffaele Lombardo. Una festa che “non dovrà e non potrà essere solo una giornata di vacanza – dice il governatore – ma l’occasione per approfondire con confronti e dibattiti una realtà giuridica, istituzionale e storica, di cui purtroppo i siciliani spesso si dimenticano”.
Il presidente Lombardo richiama una recente indagine in cui risulta che “la percentuale dei giovani che conosce il reale valore dell’Autonomia è molto bassa, dobbiamo superare questa lacuna anche perché in vista del federalismo – conclude – è necessario sfruttare questa risorsa e farla pesare nel confronto con le altre regioni italiane”.
Le ultime vicende della politica regionale, con le impugnative del Commissario dello Stato alle norme finanziarie varate dall’Assemblea regionale siciliana, hanno riacceso il dibattito sull’Autonomia. Per Lombardo, infatti, “non è più tollerabile che noi, per distrazione o per atteggiamenti da succubi, subiamo una condizione che, nonostante il nostro statuto speciale, è molto peggiore delle regioni a statuto ordinario. Da noi il commissario dello Stato può impugnare le leggi nei cinque giorni successivi all’invio delle stesse al suo ufficio e noi, in base all’impugnativa, non le pubblichiamo non rendendole efficaci. E’ come se non le avessimo fatte. Si tratta di una limitazione dell’autonomia legislativa della nostra assemblea. Questo ci pone in una condizione di subalternità rispetto al commissario e soprattutto in uno stato di minorità rispetto alle regioni a statuto ordinario. Queste fanno le leggi e le pubblicano e solo dopo il governo può impugnarle, non facendo perdere l’efficacia, fin quando non si pronuncia la Corte Costituzionale.
Ma più in generale, lo Statuto siciliano dovrà essere visto come un investimento per il futuro. Anche in vista dell’evoluzione “federalista” prevista per il nostro Paese.
Dobbiamo accettare il Federalismo ma per attuarlo correttamente è necessaria un’eguaglianza di partenza. Tema ancora più delicato per la crisi finanziaria internazionale. Puntando sui principi sanciti nello Statuto autonomista, in Sicilia si deve puntare a favorire la crescita economica, perché quanto avvenuto in questi ultimi anni, con dati sconfortanti soprattutto riguardo ai giovani e al loro ingresso nel mondo del lavoro, è proprio figlio della bassa crescita economica. E sempre più rilevante e qualificante, sarà dunque, il rapporto tra la Sicilia e l’Europa, per un utilizzo virtuoso e strategico delle risorse che proprio l’Unione Europea mette a disposizione del nostro territorio e della nostra società.