È tempo di
test per l'ammissione all'università e, a poco più di un mese dalla
maturità, una nuova prova attende molti giovani italiani. Diversi
studenti lasciano le proprie città per trovare di meglio, per puntare
all’eccellenza e anche per sfuggire al clima che respira da sempre. Una
piccola parte dei ragazzi è convinta della strada da percorrere senza
aver dubbio alcuno sulla scelta fatta. Altri desiderano frequentare
certe facoltà per una questione di status e di prestigio, tanto che c’è
chi considera già l’iscrizione come un grandissimo successo. Poi ci
sono coloro che ritengono la facoltà scelta come la sola strada per
ottenere un buon lavoro, chi spera che almeno l’ambiente universitario
sia un luogo di divertimento e chi parte già con l’idea che perderà
tempo.
Una volta che si decide per l’università bisogna poi capire quale sia
il percorso di studi più adatto e qui comincia il giro delle
consultazioni, spesso con risposte l’una diversa dall’altra, tutte ben
motivate e che in media finiscono tutte con la frase “comunque io non
ti voglio influenzare, tu sei grande, tocca a te scegliere”! Chi entra
dunque in gioco? Pesano i consigli degli amici e le aspettative e i
suggerimenti di mamma e papà.
Al terzo posto si piazza un calcolo ragionato sulla situazione del
mercato del lavoro, poi l’elemento dell’interesse verso una particolare
facoltà e le proprie propensioni. Con i numeri, le tabelle, i calcoli
potremmo continuare, ma sappiamo bene che ciò che conta è altro, e
spesso i ragazzi al momento di una scelta tale si trovano a naufragare
in mezzo a tutti questi discorsi.
Cosa manca allora? È evidente che in tutto questo non c’è il cuore! Non
si parla della passione per la vita e per lo studio; non ci sono i
sogni e i desideri; dov’è la voglia di essere da grande questo o
quello?
Non solo! Ci vuole pure un richiamo reale alla vita dell’universitario,
magari dicendo con coraggio e chiarezza che saranno anni belli ed
impegnativi, con relazioni intense con i colleghi studenti e con gli
insegnanti, con scoperte arricchenti nello studio attento e critico
delle materie. Tutto questo è vero anche per i tanti che oggi
tendono a vedere soprattutto quello che non va. Ci si lasci dunque
provocare dalla curiosità di conoscere nuove cose, persone, luoghi,
culture, idee, scoperte scientifiche, relazioni speciali, contenuti
inaspettati; ci si lasci ancora condurre dalla sana paura di iniziare
qualcosa di nuovo che è proprio il cuore a cercare; ci si lasci aiutare
nella scelta da chi ci vuole bene, ma soprattutto cerca il nostro bene
e ci sta accanto costantemente rispettando la nostra libertà.
Infine c’è ancora un gradino, qualcosa che slancia verso l’alto e fa
prendere il largo, qualcosa da un milione di euro e molto più: mettere
il cuore nella scelta della vita universitaria significa confrontarsi
anche con i desideri più grandi e profondi della persona. Si può così
trovare una direzione nuova lungo la quale cercare il senso della vita
e quindi dei percorsi di vita autentici o meglio dei passaggi
essenziali verso la ricerca onesta del senso della vita e della
felicità.
Se la chiave sta qui, si tratta di cercare in questa direzione; e
allora, coraggio e buona ricerca!
Marco Pappalardo
marcopappalardo01@gmail.com