Un intenso, scavato Mariano Rigillo, una struggente Anna Teresa
Rossini, guidati dall’incisiva regia di Giuseppe Dipasquale. Dopo il
vivo successo riscosso in prima nazionale al "Mercadante" di Napoli,
approda nel capoluogo etneo “Erano tutti miei figli”, nuovo
allestimento del capolavoro di Arthur Miller, che ha conquistato il
pubblico partenopeo per la superba prova degli interpreti e
l’innovativa concezione registica e scenica, mirata ad esaltare un
dramma di grande attualità, che punta il dito contro la
spregiudicatezza e la corruzione del sistema economico. Un testo che
lascia il segno, proposto nella traduzione di Masolino D’Amico e messo
in scena da Giuseppe Dipasquale, direttore del Teatro Stabile di
Catania, che produce l’allestimento in sinergia con Doppiaeffe
Production s.r.l. Compagnia di Prosa.
Lo spettacolo sarà in scena al Teatro Verga di Catania dal 3 al 19
maggio. Protagonisti due grandi nomi del panorama teatrale italiano:
Mariano Rigillo nel ruolo del magnate Joe Keller e Anna Teresa Rossini
in quello della moglie Kate. Accanto a loro un cast di qualità
che annovera Ruben Rigillo, Silvia Siravo e ancora Filippo
Brazzaventre, Barbara Gallo, Enzo Gambino, Annalisa Canfora, Giorgio
Musumeci Le scene sono di Antonio Fiorentino; i costumi di Silvia
Polidori; le luci di Franco Buzzanca.
«Nella prodigiosa struttura della pièce – evidenzia Giuseppe Dipasquale
– convivono allegoria e stringente concretezza. Un dramma familiare si
fa paradigma dei traumi che travagliano ancora oggi la società
postindustriale. Un tono esteriore da “conversazione galante” rende
anzi più inquietante la logica spietata su cui si fonda una ricchezza
accumulata senza scrupoli, frutto di ciniche equazioni tra guadagno e
disonestà, successo e frode, illegalità e menzogna. A prevalere è il
modello della società di massa, la ricerca acritica di un benessere
solo economico, inconsapevole o peggio incurante di conseguenze
funeste. Laddove l’errore di un padre diventa incarnazione di un
sistema perverso che minaccia i figli di tutti».
Pubblicato nel 1947, “Erano tutti miei figli” (All my Sons) è il primo
grande successo teatrale di Arthur Miller, titolo di svolta della
carriera dello scrittore americano,che precede il noto "Morte di un
commesso viaggiatore" (Death of a Salesman) del 1949, entrambi adattati
per il grande schermo, come "Uno sguardo dal ponte" e altre
sceneggiature del drammaturgo statunitense.
Come tutti i veri capolavori – dichiara Mariano Rigillo –"Erano
tutti miei figli" conserva un’attualità costante. Scritto
immediatamente dopo la seconda guerra mondiale, ha un riferimento molto
preciso a quell’epoca, ma la corruzione, la spregiudicatezza e il
cinismo del magnate dell’industria di cui parla possiamo ritrovarli
facilmente anche oggi».
Il dramma è incentrato sulla figura dell’imprenditore Joe Keller, che
durante la seconda guerra mondiale, da poco terminata, non ha esitato a
trarre profitti dalla vendita di pezzi “difettosi” all’aeronautica
militare: una colpa grave, costata la vita a ben 21 piloti. Ma Keller è
riuscita a farla franca, solo il socio marcisce in galera. Intanto la
sua famiglia fa i conti da tre anni con il dramma della scomparsa in
guerra di un figlio mai ritrovato. Mentre la madre è chiusa
nell'illusione che il primogenito tornerà, sarà la giovane a cui era
fidanzato - e della quale è ora innamorato il fratello del disperso - a
far emergere le contraddizioni nella vicenda e a svelare i misfatti
abilmente celati dal cinico industriale.
Catania, Teatro Verga, dal 3 al 19 maggio 2013