È stato pubblicato
sul sito MIUR il rapporto sulle Università telematiche redatto
dalla commissione di studio istituita con DM 429 del 3 giugno 2013 al
fine di studiare la questione e proporre degli interventi.
La Commissione di studio è composta dai professori Stefano Liebman
(Università Bocconi), Marco Mancini (Università della Tuscia–Viterbo e
Presidente CRUI fino al 4.8.2013) e dalla dott. Marcella Gargano, Vice
Capo di Gabinetto del Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca
scientifica.
La relazione è molto completa, inizia con un “excursus
normativo”, descrive poi la situazione attuale in termini di
Atenei operanti, corsi di laurea istituiti, studenti iscritti
evidenziando le numerose criticità esistenti, e si spinge fino alla
proposte di intervento per il miglioramento del sistema. La parte
relativa all’excursus normativo evidenzia come le norme esistenti
in materia non derivino da un intervento di sistema, organico e
meditato, ma seguano un percorso, a partire dal 2002, articolato,
farraginoso e talvolta contraddittorio, sia per quanto attiene
l’istituzione e l’accreditamento delle istituzioni, sia per l’aspetto
relativo ai finanziamenti.
Per quanto riguarda la situazione attuale emerge chiaramente l’elevato
numero di corsi di studio recentemente istituiti in questo periodo di
forte contrazione dell’offerta formativa, senza rispettare i
parametri richiesti agli altri Atenei, siano essi statali o non
statali, e grazie a pronunciamenti della magistratura amministrativa
che si sono opposti ai dinieghi di accreditamento di ANVUR.
La relazione evidenzia l’importante ruolo del CUN nella predisposizione
di tale analisi, e delle proposte ivi contenute grazie al dossier
prodotto sulle telematiche e consegnato al Ministero nonché ai
rilievi espressi nei diversi pareri che riguardavano le
università telematiche.
Le principali criticità rilevate sono state connesse al dato che
“l’intero fenomeno della nascita e dell’improvvisa proliferazione delle
Università telematiche è caratterizzato da una convulsa produzione
legislativa iniziata nel 2002 (con la c. d. “legge finanziaria 2003),
cui ha fatto seguito una sovrapposizione di fonti normative di diversa
provenienza (sovranazionale, di legislazione primaria, di legislazione
secondaria), nelle quali si intrecciano due elementi eterogenei e di
differente portata sistemica: la verifica dei requisiti necessari per
l’accreditamento dei corsi di studio a distanza abilitati al rilascio
di un titolo di studio, da un lato, e l’individuazione dei criteri di
ripartizione dei finanziamenti pubblici in favore delle stesse
Università telematiche, dall’altro, là ove dette Università abbiano
acquisito lo status di Università non-statali a tutti gli effetti”. In
particolare, si sottolineano la scarsa o quasi nulla attività di
ricerca nella gran parte di queste università, le molteplici disparità
di trattamento fra istituzioni universitarie tradizionali ed Università
telematiche in merito all’approvazione degli ordinamenti di studio, le
gravissime carenze di personale docente e il massiccio ricorso alla
figura del ricercatore a tempo determinato, le violazioni allo stato
giuridico della docenza universitaria con comportamenti vessatori e
intimidatori.
Riteniamo interessanti le proposte di interventi per il miglioramento
del sistema che possiamo così sintetizzare:
. rendere omogenea la disciplina relativa alle università telematiche
rispetto a quella vigente per l’intero sistema;
. garantire la qualità dell’offerta formativa, anche soddisfacendo gli
requisiti quantitativi di personale docente a tempo indeterminato
previsti per gli altri Atenei
. introdurre l’obbligo per il personale docente di svolgere attività di
ricerca e assegnare i finanziamenti anche in funzione dell’attività di
ricerca svolta
. sottoporre l’istituzione dei corsi ai comitati regionali di
coordinamento
. riordinare la normativa esistente e predisporre un regolamento
generale
Auspichiamo che questi interventi vengano attuati al più presto, è
necessario che anche le Università telematiche rispondano a criteri di
qualità per non diminuire la qualità del sistema universitario,
distraendo fondi da atenei tradizionali, e per non ingannare gli
studenti fornendo titoli non sempre adeguati e spendibili. Crediamo
anche che una migliore e più efficace regolazione di questi atenei sia
uno strumento necessario e ineludibile alla loro qualificazione, nonché
al progressivo miglioramento della loro attività di didattica e di
ricerca.
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