Vediamo alcuni di questi errori.
1-Una collega è andata in pensione nel 2011 senza aver mai avuto
l’inquadramento a dirigente, che è stato fatto nel 2002, dopo il primo
contratto; veniva pagata come se fosse ancora una direttrice didattica,
anche se le davano, bontà loro, gli aumenti contrattuali.
Per fortuna, al momento di predisporre i documenti per la pensione, la
RTS si è accorto dell’errore e ha provveduto a fare l’inquadramento e a
liquidare tutti gli arretrati, a partire dal 2002; per fortuna della
collega, non ha tenuto conto del termine di prescrizione di 5 anni.
2-Un collega, vincitore del concorso riservato del 2007, è andato in
pensione nel 2012 senza che gli venisse corrisposto l’assegno ad
personam, la retribuzione di posizione/quota variabile e la
retribuzione di risultato; praticamente, l’USR se l’era dimenticato e
gli venivano corrisposte solo le voci retributive di livello nazionale:
stipendio tabellare, retribuzione di posizione/quota fissa e indennità
di vacanza contrattuale.
La situazione è stata sanata dall’USR recentemente; stiamo controllando
le carte e soprattutto stiamo lavorando perché venga adeguata la
pensione.
Si potrebbe dire che questi sono casi-limite, ma ci sono anche
situazioni che riguardano molti dirigenti, errori pesanti nella
corresponsione sia della retribuzione di posizione variabile che nella
retribuzione di risultato.
1-A diversi colleghi della Campania, sono stati corrisposti dai 100 ai
250 euro mensili in meno di retribuzione di posizione/quota variabile;
a volte sono stati pagati con una fascia inferiore (Terza anziché
seconda), a volte semplicemente con importi errati, non previsti dal
contratto regionale, si potrebbe dire del tutto inventati dalla
creatività della burocrazia, non sappiamo se del MIUR o del MEF.
In questa direzione, il culmine del
culmine è stato raggiunto da una dirigente scolastica a cui è stata
corrisposta per diversi anni e almeno fino a gennaio la RETRIBUZIONE DI
RISCHIO E POSIZIONE DIR. VVF al posto della retribuzione di posizione
variabile, per di più con un importo inferiore al dovuto; la scoperta
l’abbiamo fatta recentemente, per cui non abbiamo ancora avuto modo di
avvertirla che per il MEF lei di mestiere non fa il dirigente
scolastico, ma il pompiere.
4-Il pagamento della retribuzione di risultato è un autentico happening
un po’ in tutte le regioni, gli importi sono ballerini, in alcune si
paga mensilmente ed in altre annualmente e magari il contratto
regionale dice esattamente il contrario di quanto viene fatto; possiamo
affermare senza tema di smentita che quasi tutti i dirigenti scolastici
italiani non sono in grado di giudicare se la retribuzione di risultato
viene loro pagata in modo corretto o in modo sbagliato.
Certo, un campanello d’allarme dovrebbe però suonare se, come successo
ad alcuni dirigenti scolastici della Sicilia, per diversi anni la loro
retribuzione di risultato si è aggirata sui 15 euro al mese (Circa 200
euro annui); va bene che i quaranta o i cinquanta mila euro all’anno
dei dirigenti amministrativi i dirigenti scolastici se li sognano, ma
anche per loro 200 euro all’anno sono un po’ pochi.
Ripetiamo: quanto appena detto è
successo a diversi dirigenti scolastici della Sicilia, ma non se ne
sono accorti.
Il vero punto della questione è proprio questo: gran parte dei dirigenti scolastici non
hanno idea di come sia articolato il loro stipendio, di quali siano le
voci e quale sia il loro importo, non sanno cioè “leggere” il loro
cedolino; non parliamo qui della differenza tra lordo e netto,
della giungla di ritenute, tasse e detrazioni che rendono veramente
difficile capirci qualche cosa, ma del semplice controllo degli importi
lordi delle voci (Da quattro a sei) che compongono lo stipendio mensile
e che si trovano naturalmente nel cedolino.
Di conseguenza, se vengono pagati meno
del dovuto, anche per anni, non se ne accorgono; per loro, veramente il
denaro è lo sterco del diavolo, l’abbiamo detto più volte e continuiamo
a ripeterlo.