La scuola
partenopea ha l’occasione storica di porsi e di assumersi la
responsabilità di intervenire sul problema della legalità a Napoli
proprio ora sull’onda dell’emozione provocata dai fatti del rione
Traiano.
I presidi napoletani in particolare se vogliono contribuire al
dibattito nazionale sulla legalità a Napoli intervengano senza pudore e
senza veli entrando però nel merito e magari aprendo la piaga ora e
dicano la loro. Si può a Napoli sperare che lo Stato comprendendo nello
Stato la scuola napoletana con i suoi docenti e i suoi presidi esprima
quello scatto di orgoglio che serva ad invertire una tendenza di
illegalità diffusa e corrosiva di tutto il tessuto sociale?
I giornali hanno riportato notizie allucinanti tipo quello che la gente
gridava al corteo funebre del giovane Davide Bifolco ucciso perché non
si era fermato al posto di blocco con il motorino alle 2 di notte e con
tre amici a bordo senza documenti e senza casco: «La camorra ti
protegge, lo Stato ti uccide».
Si percepisce in questi quartieri della città una carica antistato
diffusa nella cultura popolare Luigi Bobbio, per anni pm anticamorra a
Napoli, poi senatore e sindaco di Castellammare di Stabia (Napoli),
oggi giudice al Tribunale civile di Nocera Inferiore (Salerno) posta su
facebook un giudizio severo asserendo che il carabiniere «è la sola è
unica vittima di quanto è accaduto, vittima del suo senso del dovere e
del fatto di essere chiamato a operare in una realtà schifosa la cui
mentalità delinquenziale e la inclinazione a vivere violando ogni
regola possibile è la normalità …giustificazionismo, buonismo,
perdonismo e pietà non solo non servono a niente ma aggravano il male.
A 17 anni si è uomini fatti e gli uomini sono responsabili delle loro
scelte, delle loro azioni, dei loro stili di vita …quello che a me
interessa è che un bravo ragazzo in divisa stia bene e non abbia
riportato danni nel fare il suo dovere inseguendo con i colleghi, di
notte, tre teppisti su un ciclomotore, senza caschi, uno dei quali era
evaso dagli arresti domiciliari e che avevano forzato un posto di
blocco e comunque non si erano fermati all'alt facendosi inseguire a
folle velocità …il fatto che sbandati come loro, parenti e non del
morto, vogliano giustificarli mostrando di ritenere normale la loro
condotta che evidentemente ritengono normale mi fa solo disgusto».
Queste le parole di un magistrato in trincea con il quale non si può
non essere d’accordo.
E ancor di più «i disordini di piazza, le sommosse di teppisti e
familiari che bruciano auto della polizia per vendicare uno di loro
sono folli e inammissibili e vanno represse con durezza». Secondo
Bobbio «il problema non è nella vicenda in sè ma piuttosto in quella
ignobile gazzarra che sta percorrendo le strade del rione Traiano. È
quella gente, la sua insofferenza alle regole, la sua cultura del
disordine la causa e l'origine di episodi come quello in questione».
Altrettanto dure e indignate le reazioni delle forze dell’ordine :
«Mettetevela voi la divisa. Andateci voi al "Bronx" di San Giovanni a
Teduccio a fare i posti di blocco. Fermateli voi i pregiudicati a
piazza Garibaldi alle quattro del mattino. Mentre voi ogni sera ve ne
tornate a casa sereni a coccolare mogli e figli, quando ve ne andate
sereni a letto a dormire, provate a pensare a noi. A quello che
facciamo, quando il cuore ci batte a tremila. Pensateci e poi magari ne
riparliamo. Anzi, giacché ci siamo: dite a Caldoro e a de Magistris di
venirsene a stare una notte insieme a noi. Loro che sono bravissimi
nell'esprimere i sentimenti di lutto quando muore un ragazzo al Rione
Traiano, ma mai pronti a spendere una sola parola per noi, che essendo
servitori delle forze dell'ordine siamo anche servitori dello Stato».
«Siamo qua. Mentre qualche alto magistrato della Procura si gode ancora
le ferie, beato lui - si sfoga Matteo, 24 anni, da tre in forza
all'Arma, prima destinazione l'inferno, leggi Napoli - io invece sono
qua con i miei colleghi a rispettare i turni per il Radiomobile.
L'altra notte è toccato al mio amico, ma al posto suo avrei potuto
esserci io».
Su facebook ho trovato un post della preside Daniela Salzano impegnata
nella cultura alla legalità a Napoli che riporto: "La parte di
chi educa i figli al senso civico, al rispetto della polis, al senso di
comunità; la parte di chi attraversa certe fette della città con il
cuore in gola perché non sa che cosa può succedergli ma le attraversa
lo stesso perché qui ha scelto di restare, nonostante tutto; la parte
di chi aspetta alla pensilina un pullman o un treno che neanche a
Bophal funzionano così. La parte di chi non cerca certificati medici a
buon mercato per giustificare assenze inesistenti, ma che considera il
lavoro una religione laica, che rispetta gli orari, che chiede
permesso, che dice buongiorno, che lascia una donna passare prima. La
parte di chi non ha nulla a che fare con le urla ossessive della gente
che al Rione Traiano ha urlato “Assassini in divisa” o “Lo Stato
uccide, la camorra ci difende”. Possiamo provare a capire il dolore di
una mamma e di un quartiere ma non solidarizziamo con coloro che hanno
fatto della illegalità la ragione di vita, che non denunciano mai un
abuso della camorra ma che sono pronti a distruggere auto e simboli
dello Stato di fronte a un errore gravissimo, come quello del
carabiniere."
Prima che del carabiniere di pochi anni più vecchio che ha sparato
uccidendolo, Davide Bifolco, il 17enne ammazzato a Napoli mentre
fuggiva dalle forze dell'ordine, è vittima della sua città. Dove è
normale andare in tre in motorino, come andava Davide alle 2.30 del
mattino, è nelle cose girare senza casco e viaggiare sulla sella di un
latitante e a fianco di un pregiudicato. Dove forzare un posto di
blocco viene ritenuto prassi se non una prova di coraggio e virilità.
Napoli è una città che vive al di fuori della legge, i cui abitanti,
anche quelli che non sono criminali, tengono abitualmente comportamenti
che in altre parti d'Italia non sono tollerati. Peggio, spesso non sono
subiti con fastidio ma accettati con compiacenza come un tratto
caratteristico della città, un qualcosa di pittoresco da fare con
orgoglio. L'indagine chiarirà se il carabiniere è un assassino, di
certo Davide è vittima anche della Napoli che lo piange e lo descrive
come il bravo ragazzo che, probabilmente, non era.
Sono poche comunque le prese di posizione nel mondo della scuola
napoletana. E’ giunto il momento di cambiare registro. Non servono a
niente i progetti sulla legalità perché sono soldi buttati al vento se
non determinano una nuova consapevolezza e una presa di posizione
collettiva. Cosa ne pensa l’USR di Napoli? Cosa ne pensano le
istituzioni culturali e le centrali educative partenopee?
Noi stiamo dalla parte delle forze dell’ordine e dalla parte del
magistrato Bobbio senza se e senza ma.
Salvatore
Indelicato, s.indelicato@libero.it
Vice Pres. ASASI Associazione Scuole
Sicilia
Cell 330365449