Riparte il
carrozzone della scuola. Porta di tutto. Lo scenario di
questi giorni è caratterizzato da immissioni in ruolo e dal "balletto"
degli incarichi annuali. Una serie di novità stanno, in queste ore,
imperversando sul mondo scuola. A "stravolgerne " i connotati la
riforma della scuola proposta dal governo Renzi, un vero
"ciclone" pronto a cambiare tutto l'assetto scolastico.
Molti
docenti in occasione della riforma speravano in una
"rivisitazione" delle quote di riserve e della "legge 104". Uno di quei
temi che da anni sta alimentando accese discussioni nel comparto
scuola.
Puntualmente, anche quest'anno, in occasione delle
convocazioni, non sono mancate polemiche in merito al numero
delle riserve immesse in ruolo, per meglio intenderci si tratta (anche)
di coloro che sono in possesso di una certa percentuale di invalidità.
Il più delle volte i riservisti godono anche della "legge 104", la
norma che consente l'assegnazione di incarichi vicini al luogo di
residenza per chi è invalido o ha a carico congiunti in situazione di
bisogno. Un beneficio, dunque, che permette di "scalare" le vette della
classifica ed avere la precedenza rispetto a coloro che si trovano tra
i primi posti della graduatoria. A suscitare "l'ira funesta" di alcuni
docenti è stato il fatto che, in certe classi di concorso, sia stato
destinato ai riservisti il 50% dei posti per le immissioni in ruolo.
Qualcuno dice troppi! Ma legge in materia di riserve parla chiaro dice
che "a tale personale va attribuito fino ad un massimo del 50% dei
posti destinati alle nomine in ruolo" (il che significa che non
obbligatoriamente deve andare il 50%).
Insomma, a restare
penalizzati molti precari storici. Molti dei quali si sono visti
soffiare il posto sotto al naso. E' il caso di un professore delle
scuole medie, ultra sessantenne che, ancora non riesce a passare di
ruolo poiché ogni anno viene superato da un riservista. "Forse a
settant'anni passerò di ruolo - dice il professore - "Sarebbe opportuno
a
questo punto pensare ad una graduatoria nazionale che possa dare,
anche a chi non ha la riserva, la possibilità di passare di ruolo prima
che compia i 70 anni".
Sono parole di rabbia dettate da un
sistema forse sbagliato che va a discapito di chi per anni ha
fatto sacrifici ed ha accumulato punti su punti e poi si vede superato
da chi non ne ha nemmeno la metà, con tutto il rispetto per chi è
veramente affetto da patologia.
Certo desta sospetto che in Calabria un
gran numero di docenti sia in possesso di riserva con beneficio della
"legge 104", ma nonostante le varie denunce l'elenco
continua ad essere esageratamente lungo, e a crescere. Qualcuno
li chiama "intoccabili" perché lo Stato non ha nulla da perder con
loro, poiché non ci rimette di tasca propria.
Intanto, Reggio Calabria
ottiene il primato di insegnanti invalidi, rispetto alle altre
province.
E' vero che le file delle graduatorie si ingrossano sempre
più e, i tempi d'attesa diventano sempre più lunghi. Per cui, si è
quasi "costretti" a ricorrere all'"escamotage" dell'invalidità.
Paradossale il caso dei professori di Educazione fisica della provincia
di Cosenza, un gran numero di loro, è in possesso di
riserva. Assieme ai docenti di Lettere risultano le classi
di concorso dove converge il maggior numero di invalidi che, il più
delle volte, insegnano anche sostegno. Come ancora paradossale è il
caso di tanti prof riservisti che danno assistenza al familiare
invalido, ed ogni anno, puntualmente, riescono a conquistare le nomine
grazie a questo beneficio, a discapito dei primi in graduatoria.
Insomma, come si suol dire "fatta la legge trovato l'inganno".
Alla
luce dei fatti, pare che si continui ancora ad "abusare" di questo
privilegio. Tra i tanti casi anomali che si registrano, pare che,
addirittura, una prof di Lettere, collocata a metà della graduatoria,
sia stata immessa in ruolo con un'invalidità del 100% . Il che sarebbe
davvero assurdo. Come stupisce il racconto di un prof che asserisce
che, in occasione delle convocazioni, una docente riservista affetta da
ipertensione, tra le tante sedi disponibili, abbia scelto la sede
di montagna e, quindi abbia preferito andare oltre i 1.200 metri
di altezza.
E ancora, si annovera il caso di un' altra
riservista con annessa "legge 104", cui va il diritto di priorità nella
scelta della sede, che, intanto, ha preferito andare a 80 km di
distanza, rinunciando al posto vicino casa.
Queste solo alcune storie.
Dunque, sarebbe il caso di dire, un privilegio che viene usato a
convenienza dai "malati
immaginari", ma che lascia l'amaro in bocca
agli onesti.
Adele Sammarro