Giocare per imparare a vivere. Il valore del gioco nell’infanzia
domenica 29 maggio 2016, ore 11.30
Pistoia, piazza del Duomo euro 3.00
In uno studio durato trent’anni è
emerso che gli adolescenti che nell’infanzia hanno giocato molto,
all’aperto e spontaneamente, sono, in media, meno ansiosi e depressi,
più intraprendenti e sereni dei coetanei che hanno giocato poco e
trascorso molto tempo davanti al video. Sanno creare le condizioni per
divertirsi senza dover ricorrere all’alcol o droghe per provare
piacere. La ragione di questo divario è insita nella natura del gioco
infantile, un’attività complessa che origina dal bambino stesso e che
risponde alle esigenze della crescita. I giochi di movimento all’aperto
stimolano il metabolismo e la crescita della corteccia cerebrale.
Giocando i bambini acquisiscono abilità fisiche e sociali che generano
sicurezza, imparano ad affrontare gli imprevisti, gestire la paura ed
esercitare l’autocontrollo. Si sentono bene, il che rappresenta una
forma di terapia naturale che consente loro di non perdere la fiducia
in se stessi di fronte alle normali difficoltà della vita.
Anna Oliverio Ferraris,
psicologa e psicoterapeuta, dal 1980 ha ricoperto la cattedra di
Psicologia dello sviluppo all’Università La Sapienza di Roma. È autrice
di saggi, articoli scientifici e testi scolatici sui temi dello
sviluppo normale e patologico, dell’educazione, della famiglia, della
scuola, della comunicazione, del rapporto con i media. È stata membro
della Consulta Qualità della Rai e del Comitato Nazionale per la
Bioetica. Scrive su La scuola dell’infanzia, Vita scolastica, Prometeo
e dirige la rivista degli psicologi italiani Psicologia contemporanea.
Tra le sue pubblicazioni: La
sindrome Lolita (2008), Tuo
figlio e il sesso (2015), Pronti
per il mondo (2015) per Rizzoli; A piedi nudi nel verde (con
Albertina Oliverio, 2011), Conta su
di me. Relazioni per crescere (2014) per Giunti; Più forti delle avversità (con
Alberto Oliverio, Bollati Boringhieri, 2014); La donna che scambiò suo marito per un
gatto (Piemme, 2015).
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