
Molti ragazzi nulla sanno di Falcone se non che è morto ammazzato dalla mafia, neppure hanno mai letto il suo “Cose di cosa nostra” che pure li aiuterebbe, e parecchio, a capire tanti aspetti della cultura che li riguarda. Che tipo di contributo ci si aspetta da questi ragazzi in una giornata simile se non l’adesione acritica e immotivata ai rituali di una nebulosa rievocazione? E può tramandarsi qualunque memoria privata di senso, di cultura, di urgenza morale?
Nessuna ennesima improvvisata pantomima della legalità potrà mai colmare il vuoto materiale di idee e d’impegno, così come nessuna fragilità di quei giovani sarà mai al riparo dalle imboscate puntuali della realtà quotidiana. E quei docenti che s’infiorano di microfoni e retorica, quei docenti che indispettiti o eccitati come talebani pretendono dai ragazzi il silenzio e l’attenzione dandogli dei “mafiosi”, bene farebbero a chiedersi, loro per primi, se sanno davvero meritarseli, il silenzio e l’attenzione.
Se siano mai stati all’altezza della funzione educativa che, sulla carta, ricoprono; e se non sia più dignitoso ogni tanto tacere, e interrogarsi, anziché fare i gazzettieri presenzialisti del nulla.
Filippo Martorana